Crescere con un amore condizionato vuole dire che le persone ci amano per quello che facciamo o rappresentiamo per loro, ma non per quello che siamo. Un amore condizionato nasce nel momento in cui chi si occupa di noi decide di rispondere ai nostri richiami e ai nostri bisogni solo nel modo in cui ritiene opportuno farlo e nel modo in cui decide che sia giusto:
👉Accolgo il tuo pianto solo se e come decido io;
👉Ti dò attenzione solo se tu ti comporti in un dato modo;
👉Decido di abbracciarti e confortarti solo quando lo ritengo opportuno...
E via dicendo.
La persona che cresce in un contesto del genere è possibile che faccia fatica a sentire il diritto di provare alcune emozioni e dipende fortemente dalle opinioni e dai giudizi altrui:
👉"Se mi ami, fai sesso con me";
👉"Se vuoi che io stia con te devi abortire";
👉"Se vuoi bene a tuo figlio, devi..."...
E via dicendo.
Attualmente la cultura nella quale nasce e cresce una persona, è permeata da una sostanziale ignoranza nei confronti della fisiologia, da una massiccia intenzione di condizionare il comportamento altrui e da tutta una serie di opinioni culturali volte per lo più a giudicare ognuno come piccolo, sciocco e incapace.
Le madri che vedo io sono figlie spesso di una pedagogia nera che ha condizionato il modo in cui queste si sono relazionate con le fonti di affetto principali, per cui spesso manifestano un'insicurezza disarmante nei confronti di loro stesse e un'abbondante dose di difficoltà a manifestare le loro emozioni. Ovviamente il momento di fragilità più forte è proprio l'attesa (soprattutto quella inaspettata), la nascita e la cura del neonato/bambino. In queste tre fasi delicatissime la donna dovrebbe ricevere conforto e sostegno verso un'emancipazione che la porti all'assunzione di responsabilità nei confronti del figlio (nascituro o nato), invece spesso è vittima di pesantissimi giudizi e ulteriori condizionamenti.
Tutto contribuisce a rendere la maternità come la fase peggiore della vita di una donna (la cultura lo fa anche nei confronti della fertilità ): pare quindi chiaro che una donna che accoglie la maternità lo faccia solo se rispetta alcuni dettami culturali ed è giudicata una madre sufficientemente adeguata solo se il figlio si comporta in un determinato modo. Ovviamente i modi in cui la creatura manifesta i suoi bisogni e la maniera in cui mamma risponde, non vanno d'accordo poiché i dettami fanno di tutto per allontanare la madre dal figlio il più possibile:
👉Se tuo figlio piange non devi...
👉Se tuo figlio sta in braccio...
👉Se tu decidi di tenere con te tuo figlio la notte...
Tutto mira sempre all'obiettivo di rompere la relazione che c'è nella diade con ogni scusa bieca. La peggiore riguarda il fatto che si possa nuocere al figlio o alla coppia. In questo modo si attua un circolo vizioso fatto da giudizi, condizionamenti, ideologie e cultura... Tutto ben lontano da quello che potrebbe rendere la maternità una stancante gioia e una complessa felicità . Togliendo chirurgicamente la bellezza alla maternità , la cultura ha deciso cosa sia la donna e cosa possa fare o non fare la donna, ivi compreso usare il suo corpo per soddisfare necessità economiche, genitali ed affettive altrui.
🌹Se si comprendesse che il fine ultimo di ogni pedagogia dovrebbe essere quello di rendere la persona autonoma e responsabile, si agirebbe in modo da far sentire la donna adeguata e capace, e quindi la madre coscienziosa e desiderosa di occuparsi del figlio.
L'obiettivo dovrebbe poter essere quello di rendere la relazione madre e figlio un rapporto piacevole che spontaneamente crea due persone che decidono di accogliersi, proteggersi, sostenersi ed accudirsi vicendevolmente, a seconda dell'età e delle situazioni: quindi che vivono un amore incondizionato🌹.