Chiara la faccenda?
Capito il motivo della minaccia?
Chiara la faccenda?
Capito il motivo della minaccia?
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La Figlia G con Cigols dormiente: mi seguivano entrambi durante i corsi |
Tra i film che nella nostra famiglia hanno raggiunto i vertici di numero di "proiezioni" c'è certamente Cantando sotto la Pioggia. Io ne sono sempre stata una fan sfegatata: ascoltavo anche la musicassetta con la colonna sonora, quando ero piccola. Gene Kelly è uno dei nostri attori preferiti... anche se si contende il posto con i grandi "vecchi" come Cary Grant e James Stuart, Sean Connery e Humphrey Bogart... C'è anche qualche attore giovane, che apprezziamo, ma sui nomi chiedete alla Figlia G e a Lannina perché io non me li ricordo.
Ordunque il personaggio interpretato da Gene Kelly in Cantando sotto la Pioggia, introduce il racconto della propria vita, riassumendo le indicazioni dei genitori in una semplicissima frase: «Dignità, solo e sempre dignità». Ecco, vorrei cominciare il discorso sull'adolescenza con questo punto ben chiaro: diamo ai nostri figli la loro dignità.
Le scuole non perdono tempo prezioso per "fare cultura". Perché l'obiettivo, adesso, è la prevenzione della violenza di genere e del bullismo.
Posso serenamente dire di essere contro entrambe le situazioni: prima di tutto perché ho un'idea di cosa significhi 'violenza' in contesto familiare (indirettamente), in seconda istanza perché - avendo subito bullismo (da ragazzina e da parte di adulti) - ho una vaga idea di cosa significa.
«Assolutamente è necessario non dare punizioni ai bambini: diventano adulti insicuri (E poi devono andare dallo psichiatra tutta la vita per colpa tua!!)»
«Certo che figlio capriccioso! Gli hai insegnato che se piange viene assecondato... (Che madre degenere e incapace)»
«È fondamentale seguire queste indicazioni, se vuoi un figlio felice! (Se non fai così non sei una madre adatta)»
«Deve socializzare altrimenti non legherà mai con nessuno (Diventa certamente un sociofobico)»
«Non fare il genitore "spazzaneve": i figli devono imparare a cavarsela da soli (spianare loro la strada non li aiuterà a maturare mai)»
«Ogni figlio deve poter avere tutto quello di cui ha bisogno: cosa fai? Non glielo dai il cellulare? E il corso di calcio/danza? (Non fare figli se non puoi soddisfare tutte le necessità)»
«Ma come il nido? Si ammalano di più e poi... Come fai a non sentirti in colpa se piange? (Devi licenziarti e stare a casa)»
«Basta Cigols! Da' il buon esempio ai tuoi fratelli!!» e laddove c'è lui, potremmo dire chiunque dei miei figli. Lannina, quando deve badare ai fratelli, impartisce ordini come un generale (chissà da chi ha preso), mentre Lillo, quando deve occuparsi dei più piccoli ha acquisito una modalità autorevole che ammiro.
Io, col mio linguaggio da scaricatrice di porto, non sono un esempio da 'medaglia al valore mammesco' e dovrei mettermi parecchio in discussione. Abbiamo presente Mamma Pig quando, tenendo in grembo Peppa e George che battono le mani a caso sulla tastiera del computer, riprende entrambi con tono equilibrato e perentorio, dando origine a un richiamo colmo di dolcezza e morbidezza? Ecco, io mancopeggnente. Se un figlio si avvicina al mio pc, io riesco a produrre suoni gutturali e a sputare fuoco. Senza parlare, come accennavo prima, del mio linguaggio. Le mie amiche lo sanno, il mio papà mi sgrida, il mio confessore si nasconde il viso tra le mani, il mio psichiatra ride come un matto... Infatti, core de mamma, anche la Figlia G pare una scaricatrice di porto. O meglio: lei carica e io scarico. Vabbé, sottigliezze. Tuttavia non posso far a meno di pensare al fatto che ci siamo dimenticati - tra un aperitivo e un esperto in talk show serali - che il primo passo verso l'educazione, è l'esempio.
Ricordo come se fosse ora le prime ore di Pedagogia alla Scuola Magistrale: la Prof, una suora giovane e molto simpatica, ci dette la prima infarinatura di cosa serve per educare. Quello che lei ci spiegò verteva tutto su un concetto: i bambini assorbono tutto. Quindi educare significa prima di tutto essere educatori, non fare gli educatori.
Lo ammetto tra amici, infondo: sono una madre urlatrice. Arrivo a sentire male alla gola, quando sgrido i figli. Hai voglia di aver letto libri sulla comunicazione non violenta, sull'ascolto attivo, sulla comunicazione empatica, sui linguaggi dell'amore... Ci sono situazioni che mi fanno uscire dai gangheri. E di tali situazioni proverò a parlare qui, tra pochi intimi.
Presente le panciate con le quali Fra Tuck butta fuori dalla sua chiesetta, il perfido sceriffo di Nottingham? Ecco: la mia situazione è questa.
«No, mia figlia dodicenne non ha il computer»
«No, preferirei che i bambini non frequentassero le attività non scolastiche, online»
«Ehm, sì sono a casa, ma devo aiutare i figli con la DAD perché ho un computer seminuovo che usa la figlia alle medie dalle 8 alle 14, e poi ho un altro computer un po' vecchiotto per il figlio alle elementari... oltretutto, essendo DSA, non posso lasciarlo solo perché spesso non riesce a capire ciò che fanno gli insegnanti, quindi ho davvero poco tempo»
«No, preferirei aspettare che si vedessero realmente, piuttosto che virtualmente»
«Mi spiace, sono molto incasinata al momento»
«No, mio figlio novenne non può stare al computer per giocare online coi compagni: se non ci sono io, preferisco che non usi internet»
«No, non farò fare gli esercizi di lettura online a mio figlio finché la DAD non è terminata: non voglio che si stanchi. Inoltre io non posso affiancarlo: non ho materialmente il tempo»
«No, la figlia dodicenne non possiede un cellulare: oltre che stare per forza a casa, non sono d'accordo che lo possieda»
No, mio figlio non possiede una mail privata: non credo che a nove anni gli sia utile»
E, inesorabilmente, inequivocabilmente, comprensibilmente, la mia risposta è:
Se c'è una cosa che non reggo, è la classica frase, che puzza un po' di muffa,: «Ah, dopo il 18 anni un ragazzo, è libero!» o «Dopo i 18 anni una ragazza ha diritto di scegliere!!!». Tutto questo, di solito, viene dichiarato in campo "sentimentale" (occhio perché i sentimenti c'entrano poco e male: si parla spesso di genitalità). Provo a spiegarmi, ma devo prima raccontare un evento di qualche anno fa.
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Il titolo del bellissimo giornalino dell'Associazione Nazionale Famiglie Numerose |