Scout.
Io fui costretta ad andarci. Avevo un'unica amichetta (ho sempre avuto, da piccola, una sola amica per volta: ero incapace di andare d'accordo con due persone contemporaneamente) e i suoi genitori la iscrissero: mi fu detto che non l'avrei più rivista. Accettai. Io ero una bambina timidissima. Odiavo sporcarmi. Odiavo le prese in giro. Odiavo mangiare. Odiavo me stessa. È ovvio che agli scout, accozzaglia di ragazzini sudici che fanno giochi fisici e mangiano di tutto, ci stavo male. Fui obbligata ad andarci. Piangevo a lungo nel mio sacco a pelo. Durante il mio primo campeggio mi feci la pipì addosso perché avevo paura del buio.
I miei capi avevano dai venti ai ventisei anni (roba che per me erano vecchi) e tutto furchè esperienze genitoriali (avevano tutti fratelli, però), ma possedevano molto 'polso' con noi bambini: ricordo che mi venivano chieste di fare cose che odiavo, non comprendevo e non gradivo. Tuttavia le facevo: sostanzialmente obbedivo. Obbedire a un superiore è accettare che qualcuno ti faccia fare cose che vanno ben oltre ciò che vorresti fare (possiamo definirla vocazione?). Ovviamente è capito e compreso se l'ordine va al di là della propria morale: non a caso nessuno mi ha più chiesto di aiutare un capo a pulire il vomito di un altro bambino, poichè ero costretta a pulire pure il mio (chiedo scusa, ma talvolta i bambini vomitano). Tuttavia il capo, se lo è davvero, aspira a farti superare il tuo egocentrismo limitante per farti davvero aspirare e raggiungere alla tua vera vocazione.
Quando crebbi -dodici/tredici anni- improvvisamente feci "click" e capii che ero diventata una scout. Dopo tutte quelle lacrime, quei "li odio", quei "che palle devo trovare la legna" ... Avevo trovato la mia vera vocazione grazie al fatto che chi mi conosceva meglio di quanto io potessi conoscermi, mi aveva obbligato a obbedire. Ero la beniamina di tutte le bimbe (in gergo "lupette": dagli 8 agli 11 anni)che entrano nel grado superiore (reparto: dagli 11 ai 16 anni). Le aiutavo a inserirsi, insegnavo loro ciò che sapevo.
Chi ci chiede di obbedire, si fa "mezzo" per trovare la propria vocazione che noi non sappiamo, ma Dio sì. Noi pensiamo di conoscerla, supponiamo che sia quella, ma in realtà è solo ciò che crediamo di voler fare per noi. Dio, che invece la conosce, ci chiede davvero di superare noi stessi. E lo fa attraverso chi ci è superiore. Obbedire è meglio.
Ecco perche ho insistito, spesso lasciandoceli senza dar troppo peso ai lamentii, che i miei figli andassero agli scout.
E a loro piace.