Al netto del fatto che questi ultimi due anni sono stati molto duri per tutti noi adulti, vorrei limitarmi a far notare come dei bambini e dei ragazzi, la politica e, infondo, anche noi normalissimi cittadini, ce ne siamo occupati poco. Indipendentemente da qualsiasi punto di vista sanitario, mi chiedo se dei bambini, in questa politica fatta per lo più da persone anziane attaccatissime a vita e poltrone, frega a qualcuno.
In principio fu il primo lookdown. All'epoca era giustificato come un modo per proteggere le famiglie da una patologia sconosciuta. La prima esperienza di "didattica a distanza" mietette vittime innocenti tra i bambini (che sono davvero tanti) che non erano abituati né all'uso smodato di schermi, né avevano mai avuto ancora mai segnali di problematiche dell'apprendimento. So che innervosirò alcune insegnanti nel compiere la prossima affermazione (la DAD è stata ed è dura per chi ama la propria professione), ma io credo che la DAD abbia avuto il pregio (possiamo dire così?) di mostrare l'insegnante adeguata/o e quello che lo fa per mestiere. Si notarono subito le immense lacune: io vidi i miei figli e le diversità tra i docenti. Facendo dei parallelismi, ho potuto constatare che chi ama il suo lavoro, si adoperava - fino alla sfinimento (e qui va il mio sentito ringraziamento) - per la riuscita di un'istruzione e un'educazione (se pur entrambe a distanza) equilibrate. Ci sono state maestre elementari assolutamente prive di formazione informatica che hanno realizzato lezioni coinvolgenti mantenedo un assetto del gruppo-classe educato, chiaro e con confini ben strutturati. Alcune maestre si sono dedicate sia alla classe intera, sia a gruppi di bambini con disturbi dell'apprendimento, che sono stati aiutati anche a gestire ansie e difficoltà oggettive. Ci sono stati professori attenti alla loro disciplina e alla salute psicologica dei loro studenti - se pur alle scuole superiori - e docenti che non hanno assolutamente avuto la dignità di affibbiare almeno cinque pagine da studiare (ne ricordo una della Figlia G che non si è mai neppure organizzata per la DAD, in quinta superiore).
Vorrei anche ricordare che vennero emanate direttive morali sugli acquisti: gli spaghetti sì, i pennarelli no. Come a dire che nutrimento fisico era eticamente corretto (e vorrei ben vedere fosse il contrario), ma la possibilità di effettuare disegni (che vale per i bambini, ma anche per i ragazzi con fragilità, patologie neurologiche, chiunque si distragga dipingendo), no. Ricordo che era accolto il problema "fumo" tantoché chi ha tale dipendenza non veniva multato se visto per strada alla volta dei tabaccai. E che dire dei cani: in giro con loro - giustamente - era accettato, ma in giro - magari in un parco giochi - con dei bambini, no. Ricordo che erano off-limits i parchi pubblici, gli scivoli, le altalene... ma non le interruzioni di gravidanza. Quello che era assolutamente un diritto inalienabile era internet e la tv. Che gioia! Invece che interdire qualunque diffusione di siti pornografici che rovinano la mente, il cuore e lo spirito di bambini e adolescenti, s'impediva loro di prendere aria in spiaggia, in piazza, nel parco. Non dimentico che mio figlio Cigols è uscito letteralmente di testa perché non reggeva più di mezz'ora di schermo video. Non dimentico che mio marito fu raggiunto dalla pattuglia di vigili allertata dai vicini di casa che lo videro nell'area pubblica adiacente a casa nostra a tagliare l'erba, insieme coi figli: ridendo dovette rispondere ai vigili (mai umiliazione fu più profonda per chi dovrebbe occuparsi di ben altro per la sicurezza pubblica) che i bambini muniti di monopattini e tricicli erano proprio tutti suoi.
