mercoledì 20 luglio 2022

Giù le mani dai vecchi

Come tutti, ho parenti coi quali non sono mai andata d'accordo. Può capitare, d'altronde. A tutt'oggi sono persone in gamba, ma cosa accadrà quando invecchieranno? Semplice: me ne occuperò, per quanto di mia competenza e se lo vorranno. Perché? Perchè sarà mio dovere. Non ci sono altre motivazioni: gli anziani si rispettano, si aiutano, si accolgono. Con pazienza, infinita pazienza. Un po' come si fa coi bambini: si possono riprendere, sgridare... ma è necessario mostrare loro accoglienza e rispetto: un bambino di due/cinque/sette anni, non è in grado di capire alcuni meccanismi della vita degli adulti (che spesso è sbagliato, sia chiaro): ha bisogno di tempo, di comprensione. E siccome tutti siamo stati bambini, tutti saremo anziani. 


Qualche racconto dal passato.

Il Nonno Enrico, classe 1913, sposato con la Nonna Enrica (non sto scherzando), non sopportava che lo zio Carlo andasse a braccetto (A BRACCETTO) con la fidanzata (che diverrà sua moglie e gli darà quattro figli), in casa. Costoro si sposarono come si faceva nei tempi civili, verso i vent'anni (chiedo scusa, ma per me è normale), e anche se erano gli anni '60 (liberazione sessuale e altre robe), lo zio Carlo non era assolutamente cattolico come il padre - il Nonno Enrico - ma lo rispettava. Perché? Perché si fa così. Perché quando un padre detta regole ("L'è il so mesté" avrebbe detto il Nonno Enrico, che era di Cusano Milanino e ha sempre parlato milanese), i figli - anche se le trovano irricevibili per divergenze di mentalità - accettano e tacciono. 

Il Nonno Piero (del quale già parlai qui) aveva un carattere riservatissimo. Non ho grandi ricordi suoi, ma ho vive due circostanze: la prima fu prima di sposarmi: avevamo avuto una discussione forte e io avevo fatto l'adolescente cafona e maleducata. Lui mi convocò e volle chiarirsi con affetto. Non fu di tante parole, ma si comportò davvero bene: ne ho un bel ricordo. La seconda fu dopo che mi ero sposata: mi fece il baciamano. Per lui era normalissimo che una donna sposata lo ricevesse e mi lusingò moltissimo. Ricordo che quando morì la Nonna Emma (ne ho parlato qui), passavo qualche tempo con lui, che si era sentito investito della responsabilità di starmi vicino: gli portavo ogni sorta di ricetta da assaggiare e lui era sempre molto complimentoso. Roba per stomaci forti, eh: erano tutte invenzioni personalissime che era di grazia che fossero commestibili. Lui non facevauna piega: assaggiava gustando moltissimo e mi appaludiva calorosamente. Un giorno mi chiese di accompagnarlo a fare la spesa. Non era allettante, come impresa. Era una persona che definire "risparmiosa" è un complimento: sapevo che non ci sarebbe scappato nemmeno un ovino Kinder. Accondiscesi per educazione. Stavamo attraversando e un tizio mi frenò a pochissimi centimetri. Mi spaventai tantissimo. Lui non fece discorsi: diede una botta sul cofano della macchina, col bastone. Il tizio forse uscì a rimostrare? Il tizio bofonchiò? Protestò? No: tacque. Tacque perché aveva sbagliato e mio nonno era anziano. E se un anziano protesta, gli si presta ascolto. Volenti o nolenti.

