Ci sono domande molto interessanti che mi vengono rivolte da genitori alle prese coi primi figli, o giusto per curiosità. Sono spesso uguali tra loro, così ho pensato che potrebbe essere interessante ricevere qualche risposta da me (in corsivo), ma anche da altre mamme "numerose".
Un paio di annotazioni: ho deciso di non inserire qui le questioni economiche, questo perché sto cercando di elaborare risposte più articolate grazie all'aiuto di amiche molto più competenti di me.
Inoltre non ho inserito molte questioni "educative" perché ne ho scritto molto in questa specie di 'Diario di Bordo': magari è utile leggere dei miei errori...
1) La desideravi fin dall’inizio, una famiglia numerosa?
- No assolutamente, sono la quinta di 7 figli e non ci pensavo proprio, poi abbiamo perso il nostro primo bambino e scoperto la grazia che la vita non ci appartiene e da lì... abbiamo 8 figli
No. Non era nei piani né miei, né mio marito.
2) Come posso convincere mia moglie del fatto che avere una grande famiglia è il dono più grande del mondo?
- È una grazia, prega
Rassicurandola e vivendo a fianco a lei, giorno per giorno. Più l’aiuterai e lei sentirà di non essere sola nella quotidianità, più sarà tranquilla. Dovete fare squadra!!
3) Come fate a gestire gli impegni e vita sociale di tutti i figli in modo equilibrato e secondo le inclinazioni di ciascuno senza far pesare eventuali rinunce? PS non ne faccio solo un discorso economico. Io mi riferisco a necessità "basiche". Ad esempio la gestione degli sport (spesso diversi a orari diversi) o inviti di qualche amico .... A mio parere sono necessità irrinunciabili x i bimbi e ragazzi.
Capisco l'origine della domanda: il termine "rinuncia" ritorna spesso nelle questioni che mi vegono poste. Si tratta di una sorta di 'Spada di Damocle' che affligge i genitori moderni.
In realtà i nostri figli, nel nostro mondo materiale e materialista, non solo non debbono mai sopportare delle rinunce, ma hanno di che vivere abbondantemente con il superfluo. Ho imparato a mie spese che un figlio può possedere tutto (io ero figlia unica con quattro nonni molto benestanti: se affermo che avevo tutto, non sto scherzando), ma poi può trovarsi in mano con un mucchio di mosche (quando i miei si sono separati, di quel tutto non me ne sono fatta nulla).
I miei figli sopportano rinunce? Sì, ma non ne fanno questione di manchevolezza, ma una questione di privilegio. Quando chiedo loro - a età nelle quali alcuni discorsi si possono fare - se manca loro qualcosa, mi viene risposto che no, anzi: si rendono conto che hanno il sufficiente per farli sentire dignitosi. Questo attiene anche i discorsi sull'"inutile", tipo il cellulare. Adesso come adesso, sono quasi più loro che si sono resi conto della tirannide educativa dell'oggetto in questione. Certo, prima dei quindici anni è difficile accettare di essere gli unici a non possederlo, ma non è complicato comprendere il presupposto educativo col quale il genitore motiva i propri punti di vista.
I figli non sono sciocchi: tutt'altro. Diamo loro fiducia!
Per quanto attiene gli sport abbiamo cercato di fare gruppo tra fratelli (attualmente per tre abbiamo risolto così) e di farci fare dei “pacchetti famiglia” (tutti ce ne hanno sempre forniti di vantaggiosi).
I più grandi hanno fatto lavoretti per mettere via due lire e hanno trovato luoghi da raggiungere autonomamente (la palestra, ad esempio).
Quando si è trattato di gestire incontri con amici, gite scout, compleanni di amici eccetera, ci siamo accordati con gli altri genitori: se è pur vero che spesso ho chiesto passaggi ad altre famiglie con pochi figli e quindi più libere, è anche vero che noi abbiamo il pulmino e abbiamo scarrozzato contemporaneamente figli altrui. In sostanza ci scambiamo un po' i figli tra famiglie (da noi non manca il pane con il cioccolato: mi pare uno scambio equo per un trasposrto in macchina).
