lunedì 5 settembre 2022

Grazie ai papà


Questa la scena della foto. Un papà gioca con dei bambini. 

Tuttavia c'è molto di più.

Vado con ordine.

Nello stabilimento balneare che frequento, c'è un piccolo spazio per giocare: scivoli, castello, casetta. A fianco, un "deposito" di oggetti gonfiabili un po' rotti, un po' dimenticati. I miei figli spesso giocano lì nei paraggi, anche se è un luogo per bimbi dell'età della Pantuffola (duenne). Un pomeriggio tardi di settembre, quando il turismo cala e le temperature diventano più miti, un papà gioca con figlioletta coetanea della Pantuffola, nel parchetto a loro adibito. Osservo spesso i papà e le mamme che giocano con i figli: mi piace osservare cosa fanno e come lo fanno, con tutte le diversità che riguardano il loro essere uomini ed essere donne. Io ho imparato a non essere apprensiva, quando i figli giocano, ma la mia è sopravvivenza. Le altre mamme, forse meno figlimunite e probabilmente più accorte, sono molto più presenti (tipo avvoltoi sul letto della nonna, per intenderci) quando i loro piccoli giocano. Io oso intervenire, me ne sono accorta guardandomi dal di fuori tipo "blocco scena" con l'attore che commenta se stesso, quando temo che i miei figli - abituati al mio perentorio avviso di picchiarsi senza assolutamente pensare di venirsi a lamentare con me (cosa che agevola l'aiuto reciproco e la spalmatura vicendevole di Arnica) - perdano di vista il fatto che diversi coetanei non sono così allo stato grezzo. In quei casi balzo su dalla seggiola sotto l'ombrellone e distraggo con merendebagnopasseggiata: qualsiasi cosa pur di evitare l'intervento delle mamme che planano in difesa di quelli che chiamano "cuccioli" e che quindi s'identificano come tigri che difendono la loro prole dagli altri bambini cattivi che potrebbero nuocere alla loro santa figliolanza.
Quel pomeriggio c'era un papà al parchetto, dicevo. E io ho notato subito l'attrazione che lo caratterizzava. La Pantuffola e sua figlia giocavano da sole, senza che alcuno intervenisse per qualsiasi motivo, innanzitutto. Gli interventi del papà erano gestiti da lontano - non a 30 cm 30, come avrei fatto io - e con voce serena, tranquillona, molto "scialla". Roba del tipo: sabbia negli occhi:"Non è nulla, pulisci e continua a giocare", mani sporche:"Che vuoi che sia? Battile insieme che la sabbia va via", tirata di capelli:"Su, su! Non perdiamo tempo: giochiamo!". Roba che io sarei intervenuta con bottiglietta d'acqua, salviette, pettine e ramanzina sulla gentilezza e eccetera eccetera di mammosità in mammosità. L'attrazione che un papà giocoso provoca sui maschi dai 3 ai 12 anni, è scientificamente provata. In pochi istanti, un gregge di bambini di sesso orgogliosamente maschile, si è appropinquato al parchetto e ha iniziato a giocare. Il papà non ha perso un attimo e ha organizzato un percorso a ostacoli per tutti. Salto, balzo sulla casetta, salto giù, scivolata, corsa, salto su un piede solo, di corsa toccare il recinto, via! via! via! di nuovo! Muoversi! Su! Non frignare! Aspetta il tuo turno! Macché pizzicotto: ma vai, corri! Non perdere tempo!

Nel giro di 5 minuti, almeno una decina di bambini correvano, saltavano, imparando a:
- rispettare il proprio turno ("Non si supera solo perché sei più grande!");
- aiutare il compagno più piccolo ("Che fai? Non lo aiuti? Ooooh: tutti bisogna aiutarsi!!");
- non lamentarsi di piccoli dispetti tra avversari ("Madddddai che vuoi che sia! Piantala di lamentarti e pensa a correre!!");
- dare un peso oggettivo ai piccoli infortuni ("Coraggio! Vai a sciacquarti e riposati due minuti! Poi torna qui");
- divertirsi ridendo come matti, sudati, stremati...

Dopo essersi stancati per bene, l'esercizio era quello d'imparare a fare le verticali (come in foto): tutto condito da solleciti ("Bravo! Così!") e suggerimenti pratici. 
Certo: probabilmente era un papà allenatore o forse abituato ai ragazzini. Forse semplicemente uno che ci sapeva fare. Tuttavia ho ripensato ai racconti della Tata che riguardano il suo papà, che per passione ha allenato decine di ragazzini del quartiere povero di Viareggio, salvandoli da una vita di possibile e rischiosa illegalità. Gratuitamente, per trent'anni, ha motivato, sgridato, urlato, premiato, lodato un sacco di ragazzi che senza di lui, probabilmente, non sarebbero finiti benissimo. Ragazzi che hanno raccattato pacche di bontà, ma anche sberle per essere stati bulletti. Ragazzi che lo chiamano ancora per fargli gli auguri. Ragazzi che s'informano sulla sua salute. Ragazzi che, adesso, sono padri e mariti felici.

Nelle nostre scuole vedo insegnanti donne e bidelle, ma quando c'era Marzio, il bidello sordomuto, alla scuola elementare di mio figlio, c'era ordine, durante l'intervallo. Ora Marzio fa il nonno felice, ma la sua assenza si vede. Quando vedeva lo Sposo in moto a prendere Lillo, non aspettava che parcheggiasse e si addentrasse nel gregge marasma di mamme che prende i figli direttamente dalle mani delle insegnanti, ma gli faceva cenno da lontano e indicava a Lillo dove si trovasse il papà, lasciandolo andare. 

Presente quel giocoche fanno i papà che lanciano i figli in alto? Cosa c'è di più chiaro del modo che i papà possiedono di stare coi figli? Quando mai - anche per forza fisica - noi mamme potremmo mai pensare di fare così?

Che dire dello Sposo che porta Checcolens e il Piccinaccolo a pescare, ferma la barca in mezzo al mare, fa indossare i giubbotti di salvataggio legati alla barca e lancia (lancia proprio) i figli a nuotare intorno alla barca? Oramai Checcolens lo fa pure senza giubbotto di salvataggio. Roba da farmi saltare il cuore... e infatti lo fa quando io non ci sono. Perché se io ci fossi salterei per aria! Ululerei come una chioccia di non farlo! E dov'è il giubbotto di salvataggio!? E stai attento agli squali (non ci sono nel mar Tirreno ma magari ne compare uno che si è perso)! E Santo Cielo stai attento!! 
Insomma, una noia mortale!

Ecco: oggi ringrazio i papà. Ringrazio i papà che non ascoltano le paranoie delle mamme; che non intervengono se due bambini si stanno confrontando; che mettono i figli sulla bici e lasciano che si sbuccino le ginocchia; che non stanno sull'uscio di casa ad aspettare muniti di tachicardia che i figli grandi tornino a casa e che - con uno sguardo di ghiaccio - sgridano i figli che sono tornati in ritardo.

Grazie papà che fate i maschi, che educate gli uomini!