Il Piccinaccolo, da quando è nato, e se si trova nella sua culla, volge sempre lo sguardo dalla medesima parte. Magari è lì, impegnato nel ciucciamento dell'alluce cicciozzo (la beata stagione che libera piedini morbidosi dagli assillanti calzini), lo lascia improvvisamente e sorride.
Io lo osservo fare così da quando è nato e sempre nello stesso momento della giornata. Essendo quello in cui la ciurma è stata convogliata verso le scuole (la figlia G no, va da sola) e la tensione fatta di:
- "Maaaammaaaaaaaaaaa devi firmare l'avviso"
- "Maaammaaaaaaaa i biscotti!! Dove li hai messi?" (Io? E che ne so? Speriamo che ce ne siano ancora nella lavanderia/stireria/magazzino/dispensa)
- "Non trovo il mio temperino! Chi l'ha presooooooo?"
- "Che c'è per pranzo?" (Di pranzo? Che c'è di pranzo? Non sono manco sicura di essere sveglia)
- "Ciao mamma vado all'asilo! Dov'è la pistola?" (Quella verde che fa 'tump' o quella nera che fa 'clanc'?)
è improvvisamente terminata, pensavo che fosse un sorriso di chi finalmente può riposare (le Lodi e la Messa su Radio Maria spesso sono rilassanti, quindi non disturbano il sonno), oppure la gioia data dalla pancia piena di poppa appena fatta. E invece no. Lui, il Piccinaccolo, per nulla turbato dal mio riassestare la cucina, osserva quell'angolo lì, prima di dormire. Quando era neonato senza espressione, ora che ha quasi sei mesi, a volte sorridendo.
La Tata dice che Piccinaccolo vede il suo Angelo Custode e io, nella mia profonda inettitudine e ignoranza, le credo.