«Assolutamente è necessario non dare punizioni ai bambini: diventano adulti insicuri (E poi devono andare dallo psichiatra tutta la vita per colpa tua!!)»
«Certo che figlio capriccioso! Gli hai insegnato che se piange viene assecondato... (Che madre degenere e incapace)»
«È fondamentale seguire queste indicazioni, se vuoi un figlio felice! (Se non fai così non sei una madre adatta)»
«Deve socializzare altrimenti non legherà mai con nessuno (Diventa certamente un sociofobico)»
«Non fare il genitore "spazzaneve": i figli devono imparare a cavarsela da soli (spianare loro la strada non li aiuterà a maturare mai)»
«Ogni figlio deve poter avere tutto quello di cui ha bisogno: cosa fai? Non glielo dai il cellulare? E il corso di calcio/danza? (Non fare figli se non puoi soddisfare tutte le necessità)»
«Ma come il nido? Si ammalano di più e poi... Come fai a non sentirti in colpa se piange? (Devi licenziarti e stare a casa)»
Così ci sono infinite fazioni di mamme. Oggi parlero delle due principali: la prima riguarda le madri che tentano disperatamente la perfezione.
Molte siamo passate da quella cruna: corsi on-line su come gestire la rabbia se il figlioletto tira il cucchiaio di passata di rape fin sul soffitto per la centoventisettesima volta (rape perché il top è l'alimentazione sanissima fatta dell'equilibrio di tutti i nutrienti e delle chilocalorie da assumere nelle 24 ore, come dice la pediatra ultravegan su instagram); pagine facebook dove esperte/pediatre/mamme al top, insegnano cos'è meglio per sviluppare l'intelligenza emotiva del proprio figlioletto di tre anni [che tanto si scaccola lo stesso come gli altri e, come gli altri, gira per casa urlando «Tipppalo!!» (ti sparo) facendo il gesto di sparare alla zia Luigina - pacifista e sessantottina, accuserà la mamma di educare un estremista guerrafondaio -]; manuali mostruosamente indicativi pieni di suggerimenti per impostare una comunicazione che miri a rafforzare la libertà personale del figlio che poi a nove anni non accetta di sentirsi dare indicazioni sull'abbigliamento (per cui esce in cannottiera con -16°C)... Ogni mattina, sostanzialmente, una mamma si alza e sa che la sera si sentirà una madre schifosa perché avrà tentato di applicare sedicianta metodi per educare il figlioletto perfetto attraverso cui la gente giudicherà perfetta lei come madre, senza assolutamente riuscirci (e questo le farà odiare la sua maternità e agognerà alla sterilità assoluta per non fare più danni della grandine).
Anni fa io mi lessi tonnellate di testi su ogni tipo di argomento sovraccitato: (anche) poiché la mia generazione è quella che si è accorta che la precedente aveva fallito e quindi, priva di esempi genitoriali (oppure banalmente spaventata dagli errori educativi ricevuti, oppure semplicemente motivata a cambiare il mondo attraverso l'istruzione ai figli verso quello che sente più consono a se stessa), mi sono rifatta a testi di ogni tipo. Sono arrivata a costringere tutta la famiglia a un veganesimo stretto. Ero certa che un misto tra cereali e legumi avrebbe salvato i miei figli da qualsiasi malattia fisica e mentale (ammetto di essere la madre che rompeva le palle ai parenti perché non regalassero armi giocattolo ai figli). Ero dannatamente sicura del fatto che studiare le pubblicazioni di un sacco di esperti che mi dicevano cosa fare per rendere felici i miei figli e come farlo, mi avrebbe del tutto protetto da un futuro nel quale i medesimi figli si sarebbero lamentati di come io ero stata loro madre ovvero mi avrebbe evitato tutte quelle enormi critiche che da figlia ho rivolto ai miei genitori.
Sì perché il dramma è (anche) quello: poiché i nostri genitori sono stati uno schifo, allora noi dobbiamo essere migliori. Però non abbiamo avuto esempi, quindi dobbiamo reinventarci. Se avessimo avuto una relazione genitoriale fatta di errori che noi saremmo stati pronti a tollerare (da figli) o se avessimo avuto genitori che sono stati apprezzabili ("Sufficientemente buoni" alla Winnicott), non ci impunteremmo così tanto a tentare di cambiare, non sarebbe urgente - per noi - essere differenti da loro.
Per farlo, per cavare dal cilindro un coniglio nuovo che non sia lo stesso dei nostri genitori, dobbiamo appellarci ad altro, chiedere aiuto. Insomma: siamo terrorizzati da ogni singola crepa che possa andare a sgretolare l'immagine mentale del perfetto genitore che avremmo voluto essere in barba ai nostri genitori, soprattutto perché temiamo che il medesimo rancore, la stessa valanga di critiche, l'immensa densità di dolore legato alla nostra infanzia e adolescenza del quale parliamo col nostro psicologo, abbia ipoteticamente la medesima evoluzione per i nostri figli. «Noi siamo dovuti andare dallo psy, loro non devono farlo!!» ci ripetiamo sfogliando alle quattro del mattino l'ennesima pubblicazione che fa vacillare per la centomillesima volta le misere certezze educative che possediamo.