La Nonna Marisa, la Nobis (ne ho parlato qui) aveva un carattere che definire pessimo è un eufemismo. Aveva le sue idee e le imponeva senza tanti complimenti. Per far capire il peso del suo modo di relazionarsi, racconto solo che un giorno chiesi al Nonno Gianni (ne ho parlato qui), suo marito, se avesse mai pensato di separarsene e come faceva a sopportarla. Ovviamente mi diede una lezione di vita: «Ci ho pensato tante volte (a separarmi, ndr), ma bisogna mettere tutto sui piatti della bilancia, cose buone e cattive, non si può agire istintivamente perché si sta vivendo una difficoltà». Talvolta, quando ho avuto difficoltà nel mio matrimonio, ho ripensato a quelle parole: sagge, perché si trattavano di parole pronunciate da una persona anziana. E "anziano" significa che ha vissuto una vita, che ha visto tante cose e che ha molta esperienza. La Nobis era pesantissima, aggresssiva e spesso intenzionalmente cattiva: non sto a elencare le tante volte che mi ha fatto battute sprezzanti solo per farmi innervosire... eppure, superata una certa età, non stavo a polemizzare e, soprattutto, la tutelavo: per esempio non le dissi mai che avevo venduto casa sua, quella sul Lago di Como. Divenuta per noi un peso difficile da sopportare, la casa andava ristrutturata e sistemata: era una spesa continua. Ci pianse il cuore, ma la vendemmo (tra l'altro a una Signora molto gentile che sento di quando in quando e che è la vecchia maestra del paese) e portammo con noi tutti i ricordi, che misi nella casa dove poi la nonna è venuta a mancare. Le dicemmo che l'avevamo affittata, perché il dolore che le avremmo procurato sarebbe stato enorme, se lo avesse saputo. Perché le mentii? Perché, molto più semplicemente, non ripagai con la stessa moneta la sua spesso indelicatezza nei miei confronti? Perché era vecchia e perché sarebbe stata una bieca vendetta, quella di annunciarle perfidamente che la sua casa, quella oggetto di migliaia di foto con lei e mio nonno fidanzati, sposati, genitori, non era più di sua proprietà: no, semplicemente non si fa. Nonostante il suo carattere. Nonostante le sue asprezze. Come non me la sentii di metterla in una Casa di Riposo, nonostante ce ne siano di confortevoli in zona (che Nostro Signore ci ha visto giusto: se fosse stata in una RSA io non sarei potuta andare a trovarla e sarebbe morta sola). Una cosa che ricordo bene è che la Nonna Marisa, essendo stata maestra, mi ha sempre aiutato coi miei figli e quello era un argomento nel quale avevamo tregua: lei dispensava consigli e io ascoltavo. E avendo quasi mezzo secolo di esperienza, ne dispensava di buoni.

I vecchi non sono facili, poiché se diventa anziana una persona di buon carattere, in linea di massima può solo accentuare qualche aspetto di stanchezza, ma rimarrà tale. Se invecchia una persona spigolosa, può solo acuire i suoi aspetti puntuti. 

E allora, che fare con qualunque anziano? Rispettarlo. Anche quando parla di cose frutto solo della sua età e dell'esperienza accumulata. Quante volte le donne di una certa età mi hanno detto che allattando avrei viziato i miei figli? Tante. Era cultura di un tempo: si ascolta, si sorride e si tace. E lo stesso ho insegnato ai miei figli: se una persona anziana parla e talvolta compie affermazioni discutibili, la si lascia parlare. Si risponde quando vale la pena farlo, quando l'interlocutore è disposto all'ascolto: se una persona è anziana, è più raro che lo sia (NB stessa indicazione nei confronti degli ignoranti aggressivi che s'incontrano sui social, li si lascia parlare, guardandoli con pena infinita). Nei tempi pazzi che stiamo vivendo, parecchie persone pare non abbiano idea di cosa voglia dire essere anziani. Forse sarà che molte persone sperano di essere eutanasizzate appena giunte all'età della pensione, ma la mancanza di compassione verso gli anziani (quelli per i quali abbiamo dovuto far vaccinare bambini  e ragazzi, lo ricordo), è lampante quando qualche persona anziana "si macchia" di peccatucci che la cultura moderna, occidentale, secolarizzata e giovanilista, propina quotidianamente. Se i vecchi stimolano tenerezza con qualche gesto o qualche riflessione, vengono applauditi, se magari protestano, potrebbero meritarsi la sedia elettrica, quando va bene. Un po' come i video di Nicole Orlando che chiede all'eugenista perché vuole eliminare le persone con la Sindrome di Down: tutti - Iene comprese - a difendere Nicole, ma poi ... chisseneimporta se una mamma che aspetta un bimbo di quel genere vuole abortire (=sopprimerlo)? E' suo diritto!

Amare i nostri anziani è necessario, perché - come quando dobbiamo amare i bambini - tutti saremo anziani... e allora? Come vorremmo essere trattati?

Perché prestare attenzione e rispettare i vecchi?



Perché sinceramente, per dirla parafrasando Peppone, «Rispetto più loro da morti, che voi tutti vivi».