I pro-Vita nei consultori! Aiuto!!

 Aiuto! Aiuto! I pro-vita nei consultori. 

Questo l'urlo per nulla aggraziato di alcune persone che tentano di opporsi all'applicazione della L. 194/'78. 

Andiamo con ordine.

Quando una donna perde un figlio in qualunque momento della gravidanza, sta male. Soffre poichè l'interruzione di quella vita è patologica: nel suo cervello, infatti, è già avvenuto l'annidamento psichico che si risolve le primissime settimane di gestazione. Desiderata o meno, preventivata o meno, quella gravidanza è fisiologica: non è l'opinione sulla gravidanza che possiedono la donna e chi la circonda, a mutarne la concretezza. La gravidanza è un segno di salute. Essendo tale, la donna deve poter essere sostenuta nel portarla avanti. E qui sorge un problema: cosa vuol dire "sostenere" una donna? Cosa significa "sostenere un processo fisiologico"? 

«Sostenere», in fisiologia, non significa «sostituirsi a», ma sta per «far sentire al sicuro» tantoché la donna attivi le proprie risorse endogene. Ovvero darle empowerment. Se la società (l’operatore*, per es.) si attiva per sostituire la donna nel compimento di quello che lui* suppone essere il meglio per lei, vuole dire che la donna viene controllata. Ed è sul controllo dei corpi che agisce la violenza, inducendo un senso d’incompetenza (cfr Michel Odent, Benoit Bayle, .Jeanne-Pierre Relier). 

Il problema degli* operatori* sanitari* che non vogliono fornire alla donna gravida tutta una serie di aiuti che la indurrebbero a portare avanti la gravidanza, nasce -talvolta a ragion veduta- quando ci sono situazioni non funzionali ove la donna -quantunque fornita di tutto il necessario materiale per avere il figlio- nella pratica quotidiana incontra ostacoli mostruosi e vive in solitudine. Dagli uomini che versano il loro sperma ove meglio ritengono gradevole fare; alle famiglie borghesi che ritengono inopportuna la maternità in un qualunque momento che giudicano tale; ai datori* di lavoro che sfracassano le gonadi con dimissioni firmate in bianco, eccetera. 

Sostenere le gravide va ben oltre l'aiuto economico, checché ne dicano i politici che credono di incrementare la natalità dando asili nido. O meglio: l'aiuto economico è ottimo solo accompagnato da aiuto pratico, femminile, reciproco (perchè la donna non si senta sotto l'egida di qualcuno che minaccia lo sviluppo della sua consapevolezza) e prossimale. 

Se si desidera "sostenere" la donna, è necessario piantarsi nella testa un concetto: la gravidanza e l'accudimento del bambino sono fisiologici. Ciò significa che se una donna rinuncia ad abortire perché magari incontra un operatore* di un CAV che, oltre che l'aiuto pratico (che va sempre bene, come ho detto), però promette che ad attendere la mamma ci saranno persone che la faranno sentire al sicuro e che le consentiranno di stare con il suo bambino, allora abbiamo una ricaduta fisiologica nell'andamento della gravidanza. 

La società fisiologica mette in atto una struttura relazionale tra persone che si basa sulla collaborazione: questo vuole dire che oltre a dover proteggere la donna da operatori* che vogliono indurla ad interrompere la sua gravidanza per qualunque ragione ideologica, è necessario proteggerla dalla medicalizzazione che fa sentire le madri inadeguate e incompetenti. Quando la donna, rassicurata che mai e poi mai nessuno la lascerà sola (convincendo con qualunque mezzo anche il padre del nascituro a tornare in sé, ovvero facendo capire all'Uomo che da oggi in poi si torna alla virilità), aiutata a responsabilizzarsi sulla propria vita e sulle proprie scelte (anche quelle di avere rapporti sessuali) e munita di aiuti concreti quotidiani, si troverà di fronte a operatori* che la lasceranno libera di accogliere o meno la vita, la possibilità che la natalità aumenti si farà più concreta. 

E adesso, quando incontrate una mamma con il pancione, ringraziatela e offritele aiuto concreto (non soldi, ma opere di bene, per così dire). Contribuirete al fatto ch'ella trovi in fondo gradevole fare la mamma.