Se c'è una storia che in casa nostra è stata più e più volte letta e ascoltata, è quella di "Tantabebe", ovvero sia Biancaneve, nella lingua infantile della Figlia G. Lei iniziò ad ascoltarla con la musicassetta che era stata mia, e che a tutt'oggi custodisco. La riproduceva un mangiacassette un po' vecchiotto ma che mi servì poi per sbobinare le lezioni di Anatomia all'Università. I viaggi con la Figlia G, infatti, hanno ancora il suono del raccontastorie che narra della regina Grimilde, del cacciatore e della strega che si prende gioco di Biancaneve e le dà la mela avvelenata da sgranocchiare (da lì tutti gli insegnamenti del non accettare cibo degli estranei).
Un paio di parole sulla strega, alias Grimilde ma più figa. Se stessimo attenti, comprenderemmo l'insegnamento di "Biancaneve" a partire dal fatto che i caratteri e i temperamenti con disturbo narcisistico di personalità sono sempre esistite e che fin dai tempi antichi il precetto era: bisogna starci lontani poiché tali persone non saranno mai soddisfatte finché non uccideranno psicologicamente o fisicamente la vittima della loro attenzione morbosa. Conosco benissimo i tratti di queste persone e attualmente ho per lo meno tre amiche che sono vittime di relazioni di questo genere a livello familiare (madri, padri o coniugi/exconiugi). La buona notizia è che tali persone sono "perdenti radicali", ovvero - come la vecchia strega in "Biancaneve" - prima o poi cadranno nel burrone scappando dalla vita che si sono abilmente costruiti/e; la cattiva notizia è che lasceranno strascichi piuttosto pesanti sul vissuto affettivo delle loro vittime.
Torniamo a "Biancaneve" poiché la cosa si fa interessante. Non vedo la televisione. Non ho mai visto Sanremo. Non conosco i programmi di Maria de Filippi. Ignoro serie e lungometraggi italiani (mi fermo a qualcosa con Gino Cervi e Totò). Mea culpa. Solo per caso mi sono scontrata con Paola Cortellesi che non ho mai visto recitare e non mi attrae come personaggio. Tuttavia quando ho letto che Biancaneve fa da colf ai nani e che il guardiacaccia non avrebbe salvato la protagonista se fosse stata brutta, mi sono sentita tirata in causa. Noi brutte abbiamo sempre e comunque un guardiacaccia che prima o poi ci salverà: questo non solo perché agli occhi del guardiacaccia appariamo bellissime, ma perché il guardiacaccia salva a priori la persona più debole. Costui, infatti, non ha un doppio fine nel gesto di evitare che la regina Grimilde giochi a fare Frankenstein col parenchima cardiaco della protagonista (non vuole farsi la sprovveduta Biancaneve), ma banalmente ha una morale che gli ingiunge di mettere a rischio la propria vita per salvare una innocente. Fosse stata racchia lo avrebbe fatto lo stesso banalmente perché non si uccide, questa è la legge. Forse la Cortellesi crede che la vita vada avanti a botte di fondoschiena (le donne sanno bene come usare le loro natiche e si accorgono che avrebbero dovuto usare il cervello quando lo stesso fondoschiena comincia a cadere sotto il peso dell'età), ma non è così. Infatti Rita Levi Montalcini, Margherita Hack, Santa Ildegarda, Santa Caterina da Siena, Giovanna d'Arco, Santa Chiara d'Assisi e, non per ultima d'importanza, la Madonna, non le ricordiamo da millenni per il loro fondoschiena, ma per il loro acume e il loro cuore.