L'altra fazione è composta dalle mamme che ammettono sfrontatamente che loro non hanno interesse a nutrire perfettamente il pupo, che se ne liberano volentieri mandandolo al nido, che dopo i tre mesi non allattano perché non hanno voglia di averlo attaccato sempre, che chisseneimporta della perfezione tanto è uguale: loro sono mamme normali. Lo fanno perché ne sono convinte? Lo fanno per essere quelle che prendono di petto tutte le indicazioni che si sentono dire in giro e vogliono dimostrare che sono cose non vere o, banalmente, non importanti? Io, quando ho passato quella fase, giungevo da un periodo nel quale mi ero trovata a confrontarmi col determinismo educativo di chi mi ingiungeva che a una determinata azione educativa, corrispondeva certamente una certa evoluzione nel comportamento dei miei figli. Quindi iniziai a voltare psicologicamente le spalle a qualsiasi indicazione che appariva come scontata o "la migliore". Quindi ho pure passato anche quella fase. Non ne potevo più: soprattutto in quanto, giunta all'adolescenza dei primi due figli - quindi vedevo già comparire all'orizzonte le piccole critiche che adesso hanno prodotto damigiane di assoluta disistima nei miei confronti - tutto quello che avevo costruito attraverso il morboso studio di manuali e manualetti, era inesorabilmente stato pressoché inutile.
Quindi ce le ho tutte. Sono stata tutte queste mamme. Sono stata la "nera", la "bianca" e tutte le stramaledette scale di grigi.
Qual è la via giusta? Non lo so.
Non lo so ancora.
Poi, però.
Poi però ho compreso che Dio non fa mai le cose a caso, e se a me sono stati dati dei suoi figli da allevare, tanto malaccio non devo essere. Inoltre la perfezione non esiste, nella cosa umana (ecco perché "umanizzare" è estremamente limitato e limitante): possiamo sperare e abbandonarci alla ricerca di una santità che aspira a migliorare pianino pianino, ma non siamo che umani.
Ho fatto enormi sbagli da madre, uno dei quali - giusto per - è stato quello di volermi occupare personalmente sempre dell'educazione dei figli credendo che mio marito non fosse in grado di farlo (stramaledetta ideologia pseudo femminista): il risultato è che comunque riceverò critiche dai figli perché comunque loro sono altro da me. Critiche che saranno talvolta legittime (sarò per sempre accusata di: aver fatto piangere la Figlia G da piccola per farla addormentare; aver costretto Lillo a frequentare alcuni coetanei della parrocchia che a lui non stavano simpatici; aver sculacciato figli bizzosi; aver ululato come un'aquila anche solo per essermi sentita stanca... eccetera eccetera) ma talvolta saranno frutto solo di quegli "scatti di crescita" che i figli hanno e che sono tentativi legittimi di sganciarsi dal genitore per maturare una personalità propria. Quando, infatti, alcuni figli adolescenti, mi rinfacciano alcuni miei errori, sono spesso andata indietro con la memoria per ricorarmi cosa mi rispondevano i miei genitori, poi ho mediato, trovando un mio modo di reagire. Quindi tra chi ha sempre scaricato sull'ex coniuge le colpe, chi ha fatto mea culpa ma fino a un certo punto perché poi si stupisce delle mie (oramai blandissime e debolissime ex-accuse che si sono trasformate in un'ammissione che fare il genitore è complesso e tutti dovremmo fare ammenda) accuse di aver compiuto qualche errore di valutazione educativa, io ho scelto il banalissimo - e quasi imbarazzante - "Sono una mamma che tenta di essere sufficientemente buona, che ha tentato di dare il buono ai figli": costoro gungeranno all'età adulta compiendo delle loro scelte, proprio perché saranno altro da me.
Io sono certa che nessuna madre (e nessun padre) sia inadeguata per i suoi figli, nel momento in cui tenta di "stare a galla" guardando ai suoi figli come doni enormi dei quali prendersi cura. Altrimenti detto, tutti i genitori dovrebbero essere messi in grado di accettare il figlio come qualcuno altro da sé, venuto per scombussolare le minime certezze sulla vita, giunto apposta per metterlo in crisi (dal greco, "scelta"), arrivato portandosi dietro un sé tutto particolare e sopraggiunto all'uopo proprio perché la relazione con quel figlio è diversa da qualsiasi relazione con chiunque. I genitori dovrebbero essere aiutati al massimo per capire quanta bellezza ci sia nel trovare mille spunti di vita, ogni giorno che Dio mette sulla Terra: con creatività, umiltà e speranza. E parlo di qualunque genitore: biologico, affidatario, adottivo.
Le madri perfette non esistono, mai. Come non esistono - appena si dà loro la possibilità di aver fiducia in se stesse - quelle imperfette. Le madri esistono e sono quelle adatte ai loro figli. Perché? Perché madri, padri e figli sono tutti figli di Dio.
Nessuna paura, quindi, Mamma.
E papà.