La Nobis disse che le pareva di essere tornata indietro nel tempo: era a Roma, quando furono emanate le leggi razziali e la sua compagna di banco, Teresa (occhi celesti e treccine nere), fu costretta a non tornare a scuola. La delazione era una moda ben assodata, tantoché il Nonno Gino (papà babbo della Nobis, livornese comunista che teneva la camicia nera appallottolata nel cassetto, facendo venire i capelli blu alla Nonna Eda, la moglie, che temeva che lo pestassero, alle adunate) decise di cambiare città: si trasferirono a Milano e poi sfollarono nella provincia. La Nobis ricordava gli sguardi attraverso le finestre, il chiacchiericcio e la gara a chi scovava chi violava le regole. Ad aprile 2020 mi disse che per lei era storia già vista.
Se c'è un essere vivente che ha bisogno di realizzarsi, di relazionarsi e di trovare conforto nel prossimo, è l'essere umano: e ancor di più, il "cucciolo" di essere umano, ha necessità vitale di essere custodito e protetto. Per ogni essere umano, diceva Maslow già negli anni '50 del '900, è fondamentale il rispetto di bisogni che vanno da quelli fisiologici (mangiare, dormire...); a quelli di sicurezza (protezione, stabilità familiare...); a quelli sociali (affetto, amicizia, accettazione del proprio essere...); a quelli di stima (rispetto degli altri e dagli altri); a quelli di autorealizzazione (verità, creatività...). Acquistare gli spaghetti e le uova era accettato dalle regole, ma - al tempo del primo e tenebroso lookdown - non lo era assolutamente giocare all'aperto. Frotte di bambini, figli unici o con situazioni familiari delicate, furono relegati in appartamenti spesso angusti (ah, l'essenzialità del progresso che ha tolto le aie dalla vita dei bambini: quanti danni ha compiuto!) e chiusi nelle camerette.
Ma non soltanto: quando tutta la pandemia è proseguita, i bambini hanno subìto una Sanità allo sfascio dopo anni di tagli di denaro pubblico, hanno rispettato regole di ogni tipo (ambientamenti negli asili nido o nelle scuole materne, senza la possibilità di stare con mamma), si sono adattati a gel e mascherine, si sono ritrovati a vedere i compagni nello schermo di un PC.
E poi la paura dell'altro. Questa è stato, a mio modesto avviso, il peggior messaggio che abbiamo consegnato ai bambini. Laddove da sempre bambino-attira-bambino, i piccoli sono stati educati al temere il "collega": mamme che lavano ossessivamente le mani, che allontanano dal compagnetto di scuola, che non portano il figlioletto al compleanno dell'amichetta. Nonne terrorizzate di ammalarsi dal nipote... già: mi sono chiesta da quando mamme e nonne (ma anche papà e nonni) non accompagnano la malattia del piccolo di famiglia, chiudendolo in camera, obbligandolo alla mascherina.
Io sono stata una classica bambina malaticcia: per tanto tempo ho vissuto tra lettone di mamma, punture (chi si ricorda come brucia il Rocefin?), spremute d'arancia e fiabe lette dalle nonne. Già: quento è bello quando sei malato da piccolo: coccole, pastina in brodo a letto, carezze di mamma, panno fresco e spugnature fatte da nonna. Ricordo che il Nonno Gianni finiva sempre la mia minestrina in brodo, dicendo con gustto che lui faceva "la guerra al morbo"! E quante volte le mie nonne (la Nobis e la Nonna Emma) hanno sussurrato alle mie orecchie doloranti (la mastoidite mi aveva quasi assordato) storie di principesse e fate, assicurandomi che avrebbero volentieri fatto a cambio con me: si sarebbero prese febbre, punture e vitamine asprissime, piuttosto che vedermi star male ancora un giorno.
E sono certa che ce ne sono ancora tante, di mamme e nonne così. Mamme che passano sdraiate vicino ai loro bambini febbricitanti le notti, anche quando i bambini hanno ben più di dieci/dodici anni...
E invece quello che ho visto, 'grazie' alla DAD di Cigols, mi è sembrato il ribaltamento dei bisogni di Maslow per i bambini. Sette, otto anni: un PC e tanta solitudine. E poi regole terribili.
- "Io sono positivo e quando ho fame suono questo campanello, così mio nonno mi porta un panino. Però prima devo mettere due mascherine e devo stare lontano dalla porta. Nonno entra con la visiera, i guanti e la mascherina".
