Mamme, studiate!

 La pedagogia del passato non era fatta per accogliere una qualsiasi uscita dagli schemi da parte dei bambini. Se tuttavia un bambino persisteva con un comportamento giudicato disdicevole, la colpa era inequivocabilmente della madre, incapace di istruire un figlio all'obbedienza.

Io sono disposta a capire che in alcune persone anziane, quelle che trovano corretto alzare le mani sui bambini come preciso metodo educativo, ci siano voragini d'ignoranza abissale da questo punto di vista (e talvolta molto altro). Sono disposta a chiudere un occhio se un settantenne o una ottantenne mi apostrofano presentando le loro "dottrine pedagogiche" sui miei figli, ma non sempre è stato così. 

👉C'è stato un tempo nel quale io mi vergognavo profondamente di alcuni comportamenti dei miei figli, tra i quali spiccavano le cosiddette "bizze" altrimenti definite "capricci". Ero imbarazzata, a disagio e in tremendo difetto per la mia assoluta inettitudine educativa espressa direttamente ("Che figli maleducati") o indirettamente ("Eh certo però, che figli viziati") da parenti/amici/passanti. 

A tutt'oggi, invece, quando un figlio dai 18 mesi ai 4 anni si getta a terra in preda a quei momenti ululanti, mi limito a una leggera insistenza sulla mia posizione ("No amore, non ti compro la Barbie da 30€ manco per nulla, se vuoi ti propongo un giornalino di Peppa Pig da 3€"), abbasso il tono di voce, cerco un contatto visivo e offro il mio aiuto per aspettare che torni la calma. Nel contempo, se sono in un luogo pubblico, mi allontano per cercare tranquillità. 

Quando invece vedo una mamma in difficoltà con un bambino in preda a questi momenti di terrore (terrore per il bambino che sta male proprio, soffre, ma anche di terrore delle mamme), mi avvicino, le chiedo di cos'ha bisogno e se si trova in una situazione pubblica - magari al supermercato - dove deve smarcarsi in qualche modo (foss'anche pagare e scappare di lì) le dò una mano (spesa nei sacchetti, hai bisogno di pagare eccetera). Il più delle volte le mamme mi sorridono quasi per chiedere scusa, credendo che io voglia spargere consigli, ma faccio capire loro che chissenefrega, capita, poi passa. Il mio focus è sulla loro serenità, mi interessa che loro vivano quei pochi secondi di terrore senza sentirsi in difetto e senza rifarsela sul bambino👈. 

In alcune circostanze, quando qualcuno mi ha raccontato orgoglioso di aver ripreso un genitore di un bambino piccolo rumoroso (a Messa, al supermercato, al bar) ho chiesto se questo genio si fosse domandato, prima di sentirsi in diritto di fare la romanzina a degli adulti, se magari quel bambino non fosse malato, non fosse spaventato e se, magari, invece di mettere sale sulla ferita della genitorialità, si fosse offerto di essere d'aiuto. Le espressioni dei "grandi pedagogisti" erano di completo smarrimento: l'empatia non è per tutti e manco lo sforzo di non stare sempre lì a giudicare male. Soprattutto i grandi geni che se ne stanno lì in chiesa, tutti concentrati sul Confiteor, ma poi passano il resto della giornata a bofonchiare degli errori altrui. E ce ne sono. 

Ora, qualche spunto: i bambini fino ai 4 anni circa hanno momenti di confusione. Verso i 5 anni possono invece essere stimolati il dialogo e la comprensione di piccole regole di base. Ho imparato che un bambino stanco e magari affamato (spesso per noia, spesso per golosità) non va portato al supermercato o al ristorante dove è obbligato a stare seduto. Coi figli non si possono fare le cose di prima e posso garantire che si sopravvive senza aperitivi, apericena, pizzerie e ristoranti (tra l'altro si risparmia). Sarebbe importante considerare il fatto che i bambini hanno necessità diverse da quelle degli adulti che, avendo per lo meno 20 anni di più dei propri figli, sono capaci di privarsi del piacere di un evento che potrebbe risultare stressante per un qualunque bambino. 👉Cominciamo a pensare che il mondo è giunto al massimo del proprio adultocentrismo, per favore👈. Se i genitori sentono di aver necessità di una cena fuori, il che è comprensibile, non è opportuno pensare che un bambino gradisca la medesima occasione: o si aspetta che sia più grande o lo si affida a qualcuno che invece dello smartphone coi giochini o i video idioti, gli legge una favola o lo fa giocare. 

👉Con l'occasione chiedo a tutti i parroci una cortesia: la domenica mattina ideate la Messa per chi ha figli piccoli, cosicché le mamme non temano di essere fulminate con le cattiverie tipiche dei "pedagogisti mancati". Gli adulti che sono nei guai perché soli - ovvero non hanno chi può pensare ai loro piccoli - potrebbero sentirsi meno inadeguati se nessuno sbuffasse durante la Consacrazione perché un bimbo, camminicchiando in modo sconnesso (12-20 mesi) è inciampato e piange per lo spavento. Chiedo agli stessi, inoltre, di evitare di fornire suggerimenti pedagogici se prima non hanno letto per lo meno "Besame Mucho" di Carlos Gonzàlez, che è pure breve👈. 

Affermato questo, un suggerimento alle mamme 🥰: non rimanete vittime dell'ignoranza. Studiate, leggete, chiedete: i bambini, i nostri bambini, vanno aiutati a crescere sapendo che comunque si comportano, mamma e papà sono lì perché vogliono il loro bene, anche e soprattutto quando non si comportano secondo le regole del Galateo. Volere il bene di un bambino è, prima di tutto, sapere cosa sia un bambino, quale sia la sua fisiologia🌷. 

Quando un bambino sa che mamma e papà hanno il tempo per lui, per ascoltarlo, per spiegarsi a vicenda cosa succede, come bisogna comportarsi, sa anche che la sua mamma e il suo papà ci sono, lo accolgono. 

PS: grazie al commesso dell'Esselunga di Viareggio che martedì scorso, aggredita da un anziano che riteneva inopportuno il comportamento di Marta (stava ululando, è vero), si è messo nel mezzo nel momento in cui questi ha pensato bene di urlare contro la bambina spaventata.