Devo essere drammaticamente sincera. E per farlo devo cominciare con la fisiologia. Un bambino di 5 mesi ha appena iniziato a poter stare un po' seduto se sorretto da guanciali, afferra qualche oggetto con le mani avendo ancora il riflesso di prensione abbastanza attivo. Sa benissimo qual è la sua mamma: ne riconosce la voce (come sanno le mamme che lo lasciano con la nonna e magari parlano nella stanza accanto: il bimbo sente la loro voce e piange), il sapore e l'odore (come sanno tutte le mamme che prendono in braccio un neonato urlante), la presenza (come sanno le mamme che aspettano che i bimbi si addormentino per fare pipì e debbono correre tirandosi su i pantaloni di corsa perché i bimbi medesimi si svegliano subito) e il viso (il sorriso che fanno quando la guardano è icona d'amore). Sì, il bambino: ricominciamo da lui, dai suoi bisogni. Innanzi tutto il bambino ha bisogno di presenza, ma non di una persona a caso. Necessita di quelle mani: quelle che lo toccano quando è sporco, lo lavano quando fa il bagnetto, lo massaggiano quando lo vestono, lo trattengono quando sta per accasciarsi giù dalla ancora spesso incerta posizione seduta, lo accompagnano al sonno mentre poppano (al seno o succhiano al biberon, non importa: il neonato vuole addormentarsi guardando occhi negli occhi chi si prende cura di lui), gli danno le prime bricioline di biscotto o pane, gli fanno ciucciare le prime golosità saporite e lo tengono in braccio. È nella figura materna che il bambino ripone tutta la sua fiducia: come un marziano caduto con la sua astronave da mondi lontani, il neonato non sa nulla di quello che gli accade e non capisce cosa gli succede: ogni suo disagio è doloroso. Potrebbe essere mal di pancia, prurito, noia, fame... lui sa che prova dolore.
E che è intenso. Mostruoso. E che probabilmente non finirà mai. L'unica assicurazione sulla vita che possiede di serie, è il pianto: il mezzo per comunicare più efficace che esista e capace di mettere in stato di agitazione un plotone di zie, tate, nonne, sorelle maggiori e malcapitati. Lui strilla perchè la fisiologia vuole questo. Da millenni a questa parte, da est a ovest, dal deserto alla foresta, dalla campagna alla città, dall'Africa all'Oceania, indipendentemente dal colore della pelle, degli occhi e dalla religione professata nel paese nativo, l'unico mezzo per comunicare è quello. Lui non sa dove si trova. Con chi è. Se è solo. Se non lo è perché mamma è a far pipì, a girare il riso, a mungere una mucca o al lavoro: lui sa di cosa ha bisogno. La mamma. Quell'odore. Quel sapore. Quel viso. Quella voce. Lui cerca relazione, cerca parole, cerca presenza e cerca contatto. Di giorno e di notte. Soprattutto di notte. Le pause del suo sonno lo salvano: lui dorme in sicurezza se è in prossimità di mamma. Non in un'altra stanza. Lì. Con lei. E si sveglia. Ne ha bisogno per svagarsi e rassicurarsi. Ne ha bisogno per vivere. La vita del neonato di cinque mesi dipende dalla madre. Se lei risponde ai suoi bisogni, lui capisce che è importante, che ha un posto nel mondo, che si può fidare: se lei non lo ascolta, lo trascura e lo priva della sua presenza, lui capisce che la sua presenza non ha un posto nel mondo, che la sua persona non è degna di attenzione. Un bambino di cinque mesi ha bisogno di mamma come si ha bisogno dell'aria. Non può imparare a dormire in modo diverso, non può imparare a mangiare in modo diverso, non può consolarsi in modo diverso: può adattarsi a stare con altre persone, può adattarsi a mangiare cibo diverso, può consolarsi in modo diverso: non è acquisizione di capacità, è adattamento. I neonati di cinque mesi hanno diritto a stare con la mamma. E i loro diritti lo sono realmente poiché non hanno, di contro, doveri da rispettare. E hanno diritto a mamme il meno stanche possibile, il meno stressate possibile, il meno nervose possibile. E una mamma che sta dietro ai ritmi del proprio bimbo, magari aiutata da una fascia che le "liberi" le mani, e un papà (o nonna, o zia, o amica) che si occupi di altri figli, è la manna dal Cielo, per il suo bambino. Per quanto tempo un bambino ha bisogno di mamma? Per il 2, forse 3% di tutta la sua vita? E quanto è fondamentale per un bambino crescere con mamma quando è piccolo, instaurarci una relazione e stabilire una graduale autonomia per diventare un cittadino responsabile? Il 100%.
Ci stanno dicendo da decenni, ormai, che noi donne dobbiamo realizzarci. Pensare alla carriera. Trovare un posto nel mondo. Che, fatti i figli, possiamo delegare altri affinchè li massaggino, li nutrino, li educhino. Che noi madri dobbiamo tornare produttive, alla "vita di prima", alla taglia di prima. E che un figlio può bastare. Il risultato? Guardiamoci attorno.
Bambini piccoli mollati a tate, asili, nonne, che non sono abituati alla relazione con la mamme che, a loro volta non sono abituate a relazionarsi con loro. Bambini che crescono in possesso di oggettistica, ma in assenza all'unica figura necessaria. Bambini che hanno compleanni da favola, ma nessuno che li conosca a fondo. Bambini che sanno usare un tablet a tre anni, ma non sanno addormentarsi senza i
l'orsacchiotto. Ma poi un bambino la relazione la cerca, con la madre. E prima o poi la trova. E se una madre non c'è stata? Non è abituata alla relazione con il proprio figlio? Che autorevolezza può avere quando c'è bisogno?
Un neonato di cinque mesi ha bisogno di stare con la mamma perché non siamo più abituati a stare con chi ha bisogno di attenzione fisica e psicologica.
Care donne, prendete il vostro bambino e pretendete di stare con lui. Portatelo al lavoro, all'università. Che la gente si accorga che i bambini esistono e hanno dei diritti, e che il primo di questi è la presenza della loro mamma. Il tempo vola. Il tempo per studiare ci sarà qualche mese dopo. Il tempo per lavorare ci sarà qualche mese dopo: pretendiamolo! Lavorare come uomini (che non hanno i dolori del ciclo mestruale, che non hanno una pancia con dentro una persona che ti saltella sulla vescica mentre sei seduta, che non hanno poppe che paiono mine antiuomo pronte a scoppiare di latte se un bambino non le ciuccia subito) non è parità dei sessi. I nostri diritti di madri sono fondamentali: noi generiamo i cittadini del domani, la cui cura ed educazione sono importantissime. E i diritti più realistici che possono ricevere le madri sono quelli di rispondere ai diritti dei loro bambini.
No. Cinque mesi di astensione dal lavoro sono nulla. Il diritto dei bambini è quello di avere le proprie madri vicine.