Quando i figli dopo i 10 anni vengono coinvolti nell’andamento economico della famiglia e negli aspetti organizzativi, non avanzano richieste che sanno non essere consone (: non ci pensano neppure e non la vivono come mancanza) e si organizzano in modo autonomo chiedendo passaggi agli amici o conoscendo i mezzi pubblici.
5) Come avete trovato casa? Come gestite gli spazi?
Vivevamo, fino al figlio 5, in 60 mq organizzati molto bene. Poi iniziammo a guardarci in giro. Provvidenzialmente il proprietario di una vecchia ed enorme casa – che pretendeva un prezzo altissimo – ci conobbe tutti assieme e si commosse perché gli ricordavamo la sua famiglia d’origine: il prezzo fu drasticamente abbassato. Gli spazi sono tenuti in ordine da tutti: dopo i 5 anni tutti rifanno il loro letto, portano gli abiti sporchi nel cesto e riordinano quelli puliti che vengono distribuiti in catini nominali. Nessuno è esentato dai lavori domestici: l’unico che ci siamo tenute solo noi donne adulte (io e la figlia grande) è lo stiro poiché lo facciamo in una stanza adibita a lavanderia dove ci concediamo l’ascolto di convegni, lezioni universitarie, film e serial tv senza essere disturbate. Mai piegare i panni e stirarli fu più gradito…
6) Come si fa a sopportare una famiglia numerosa?
Non nascondo che talvolta sia impegnativo e rumoroso. Specialmente quando uno solo dei figli di età superiore ai 10 anni si alza storto, “contagiando” gli altri. Tuttavia ci sono molti vantaggi: quando avevo figli solo piccoli, avevo bisogno di baby-sitter e donna delle pulizie, per tenere tutto in equilibrio. Quando i quattro figli maggiori hanno raggiunto un “ventaglio” di età abbastanza maturo, l’unica che talvolta collabora con noi è una baby-sitter per la figlia piccola (che poi è un’amica che, in cambio, ci lascia i suoi figli a pranzo poiché è lontana dalla scuola). Per il resto, tutti sono abituati a darsi da fare, tantoché abbiamo risparmiato nelle pulizie e in molto altro.
7) Riuscite a ritagliarvi del tempo a due? Come? Avete nonni o amici o vicini di casa che vi aiutano concretamente?
- Assolutamente sì, stringendo la cinghia ci siamo ritagliati una serata per noi da quando i bimbi erano piccoli, una mamma e un papà felici fanno i figli felici.
- Certo! Chiamiamo la babysitter e ci godiamo una serata in tranquillità.
Questa questione mi viene posta spesso da chi ha figli solo piccoli, quindi che debbono essere seguiti e ancora non sono affidabili per fratelli di età inferiore. Infatti fino a che i primi due non hanno raggiunto l’adolescenza, avevamo sempre bisogno di amici coi quali “scambiarci” i figli per consentirci, a vicenda, piccoli momenti di coppia. Sono essenziali, in mancanza di parenti disponibili, le “famiglie di famiglie” ovvero quegli amici coi quali ci si sostiene nelle difficoltà o nelle necessità.
8) Come vivono i primi figli l'arrivo degli ultimi fratelli?
- I miei primi 6 sono molto vicini e forse per questo era come stare sempre con una novità in casa ed erano felici, mi sono preoccupata quando dopo l'ottavo, le più grandi, continuavano a pregare per una sorellina che però non è arrivata.
- Quando ho annunciato l’arrivo di un’altra vita hanno sempre accolto con gioia la notizia, anche ora che aspetto il quinto.
Con enorme curiosità e gioia. C’è sempre un “bambino nuovo” da toccare e curare.
9) Come si fa a offrire una vita spensierata ai più grandi (senza responsabilizzarli troppo e opprimerli)?
