Radici.
Ognuno di noi ne ha. Il nostro DNA è materia strana: viaggia attraverso
il nostro sangue e ci viene trasmesso dal nostro papà e dalla nostra
mamma.
Una delle mie bisnonne ha avuto sei figli.
Da uno scritto di Francesco Pastonchi, poeta e Accademico d’Italia, in memoria di Lina Sagramoso Greppi, stampato a Milano il 16 giugno 1939:
"… Ella vedeva il male ma da un vertice d’anima che è candore e non
impedisce di chinarsi a un’assistenza pietosa.
La sua era una clemenza continua, una clemenza che rimette il giudizio a quel Supremo in cui assolutamente crede. Umanità raccolta in Dio: donde quella pace del volto. Donde ancora una conciliazione, una fusione di opere e di affetti che potrebbero parere contrastanti: … quello stare reggitrice pratica nella sua casa come in limiti di mura non oltrepassabili, e invece vivere le vicende, specie se ardue, del marito, … con una concordanza morale, e un istintivo intendimento e pronti consigli. Vera compagna di destino, dall’ombra.
La Breda, condotta da Guido Sagramoso, era diventata l’assiduo pensiero di lei, il sentimento vigile e amoroso: una realtà vivente. Restando appartata da tutte le cerimonie, … ella ne palpitava nell’intimo: e in un’ora difficile, quando la maggior plutocrazia bancaria preparava un accerchiamento, Lina Sagramoso al marito, che dubitante ma preoccupato la informava della situazione, rispose franca, senza esitare: esservi una sola via da seguire: il dovere, tutto il dovere, cioè resistere.
Le parole erano semplici, ma sùbite e dirette, e portavano un impero morale; l’animo della fedele compagna aveva mirato di là da ogni momentanea contingenza…
I sei figlioli, vera corona di nobiltà.
Ecco la madre che umile si esalta nella propria fecondità: mater admirabilis: e si vagheggia e si specchia nei suoi nati. Bello e santo orgoglio.
Chi la vide tra i suoi figli, sempre alacre e sorridente, e prona ai loro desideri, ma soprattutto alle loro anime che si indirizzassero per la diritta via, nella luce del bene, e non deviassero dal solco austero in
cui Ella aveva camminato e ora guidava i piccoli passi impazienti: chi la guardò serena con la sua nidiata senza mai imporre un dominio e anzi accordandosi alla loro inquietudine festosa, e signoreggiandola col solo potere dell’affetto: quegli può dire di avere conosciuto una pura immagine di maternità.
Lina Sagramoso non cercò, non volle altro vanto. Ogni mondanità le fu estranea… Dio l’aveva formata sorella di ogni creatura che mirasse a un superno premio o patisse. Solo tanta sovrana umanità poteva trarla a spanderei fuori dalle pareti domestiche, in opere di bene, e a dedicarvi il tempo libero da’ suoi doveri di moglie e di madre. Ed era pur ancora un senso materno che la sospingeva a confortare angustie, a sollevar miserie, come l’aveva sospinta a farsi infermiera durante la grande guerra, ottenendo speciali segni di benemerenza…."
Io non possiedo la minima parte della sua nobiltà, anche se una piccola cosa me l'ha trasmessa, come si nota dalla foto (allatta uno dei sei).
Credo che sia doveroso far conoscere le nostre radici, ai nostri figli. Quelle minuscole particelle che trasmettiamo loro attraverso i nostri ovuli (o spermatozoi), contengono tante storie di tante vite.
Qual è la tua?
Una delle mie bisnonne ha avuto sei figli.
Da uno scritto di Francesco Pastonchi, poeta e Accademico d’Italia, in memoria di Lina Sagramoso Greppi, stampato a Milano il 16 giugno 1939:
"… Ella vedeva il male ma da un vertice d’anima che è candore e non
impedisce di chinarsi a un’assistenza pietosa.
La sua era una clemenza continua, una clemenza che rimette il giudizio a quel Supremo in cui assolutamente crede. Umanità raccolta in Dio: donde quella pace del volto. Donde ancora una conciliazione, una fusione di opere e di affetti che potrebbero parere contrastanti: … quello stare reggitrice pratica nella sua casa come in limiti di mura non oltrepassabili, e invece vivere le vicende, specie se ardue, del marito, … con una concordanza morale, e un istintivo intendimento e pronti consigli. Vera compagna di destino, dall’ombra.
La Breda, condotta da Guido Sagramoso, era diventata l’assiduo pensiero di lei, il sentimento vigile e amoroso: una realtà vivente. Restando appartata da tutte le cerimonie, … ella ne palpitava nell’intimo: e in un’ora difficile, quando la maggior plutocrazia bancaria preparava un accerchiamento, Lina Sagramoso al marito, che dubitante ma preoccupato la informava della situazione, rispose franca, senza esitare: esservi una sola via da seguire: il dovere, tutto il dovere, cioè resistere.
Le parole erano semplici, ma sùbite e dirette, e portavano un impero morale; l’animo della fedele compagna aveva mirato di là da ogni momentanea contingenza…
I sei figlioli, vera corona di nobiltà.
Ecco la madre che umile si esalta nella propria fecondità: mater admirabilis: e si vagheggia e si specchia nei suoi nati. Bello e santo orgoglio.
Chi la vide tra i suoi figli, sempre alacre e sorridente, e prona ai loro desideri, ma soprattutto alle loro anime che si indirizzassero per la diritta via, nella luce del bene, e non deviassero dal solco austero in
cui Ella aveva camminato e ora guidava i piccoli passi impazienti: chi la guardò serena con la sua nidiata senza mai imporre un dominio e anzi accordandosi alla loro inquietudine festosa, e signoreggiandola col solo potere dell’affetto: quegli può dire di avere conosciuto una pura immagine di maternità.
Lina Sagramoso non cercò, non volle altro vanto. Ogni mondanità le fu estranea… Dio l’aveva formata sorella di ogni creatura che mirasse a un superno premio o patisse. Solo tanta sovrana umanità poteva trarla a spanderei fuori dalle pareti domestiche, in opere di bene, e a dedicarvi il tempo libero da’ suoi doveri di moglie e di madre. Ed era pur ancora un senso materno che la sospingeva a confortare angustie, a sollevar miserie, come l’aveva sospinta a farsi infermiera durante la grande guerra, ottenendo speciali segni di benemerenza…."
Io non possiedo la minima parte della sua nobiltà, anche se una piccola cosa me l'ha trasmessa, come si nota dalla foto (allatta uno dei sei).
Credo che sia doveroso far conoscere le nostre radici, ai nostri figli. Quelle minuscole particelle che trasmettiamo loro attraverso i nostri ovuli (o spermatozoi), contengono tante storie di tante vite.
Qual è la tua?