venerdì 29 aprile 2022

Viva la mamma

Se io fossi la Cristoforetti, mi girerebbero assai. La Boldrini dice che è vergognoso che alla Cristoforetti sia chiesta la sorte dei figli mentre lei sarà nel cosmo a fare cose delle quali io non ho idea. Lei – la Cristoforetti – potrebbe serenamente rispondere da sola alla Boldrini chiedendole di non essere usata come il simbolo di un femminismo che vede nel distacco materno dalle pareti domestiche una sorta di evoluzione darwiniana vincente, rispetto alle povere mentecatte che se ne stanno patriarcalmente controllate a fare da serve ai piagnistei dei figli.



Agli uomini non viene chiesta – dice la Boldrini – la sorte dei figlioletti, quando partono per lavoro. Questo, però, lo dice lei che non ho idea di che gente conosca. Quando mio marito – per scappare dalle roventi riunioni di condominio che spesso sono fonte di esaurimento di pazienza – se ne va per mare tipo Capitano Nemo, a cercare qualche pescetto da arrostire sulla brace, i figli mi chiedono di lui 3792 volte ogni ora. Certo, chiedono di lui poiché, nel loro menage quotidiano, lui c’è. Sono abituati alla sua presenza. Quindi, quando non c’è, è la persona più desiderata di tutta la famiglia: mensole coi trucchi che si staccano dal muro; macchinine telecomandate improvvisamente bloccate; televisione che non funziona… insomma, se il papo è assente, il mondo crolla.

Poi ci sono le mamme che forse la Boldrini non ha mai visto negli zoo che ha frequentato: quelle docili (sono sarcastica) personagge che stanno coi loro figli e, come se non bastasse, non solo non lo vedono come un enorme sacrificio, ma sono pure compiaciute della vita che conducono. Certo, il fatto che queste bestie rare che quasi certamente – direbbe la Boldrini – hanno subìto un lavaggio del cervello mostruoso sia dalla cultura patriarcale (la medesima che è stata stroncata dall’opzione di dare il cognome della madre alla prole), sia dalla cultura che mette su un piedistallo le superdonnemamme, esistano effettivamente sul pianeta Terra, è un grosso problema culturale.

Ecco perché prendere una come la Cristoforetti che, molto semplicemente, avrebbe potuto divulgare le proprie imprese lavorative senza spiccicare parola sulla sua famiglia, è una strumentalizzazione interessante che, tanto per cambiare, butta benzina sull’argomento “mamma”.

Sì perché l’incaponimento sui social che è sortito da chi ha manifestato il proprio pensiero sulla privacy della famiglia Cristoforetti – Ferra, si è concentrato principalmente, per me, su alcuni spunti: certamente il lavoro della Cristoforetti è fondamentale per tutta la società; sicuramente la famiglia Cristoforetti – Ferra è proprio organizzata in questo modo: ogni tanto mamma va via e poi torna, ogni tanto va via papà e poi torna (organizzazione che va benissimo e che non andrebbe pubblicizzata come originale a destra e a manca, se l’obiettivo è quello di una normalizzazione delle abitudini che ogni famiglia si crea); mamma Cristoforetti ha messo al mondo due figli che si adatteranno al fatto che il loro menage familiare è quello di avere una mamma e un papà che sono impegnatissimi; è fondamentale avere qualcosa con cui agire sulla cultura e sulla realtà circostante, al di là di quello che si può organizzare all’interno delle proprie mura domestiche, per poter lasciare un segno sull’attuale storia umana; la figura del papà che si occupa dei figli facendo la sua parte, ossia non sostituendo mamma né scimmiottando una figura pseudomaterna, ma semplicemente facendo il papà che sta coi figli quando mamma non c’è, è da valorizzare; ogni famiglia che una donna e un uomo creano, è a sé stante e nessuno può fornire un giudizio sulle conseguenze sui figli delle scelte che quella famiglia compie.

Tutti questi spunti sono interessanti e condivisibili.

Personalmente io sono assolutamente sicura al mille per mille che come madre ho compiuto danni inenarrabili sui miei figli, sia quando lavoravo (orari indefiniti notturni e diurni, spesso lontana da casa, talvolta addormentata e stanca in orari nei quali ero richiesta sveglia e attiva), sia quando ho optato per stare a casa per occuparmi di loro (il che è quasi un ossimoro: sto a casa perché i figli hanno bisogno di me, e il risultato è che finiranno dallo psicoterapeuta nel giro di una decina d’anni), quindi esprimermi sui possibili danni che le scelte di mamma Cristoforetti, è ridicolo. Quello però che devo poter fare, oltre che dare una chiave di lettura su quello che a me interessa – ovvero il futuro della nostra società – è prendere in considerazione i bambini.

Sono certissima del fatto che tutti i genitori creano problematiche psichiche nei figli, qualunque scelta compiano dal punto di vista familiare e lavorativo. E allora perché osannare (spesso) le donne come la Cristoforetti? Lei ha optato per una mammitudine che tiene molto in considerazione il suo ruolo lavorativo e la sua posizione professionale. I suoi figli ne saranno orgogliosi? Ma io sono sicura che sì, in un futuro diranno che la loro astromamma è stata davvero una bravissima mamma anche a migliaia di miglia dal pianeta Terra. Però non si può dire a una mamma normale che ha appena steso i panni e fatto i conti per la spesa mensile destinata alle cure mediche, che i suoi figli saranno orgogliosi di lei. Quello no perché la prima mamma dimostra che le donne possono fare tutto (bastava tirar fuori sante come Gianna Beretta Molla, Caterina da Siena, Benedetta della Croce e Madre Teresa di Calcutta) e che per farlo non devono temere di stare lontane dai figli (tanto c’è il papà); la seconda mamma è una sorta di macchietta da fumetti anni ’70 dove le mamme sono delle povere ignorantotte che mettono il soffritto a cuocere alle 8 del mattino mentre, sbuffando e borbottando, raccolgono in giro per casa i panni da lavare. Le prime hanno vinto l’idea che fare la mamma significa sacrificarsi, le seconde sono la prova scientifica che essere madri vuole dire sacrificarsi.

Se tutte le mamme e ogni mamma, attraverso la sua personale idea di mammitudine (che per quanto mi riguarda muta ogni 48 ore), va bene ed è la dimostrazione vivente che essere madri va bene in qualunque modo lo si faccia, non servirebbero migliaia di parole in difesa della Cristoforetti o altrettante parole in accusa della Cristoforetti. Basterebbe dire che sono tutte belle le mamme del mondo («Son tutte belle le mamme del mondo/Quando un bambino si stringono al cuor/Son le bellezze di un bene profondo/Fatto di sogni, rinunce ed amor/È tanto bello quel volto di donna/Che veglia un bimbo e riposo non ha/Sembra l'immagine d'una Madonna/Sembra l'immagine della bontà/E gli anni passano/I bimbi crescono/Le mamme imbiancano/Ma non sfiorirà la loro beltà»).

Però non è così. Perché le mamme che optano per lavorare non vanno bene perché abbandonano i figli per fare altro, le mamme che sono obbligate a lavorare non vanno bene perché sono certamente sofferenti della loro condizione, ma le mamme che stanno a casa a fare le casalinghe nonostante il fatto che avrebbero dovuto/potuto lavorare, sono quelle veramente pessime. La Boldrini, se potesse, le cancellerebbe.

Mio marito avrebbe lavorato volentieri per l’Aeronautica, non l’ha fatto perché voleva una famiglia e perché sapeva che i bambini hanno bisogno anche di un papà, oltre che di una mamma. Che per un uomo di 21 anni figlio di due generazioni di padri assenti, mi pare una bella conquista. Perché lui la pensava e la pensa così? Perché aveva una mamma bravissima ma assente perché voleva lavorare (avrebbe potuto non farlo, ma la educarono che si possiede valore solo se tale equivale a un valore monetizzabile). E l’assenza di mamma lui l’ha sentita non solo con uno sguardo adulto sulla sua infanzia di bambino cresciuto (ottimamente) anche dai nonni, ma con uno sguardo di figlio che non ha potuto godere della vecchiaia di sua madre, scomparsa prematuramente. Certo, ragionare sempre sulle disgrazie e sul dolore personali non va bene, non è oggettivo ed è certamente una fallacia argomentativa (come confutare la bontà della Vitamina C, affermando che non è vero perché a me fa venire il mal di stomaco), ma la vita non è fatta di teorizzazioni e teoremi, ma di mille esperienze singole.

I bambini hanno bisogno di mamma e papà: questo so che potrebbe shoccare la Boldrini, ma è fisiologico. Ascoltare il bisogno che i bambini hanno di mamma e papà non è asservire gli adulti ai capricci dei tiranni in pannolino e babbucce, è un dato di fatto. Com’è un dato di fatto che il bisogno di mamma e papà muta a seconda dell’età dei figli, ma rimane. Un lattante ha bisogno di mamma che lo culli e di papà che lo cambi. Un infante ha bisogno di mamma che lo abbracci e di papà che gli legga un libro. Un bambino ha bisogno di una mamma che gli infonda coraggio e di un papà che gli faccia fare da solo. Un fanciullo ha bisogno di una mamma che lo ascolti e di un papà che lo guidi. Un adolescente ha bisogno di una madre che lo accolga e di un padre che gli sia d’esempio. Un adulto ha bisogno di una madre e di un padre dei quali prendersi cura. In tutto questo breve excursus ci sono le migliaia di variabili date dagli eventi della vita, ma prima di dire che certamente i bambini della Cristoforetti godranno nel sapere di avere una mamma coraggiosa che racconterà loro della bellezza del cosmo e che salverà il mondo con le sue ricerche spaziali, ricordiamoci sempre che i bambini sono tutti uguali e che amano sempre e comunque mamma e papà, ma ne hanno comunque bisogno: sono progettati così dalla natura (Dio, per chi è audace).

Un’ultima considerazione al di là della Cristoforetti che certamente è una madre ottima, ma che non mi rappresenta in quanto io continuo a pensare che avrebbe potuto aspettare qualche anno prima di rimettersi in pista. Non sto dalla parte della Cristoforetti, che pure stimo professionalmente quanto almeno le mie amiche suore brasiliane che si occupano di orfani, poiché è il simbolo di una mammitudine della quale io ho rispetto, ma della quale ho paura. Più ci si concentrerà sulle infinite qualità delle madri, meno ci sarà spazio per i figli. Più si loderà una donna che lascia i figli per lavorare, meno si loderanno le madri che con infinita e altrettanta gioia, stanno a casa coi figli. Se son tutte belle le mamme del mondo, allora stiamo sui figli, sulla loro storia di figli e sul ruolo fondamentale che una madre può avere nella vita di un figlio (non parlo del padre perché il contesto riguarda la mammitudine della Cristoforetti e su quello che è stato strumentalizzato dalla Boldrini). La Madre delle madri ha riscosso un successo enorme anche standosene in disparte, anche non apparendo la protagonista.

Viva la Cristoforetti, ma viva un po’ anche Lina (che piange perché il compagno l’abbandonata per una ventottenne e ora fa orari mostruosi al lavoro e non vede i figli piccoli), viva Moizza (che ha combattuto il cancro solo perché il figlio raggiungesse un’età nella quale potesse avere dei ricordi con lei), viva Josanna (che in giovanissima età ha dato in adozione Marisol e spera stia bene), viva Sabrina (che si è fatta licenziare perché suo figlio è autistico), viva Laura (che non ha potuto avere figli, ma è una zia fantastica)…

Viva tutte le mamme.

Viva tutti i (diritti dei) bambini.