La vita spensierata ce l’hanno quando sono liberi dalle pretese che la società fa loro. Quando non si sono adeguati alle mode e hanno capito che l’anticonformismo è vantaggioso. Nessun figlio in età post-adolescenza (dopo i 17 anni circa) si sente oppresso o troppo sovraccaricato di responsabilità che non sente di poter affrontare: hanno vissuto serenamente molte situazioni che i coetanei non sarebbero riusciti ad affrontare (cacca di neonato strabordante o cena improvvisata da preparare perché mamma e papà sono a partorire il fratellino o gestione fratelli piccoli perché mamma deve stare dietro a nonna bis vecchietta): questo fa sentire loro completi e molto “gagliardi”. È sempre stata data loro fiducia e sono sempre stati rispettati nei limiti che loro ponevano alle nostre richieste.
Fornire responsabilizzazione non è mai opprimere, anzi: a seconda della situazione fa sentire capaci. Ogni età possiede le sue capacità: per esempio tutti sono in grado di aiutare il fratello minore nei compiti. Quando si giunge ai 12/14 ani, lo si fa anche mentre si fa altro (sbucciamento patate, ad esempio): non nascondo che le femmine sono un tantino più abituate a fare due cose contemporaneamente.
10) Le famiglie numerose abbisognano di un’organizzazione, un po’ gerarchizzata, tipo militare?
Diciamo che i giorni di pioggia abbisognano di regole ferree perché la casa non sia messa a ferro e a fuoco da orde di barbari in piena tempesta emotiva da “chiusura in casa obbligatoria”. Circa gli orari di scuola, i pranzi, i turni per il recupero ad attività extrascolastiche, ci sono tabelle di marcia degne delle accademie militari.
11) Quale preghiera usi quando non vuoi urlare?!
Prima urlo. Me lo concedo. Anche le mamme sono umane e hanno emozioni e sentimenti. Poi, dopo aver spruzzato della Propoli in gola, spiego cosa mi ha provocato l’uscita “del drago”. Talvolta non ce n’è bisogno: i bambini possono essere piccoli, ma non sono sciocchi: sanno comprendere perfettamente se hanno superato il limite.
12) Il rapporto di coppia come cambia
Cambia, è vero. Perché c’è sempre bisogno di abbracciarsi, di frequentarsi, di ascoltarsi. Tuttavia basta poco per ritrovarsi, per impegnarsi a ritrovare un po’ di tenerezza. Se il nervosismo e la stanchezza vengono vissuti dal coniuge come bisogni di ascolto e accoglimento reciproci, si creano momenti di equilibrio. Il tutto dipende da un solo fattore: l’intenzione di impegnarsi.
13) Come fate le vacanze? Che auto avete?
- Quest’anno abbiamo fatto un mese e mezzo di mare, ma non facevamo una vacanza da due anni. L’ultima volta siamo stati ad Assisi.
- Abbiamo una Touran 7 posti, usata e non ultimo modello ovviamente!
Affittiamo case in montagna o troviamo amici di amici con case che possono prestarci. Abbiamo un camioncino 9 posti.
14) Come creare collaborazione? Come convincere tutti che serve collaborazione? Lo chiedo per me che aspetto il quinto.
Vivendola. Nessun bambino che vede, annusa e sperimenta la collaborazione tra genitori o tra la mamma e le sue amiche, pensa che ci sia qualcosa di strano nel darsi una mano reciprocamente. Certo: quando i bambini sono piccoli, è più difficile: quando poi cominciano ad avere 8/10 anni, l’aiuto in casa dovrebbe venire spontaneo… Fino agli 11 anni, tuttavia, è necessario ripetere, chiedere e spiegare: «Mamma fa una cosa per te, tu fai una cosa per mamma».
In famiglia la regola d'oro è "reciprocità".
15) Trovi il tempo, e se sì come fai a trovarlo, da dedicare nella tua giornata a ciascun figlio/figlia?
I figli hanno tutti età diverse: un bimbo di 3 anni non ha le medesime esigenze di ascolto di uno di 17. I figli più grandini si concedono qualche chiacchierata dopo cena, quando i piccoli già dormono. Quelli piccoli hanno spesso solo bisogno di coccole diurne (un gelato) o notturne (la nanna abbracciati).