- "Quando devo andare in bagno devo bussare tre volte alla mia porta di camera, così i miei genitori si chiudono nella loro. Dopo aver fatto pipì devo spalancare la finestra e spruzzare il disinfettante".
- "Io ho avuto la febbre, così la mamma entrava solo per darmi la tachipirina. Menomale che avevo la televisione".
Devo continuare?
Dove sono le mamme che coccolano i loro bambini malati? Dove sono le nonne che stanno vicino ai loro bambini e che darebbero la vita per alleviare almeno un giorno di sofferenza per i nipotini?
La generazione di coloro che sono nonni attualmente e di chi è genitore, non posso far a meno di pensare che sia quella egoista ed egocentrica che nasce con i "diritti" di realizzazione dell'adulto verso il bambino. Figlia di una pedagogia che allontanava (allontana?) i neonati dalle mamme perché costoro hanno 'diritto' di proseguire la carriera. Di quella pedagogia che mi fa conoscere una bella fetta di popolazione tra i 40 e i 70 anni che se ne sbatte altamente della salute dei bambini ed emana leggi e dipiciemme che non tengono assolutamente conto della condizione infantile.
Una Sanità rovinata da una politica che si è intascata quattrini e che si è ben tenuta stretta la poltrona (guarda caso i politici hanno un'età ben oltre i quarant'anni), mentre la sanità italiana funzionicchiava sempre meno. Dall'assistenza allla nascita, alla cura dei piccoli con fragilità, alla medicina d'urgenza: a macchia di leopardo, in Italia, si è rimossa la cura della piccola fetta di popolazione che sarebbe stata da curare con amore e affetto per tanti motivi, primo tra i quali il fatto che un piccolo curato, protetto e amato (da mamma e papà, ma anche dal mondo adulto in generale), sarà un adulto che cura, protegge e ama il genitore malato e vecchio. Invece il poco amore, la poca affezione e l'assenza completa anche solo di relazione, ha prodotto una generazione (o meglio più di una) che pretende di non ricevere accuse di omicidio se toglie di mezzo persone sofferenti o anziane che non sono più produttive.
Continuare a sbattersene dei figli sfacendo nuclei familiari, rimuovendo sicurezze affettive, aggredendo i bisogni più necessari e fisiologici dei piccoli, sta producendo figli solitari, terrorizzati di tutto (del prendersi cura dell'altro, primariamente), immersi in egoismi e dediti solamente alla cura del proprio orticello. Una politica e una cultura fatta da vecchiumi e anticaglie ha prodotto un dolore lacerante nei bambini che, un giorno, saranno adulti. E saranno ansiosi, impauriti e violenti quando si sentiranno minacciati (sempre). Per garantire la nostra salute, la nostra vita, i nostri bisogni e i nostri schifosissimi diritti, abbiamo affondato il coltello nel cuore delle giovani generazioni che ci ripagheranno con una bella punturina di Pentobarbital e una palata di terra. Una volta l'essere umano si distingueva perché in possesso di neocorteccia, una parte del sistema nervoso che non condividiamo con gli animali (al contrario del cervello rettiliano e limbico) e che si realizza attraverso il bisogno d'intersoggettività e di costruire strutture di significato (ovvero siamo gli unici che abbiamo bisogno di avere relazioni significative e di dare significato a quello che facciamo). Adesso abbiamo sdoganato la cura di ambiente e animali, dimenticando la protezione dei piccoli. Gi animali hanno diritto all'ora d'aria anche portati su un passeggino, ma il bambino "positivo" (ossia che vive una condizione negativa) deve stare chiuso in camera davanti a un PC, sperando di trovare qualcuno con cui fare due chiacchiere.
Dis-onorare i figli e le figlie ci farà guadagnare molti 'punti' in povertà e solitudine. Facciamocene una ragione e prenotiamo già un loculo, altrimenti verseranno le nostre ceneri nelle fogne per non spendere i danari in sepolture di persone che hanno chiuso la loro infanzia tra le mura di camerette anguste con la scusa di dover andare a lavorare o, semplicemente, di non ammalarsi.