Il mio personale sogno nel cassetto sarebbe concludere il percorso di formazione universitaria in Scienze dell'Educazione. Lo interruppi incinta della prima pupa e poi la vita mi ha fatto cambiare strada. La Pedagogia, tuttavia, è il mio primo amore.
Siccome tuttavia non ho più 19 anni e non sono più l'entusiasta neodiplomata delle Magistrali che non vede l'ora di studiare tutto quello che le viene propinato, prendendolo come oro colato, mi sono posta il problema di capire che tipo di formazione potrei ricevere dalle varie proposte universitarie. Il nesso è: siccome io verso una quota per essere formata, vorrei una formazione adeguata con degli standard moderni e che sento essere confacenti al mio modo di pensare.
In fondo il dramma della mia formazione Ostetrica è stato proprio questo: a parte i due anni e mezzo di mobbing, aggressività, maleducazione eccetera che ho subìto nonostante le tasse universitarie andassero a ingrassare gli stipendi dei miei formatori, quando sono uscita (o meglio scappata) dal mio corso di laurea, ho capito esattamente una cosa: la formazione ricevuta era assolutamente il contrario di tutto quello che ritenevo opportuno nell'Assistenza alla Nascita. Sono passati anni e chissà quanti bei cambiamenti sono avvenuti, tuttavia la mia esperienza è stata quella.
Il problema con Pedagogia è la stessa storia: se io non posso sapere anche solo i testi e i presupposti teorici di chi mi farà lezione e di chi pretenderà che io acquisisca i medesimi presupposti teorici, con che cuore io verso delle tasse universitarie? Attualmente io ho alcune mie competenze, acquisiste sul campo o studiando testi pedagogici di un certo livello (da Daniel Siegel, a Gabor Maté, ad Alice Miller eccetera): se il professor Taldeitali pretendesse da me la negazione di quello io so essere corretto? Mi troverei nella medesima situazione dell'esame di non so che roba ostetrica, quando ribadii al docente il fatto che dopo un cesareo la donna ha tutti i diritti a partorite spontaneamente: non solo c'ero passata, ma avevo tutta bibliografia piuttosto nutrita che avvalorava la mia certezza. Se il prof Taldeitali, per esempio, mi sciorinasse tutta una serie di demenzialità sull'allattamento, sul cosleeping e altro? Cosa potrei fare per acquisire il mio titolo di studio?
Banalmente mi troverei nella situazione ricattatoria di tanti sudenti (miei figli compresi) che si trovano a ripetere a pappagallo le boiate dell'Agenda2030 sapendo che sono boiate, ma non avendo la libertà di motivare la loro opinione (probabilmente manco i docenti possono farlo) con la penale di un votaccio (per i docenti il mobbing dei colleghi delatori è quasi scontato).
La statalizzazione della scuola, ossia dell'educazione, dell'istruzione e della formazione, ha portato all'uniformazione dei soldati che debbono smorzare ogni libero pensiero e libera opinione. Nulla di strano: siamo cresciuti con la Pedagogia Nera in tutti gli ambiti, per cui la possibilità remota che qualcuno di più giovane (o che reputo più ignorante) possa solamente avere una convinzione personale e abbia il diritto di esprimerla, è fuori discussione. La gran parte dei professori e dei docenti - soprattutto liceali/universitari - non tollera il rendersi conto che lo studente ha una vita, un'opinione, una storia e delle emozioni. Non succede ai bambini, ai quali viene spesso detto che l'emozione che provano è sbagliata o impossibile da condividere ed accogliere, figuriamoci a degli adolescenti o dei giovani adulti. Meglio mantenersi cattedratici: chissà mai che lo spirito d'iniziativa del singolo muti lo scorrere incessante del mio personale brainstorming statico e ammuffito. Per non parlare dei docenti svegli, attivi, capaci, che sanno di avere la spada di Damocle sulla testa per cui rendono le loro ore di Educazione Civica una sorta di chiacchierata solo per poter scrivere sul registro elettronico che le ore sono state fatte.
Tuttavia se io voglio avere voce in capitolo debbo mostrare un Titolo di Studio, come se la mia qualifica di persona intelligente con un'opinione non possa bastare. Da una parte è corretto (se penso a professioni che necessitano di una formazione tecnica) ma dall'altra parte è mostruoso poichè priva di qualunque libertà personale la persona (docente o discente).
👉Un paio di considerazioni per le mie amiche mamme, dunque: studiate e state coi vostri figli.
👉Nessuno più di un genitore è chiamato a sapere come comportarsi col proprio figlio.
👉Studiate testi nei quali c'è una bibliografia e che non incarnino determinismo (se vuoi tuo figlio felice/intelligente eccetera, allora dev fare così) né Pedagogia Nera, né ricatti affettivi, né che vi trattino da dementi.
👉Non delegate l'educazione di vostro figlio a nessuno, ma solo quello che non sapete (parlo delle discipline: Grammatica eccetera). 👉Pretendete un confronto diretto con qualunque docente su quello che vuole impartire attraverso la sua disciplina.
👉Abbiate fiducia in voi: sapete farlo. Potete essere genitori fantastici anche se sbagliate. Se succedesse basta chiedere scusa.
👉Qualunque esperto che promuove le proprie idee e considerazioni pedagogiche e psicologiche, ha delle lacune personali, ha delle convinzioni e soprattutto ha una formazione: non si tratta sempre di liberi pensatori che invece, di solito, non hanno la possibilità di diffondere facilmente il loro pensiero.
👉 Quantunque non esista la laurea in Mammitudine, sappiate bene una cosa: LO-SAPETE-FARE.
Conclusione: io rabbrividisco quando leggo che se non si possiede un titolo accademico riconosciuto, allora non si possano possedere opinioni o non si possa avere la libertà di esprimerle o non si abbia la capacità per studiare. Quindi non cederò a questo ennesimo ricatto e rilascio la dichiarazione classica di quando quando il mio interlocutore crede di avermi preso in castagna: