Un pensiero sui papà

 Pillola di Papitudine

Al netto del fatto che sia pur vero che l'uomo sia stato privato del proprio maturare paternità, va riconosciuto che talvolta sia stato l'uomo a liberarsi velocemente del giogo della virilità paterna. Non è un caso se, sotto i miei occhi, osservi maschi che hanno confuso la paternità con il possesso, con la trasmissione genetica, con il materialismo e il consumismo, con l'ossessione ideologica e/o religiosa, e altro. 

Ciò che fa del maschio un uomo e il padre è, per esempio, la responsabilità sul dove viene riversato il proprio liquido spermatico: la cosiddetta liberazione dal peso delle gravidanze indesiderate (magistralmente pilotata dell'ideologia femminista) è, in realtà, un mezzo maschilista di evitare conseguenze sull'uso improprio del proprio apparato riproduttivo. L'allora Ministro della Patologia Speranza lo sa benissimo, infatti chi ha usufruito dell'acquisto senza ricetta della pillola del giorno dopo e dei cinque giorni dopo, sono i maschietti, che se ne guardano bene dall'usare rispetto nel confronto delle femminette (che tra l'altro suppongono che essere libere voglia dire abusare del loro corpo). Il risultato sono l'esplosione di malattie veneree e l'abuso di levonorgestrel e di ulipristal acetato. Tra l'altro lo sappiamo bene che +contraccezione non vuole dire -aborti. In questo frangente vorrei far notare che l'irresponsabilità precedente descritta non è propria dell'adolescente gonfio di testosterone, ma anche dell'adultescente sposato/accompagnato e magari già con prole, che propone e/o impone l'aborto come mezzo anticoncezionale invece di annodarsi il fallo. 

Un altro tipo di paternità che tendo a sopportare maldestramente è quello del padre che non si sente protagonista della cura e dell'educazione dei figli insieme alla madre dei figli medesimi. Ciò avviene prettamente in occasioni specifiche: per esempio durante la primissima infanzia del neonato che, con la scusa del fatto che il piccino ha bisogno di mamma, vede l'essere umano di sesso maschile obnubilarsi con ogni tipo di scusa e ogni sorta di motivazione. Tre gettonate, a parte il lavoro (e qui addossiamo la colpa a politica eccetera) riguardano la frequenza di passatempi ed hobbies, la partecipazione ad attività formative e l'abnegazione religiosa. Se un bambino è un dono che è affidato a una coppia genitoriale, non è un obolo solo di mamma perché papà non sa come attivarsi con un piccino o, peggio, perché ha altro da fare: soprattutto oggi come oggi che le famiglie sono nucleari e spesso la puerpera/neomamma non ha genitori disponibili/presenti/capaci, ogni creatura che viene al mondo ha bisogno di mamma E papà.

La diade formata da madre e bebé ha bisogno di essere protetta dalla stanchezza, dalle giuste esigenze di altri bambini, dalla confusione dell'organizzazione familiare, dagli intoppi dovuti ad allattamento e sonno, da consigli di sprovveduti esperti... Nessuna fede, soprattutto una fede che si basa sull'amore prossimale, sulla famiglia e sulla relazione, può giustificare il fatto che una mamma sia lasciata sola e stanca. Il neonato sino ai primi 24 mesi, è una creatura che va allevata con cura, con attenzione ed amore: non è un essere che va plasmato a delle caratteristiche pseudoadulte per il semplice fatto che non ne si conoscono ed accettano le peculiarità specifiche. La fondamentale figura del padre è chiamata in prima linea per conoscere tali caratteristiche, per essere attiva nella cura della casa e degli altri membri della famiglia, e per educare la prole. Nessuna partecipazione ad attività di qualunque genere esterne alla famiglia, può limitare l'adesione alle proprie responsabilità familiari. La fede, proprio essendo fondamentale, è al primo posto: mai come l'arrivo di un figlio deve richiamare al proprio ruolo paterno così descritto magistralmente dalle pagine del Vangelo che ci parlano di un Padre colmo di tenerezza e presente sino al dimostrare amore incondizionato verso le Sue creature. 

Essere uomini e padri richiama la donna al proprio ruolo quotidiano femminile, non privando la controparte maschile di alcuna caratteristica ma anzi valorizzandola, con lo scopo comune di fornire ad ogni figlio ed ogni figlia, degli esempi di gioia e serenità il cui scopo ultimo, in fondo, è lo stimolo verso la creazione di nuove generazioni di famiglie.