Visualizzazione post con etichetta Radici. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Radici. Mostra tutti i post

venerdì 31 dicembre 2021

L'unica ragione di vita - Te Deum Laudamus

Perché siamo al mondo? 

Questa domanda mi tormenta da anni. Soprattutto nella sofferenza, mi sono trovata a guardarmi allo specchio e a ripetermi incessantemente il motivo per il quale siamo su questa Terra. 

Per comprendere a pieno il significato dello stare in vita e l'importanza del farlo bene, è stato necessario, per me, vedere la vita spegnersi. 


martedì 10 marzo 2020

Lillo, la mia vittoria di mamma

Hai sedici anni. 
Mi pare ieri che la Figlia G, appena duenne, informava chiunque (nel senso di chiunque proprio, pure il fruttivendolo e i vicini di casa) che nella pancia di mamma albergava il "Lillino", ossia la contrazione infantile di "fratellino", in seguito ribattezzato Lillo per l'intera famiglia. Oggi come oggi mi fulmini con lo sguardo quando ti chiamo così, soprattutto di fronte a persone con le quali vorresti non essere messo in imbarazzo (e quindi sai bene che sarà la prima figuraccia che farai con la tua fidanzata: accusami di arteriosclerosi galoppante, non mi offenderò): ricordo con vividezza il tuo sguardo di massimo disprezzo (quello che sapete rivolgere solo alle mamme e solo alle mamme che compiono affermazioni sdolcinate in momenti assolutamente fuori luogo) quando, in preda a collosità materna e a panico da primo campeggio fuori casa, ti abbracciai come se tu stessi partendo per il Vietnam. Ti allontanasti guardingo accertandoti che nessun amico coetaneo avesse visto quello slancio appiccicoso e imbarazzante - non avevi più di otto anni - e dicesti, con sorriso tirato: «Stringiamoci calorosamente la mano». Ecco: a tutt'oggi sei così, anche se, in alcuni momenti di scoramento e stanchezza (miei, non certo tuoi), mi abbracci accertandoti della nostra solitudine (che, in casa nostra, è cercare l'ago in un pagliaio).
Tu sei stato la mia vittoria per tanti motivi: il primo - e più semplice - riguarda il fatto che tu sei nato spontaneamente. La nascita della Figlia G, con un cesareo d'emergenza piuttosto atroce (atroce per come l'ho vissuta io, non per una cattiva gestione dei sanitari), non mi fu d'aiuto. In più mettiamoci le stupidaggini sull'allattamento e l'educazione (dormire separati e orari...) e la frittata fu fatta: arrivai a pensare di non essere tagliata per fare la mamma. Poi arrivasti tu e mi insegnasti un mucchio di cose.

domenica 1 marzo 2020

Educare o Istruire?

Dopo una settimana di comprensibile ansia, la Figlia G risulta patentata. Orbene, la prima che ne approfitterà sarà sicuramente la Nobis che desidera essere portata al McDonald's (hai capito la furba?): ovviamente - come da protocollo - la prossima ansia sarà data dall'esame di maturità. Una delle domande di questi giorni, quindi, è la seguente: chi si può dire effettivamente "maturo"? La Figlia G sta iniziando a saggiare i limiti di questa definizione guardandosi intorno e approfittando del fatto di essere, fondamentalmente, un'osservatrice cauta della realtà. Possiede qualche amica e diverse conoscenze che attuano comportamenti che ella osserva, deduce, 'annusa' e verso i quali si fa un'idea, verso i quali esprime un giudizio. Come poi sempre accade, sceglie - consapevolmente o meno - di utilizzare medesimi schemi comportamentali ed elimina quelli che non le si confanno. Di una cosa lei è certa, l'esame di maturità non misura la maturità: purtroppo non serve molto a riconoscere quelle caratteristiche che fanno delle persone degli adulti in grado di assumersi responsabilità pari alla patente e al diritto di voto. La Figlia G è in quella fase, credo, nella quale comprende che il voto scolastico giudica solo una mera capacità mnemonica, ma trova talvolta sconveniente che lo studente compia ragionamenti personali, tragga conclusioni spontanee, abbia opinioni soggettive. Purtroppo lei non ha conosciuto docenti - ce n'è sempre meno - che stimolano lo studente al ragionamento, docenti, quindi, che educhino. No, soprattutto negli ultimi anni, il docente riempie. E quando va bene riempie di nozioni (a scuola per lo più si va per imparare materie), quando va meno bene riempie di opinioni (personali). E quando questo accade, lo studente si trova impacciato: non è un caso che entrambi i miei figli più grandi si siano trovati a non poter controbattere ai docenti che portavano non solo nozioni, ma anche opinioni.

giovedì 16 gennaio 2020

La storia degli omini della cacca

L'argomento potrebbe non appassionare chi è schifiltoso, ma tra mamme spesso è fonte di discussioni. In realtà questa è la storia del Nonno Gianni, della sua fantasia e di quello che di prezioso mi ha lasciato (inclusa la storia della cacca).

Il Nonno Gianni era figlio di Paolo (un cosiddetto "Ragazzo del '99" che tornò dalla Grande Guerra) e Serafina (donna caparbia e risparmiosa). Paolo e Serafina - soprannominata poi Nonna Tina da tutti - si mantenevano grazie a un negozio di macelleria a Milano (che durante la Seconda Guerra Mondiale fu raso al suolo) e qualche lavoro di sartoria, e misero al mondo due figli: Giovanni Natale (il nostro eroe) ed Emanuele (lo zio Lele).

Il Nonno quattordicenne