16) Vuoi tesserarti con l'ANFN?
L’Associazione Nazionale Famiglie Numerose è un buon supporto d’informazioni. Poi ci sono altri gruppi, come il Forum delle Associazioni Familiari. Bisognerebbe sempre cercare di trovare dei gruppi (parrocchiali, di cammino) dei quali sentirsi parte e coi quali condividere i propri interessi.
17) Come vi posso ringraziare?
Facendo conoscere alla società che ci sono ancora mamme e papà felici di esserlo.
18) Come fai quando capitano quelle giornate in cui i figli sono intrattabili?
- Difficilmente sono tutti tutti intrattabili...sanno che si posso alternare a rompere le balle...due balle al giorno ciascuno.
Grazie al Cielo non sono intrattabili contemporaneamente. Inoltre, dopo una certa età, se ci si è alzati dalla parte sbagliata del letto si è in diritto di sentirsi nervosi, ma in dovere di non “passare per le armi” chi non c’entra con il proprio stato emotivo: bisogna un po’ risolversela chiarendosi le idee oppure confrontandosi con chi vi è attrito.
19) Mi piacerebbe sapere come si organizza nella quotidianità una mamma di famiglia numerosa
A tabelle di marcia e molte sveglie al cellulare.
20) C'è un momento in cui una mamma capisce che è meglio lasciare il lavoro o ridurlo significativamente? Io ne ho 4 e la fatica di tener tutto insieme mi sta sfibrando!
Ero angosciata quando smisi di lavorare: poi ho compreso che nulla ripaga di più dello stare coi figli. Nessun limite economico può valere di più di loro. Inoltre la maternità – l’ho visto in tante donne – amplia lo sguardo lavorativo: consulenti dei “metodi naturali”, dell’allattamento, del “portare in fascia”… tante donne hanno proprio imparato altri mestieri, dopo la maternità.
Inoltre una piccola riflessione: i figli crescono. Se uno si esercita guardando la propria vita dall'alto, si accorge che c'è tempo per lavorare dopo che i figli piccoli sono cresciuti.
21) Come mantieni le facoltà mentali intatte?
Porto i bambini a un Campo gestito dalla parrocchia e dai ragazzi della casa famiglia fondata dal mio parroco: pulire le stalle degli animali, o riordinare gli spazi associativi mentre i bambini corrono tra le spighe di grano, mi ritempra. Fare qualcosa per gli altri, per chi ha bisogno. Inoltre ho la fortuna di un’amica con la quale ci ascoltiamo e ci appoggiamo a vicenda.
22) Come riesci a trovare intatto nel frigo lo yogurt che avevi comprato SOLO per te?
Lo metto dietro a quello che a loro non piace.
23) Lo sapete che avete donato ad ogni vostro figlio una ricchezza unica, i fratelli e le sorelle un tesoro unica grande eredità?
Lo spero con tutto il cuore.
24) Come trovi il tempo per stare (parlare non di pannolini, spesa, organizzazione) con tuo marito?
- Io e mio marito non parliamo quasi mai dei figli... O meglio non sono sempre al centro dei nostri discorsi, abbiamo anche altri interessi: non siamo solo genitori!
Spesso dopo cena. Talvolta “scappiamo” lasciando che i figli grandi si organizzino con quelli piccoli. Basta poco.
25) Come fai ad avere la pazienza per tutto e tutti?
- Generalmente non ne ho molta, ma vedo che in certi momenti/situazioni è richiesta, quindi sto imparando ad esercitare anche quest’arte.
Sono la persona meno paziente che esista. E, già che ci siamo, non sono né empatica, né possiedo capacità comunicative accomodanti e pedagogicamente accettabili. Sono una persona normale che sbaglia ogni giorno, e ogni giorno tenta di migliorarsi. La pazienza è un dono reciproco come il perdono e la carità. Si va avanti accettandosi e accogliendo l’altro. Inoltre spesso, quando io non ho pazienza, c’è un fratello che ne dispone un po’ di più, quel giorno. Essere una squadra implica collaborazione nel bene e nelle difficoltà.