Visualizzazione post con etichetta Nonno Guido. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Nonno Guido. Mostra tutti i post

sabato 12 novembre 2022

Di grembiuli e altre sciocchezze

Quando si parla di "stereotipi di genere", di solito le mie orecchie vomitano. Questo accade non perché io abbia un udito particolarmente fine, ma perché gli "stereotipi di genere" sono stati inventati da chi vorrebbe abbatterli. 

La Pantuffola, a settembre dell'anno venturo, varcherà la soglia della Scuola dell'Infanzia (mammamia come passa il tempo). Il dubbio assale atroce: dove metterla? La Scuola che sta frequentando il Piccinaccolo è ottima, ma costosa. Quindi la scelta ricadrà sulle statali. Ho per cui avuto l'idea di valutare alcuni aspetti che m'interessano: la prima domanda che mi attanaglia è se la scuola ha scelto di cancellare il Santo Natale, la Festa del Papà e la Festa della Mamma e la Santa Pasqua. Tale scelta mi obbligò, quando Checcolens si stava affacciando all'età della Pantuffola, a inserirlo in una scuola privata che, causa Covid, ha poi chiuso (dove, giusto per dire, tutti i bambini avevano grembiuli bianchi). Ho così cominciato a fare valutazioni di questo tipo, quando una seconda situazione mi ha dato preoccupazione. Il fatto è che la Pantuffola è una di quelle bambine femmine a cui piace il rosa-rosellissimo in tutte le salse. E non in modo saltuario o sostituibile, ma in modo serio e circostanziato. Non avevo mai avuto una figlia femmina così dedita alla preziosità del colore che è legato in modo così preciso al sesso femminile, poiché Lannina era affascinata da tutto quello che è animalier e di peluches, mentre la Figlia G è sempre stata blu durante l'infanzia e drammaticamente dark nell'adolescenza (Lannina attraversa tale fase adesso, ma con l'aggiunta di paillettes). 

martedì 10 marzo 2020

Lillo, la mia vittoria di mamma

Hai sedici anni. 
Mi pare ieri che la Figlia G, appena duenne, informava chiunque (nel senso di chiunque proprio, pure il fruttivendolo e i vicini di casa) che nella pancia di mamma albergava il "Lillino", ossia la contrazione infantile di "fratellino", in seguito ribattezzato Lillo per l'intera famiglia. Oggi come oggi mi fulmini con lo sguardo quando ti chiamo così, soprattutto di fronte a persone con le quali vorresti non essere messo in imbarazzo (e quindi sai bene che sarà la prima figuraccia che farai con la tua fidanzata: accusami di arteriosclerosi galoppante, non mi offenderò): ricordo con vividezza il tuo sguardo di massimo disprezzo (quello che sapete rivolgere solo alle mamme e solo alle mamme che compiono affermazioni sdolcinate in momenti assolutamente fuori luogo) quando, in preda a collosità materna e a panico da primo campeggio fuori casa, ti abbracciai come se tu stessi partendo per il Vietnam. Ti allontanasti guardingo accertandoti che nessun amico coetaneo avesse visto quello slancio appiccicoso e imbarazzante - non avevi più di otto anni - e dicesti, con sorriso tirato: «Stringiamoci calorosamente la mano». Ecco: a tutt'oggi sei così, anche se, in alcuni momenti di scoramento e stanchezza (miei, non certo tuoi), mi abbracci accertandoti della nostra solitudine (che, in casa nostra, è cercare l'ago in un pagliaio).
Tu sei stato la mia vittoria per tanti motivi: il primo - e più semplice - riguarda il fatto che tu sei nato spontaneamente. La nascita della Figlia G, con un cesareo d'emergenza piuttosto atroce (atroce per come l'ho vissuta io, non per una cattiva gestione dei sanitari), non mi fu d'aiuto. In più mettiamoci le stupidaggini sull'allattamento e l'educazione (dormire separati e orari...) e la frittata fu fatta: arrivai a pensare di non essere tagliata per fare la mamma. Poi arrivasti tu e mi insegnasti un mucchio di cose.