domenica 15 settembre 2019

I genitori perfetti? Non esistono...



Quale mamma è perfetta?
Quale mamma potrebbe essere definita "normale"?
Quale mamma non subìrebbe un processo quotidiano da parte di esperti di vario genere, se la sua vita di genitrice fosse pubblica?
Personalmente verrei giustiziata in pochi istanti senza neppure un'udienza.
- nutrizione: i miei figli mangiano tutto a qualsiasi ora. Spesso le patatine prima di cena e i biscotti dopo pranzo. Se l'esperto fosse vegano sarei nei guai in quanto possiedo un figlio che non si farebbe problemi a comportarsi come un Neanderthal.
- medicina: da noi la Tachipirina è un toccasana. In assenza di questa, un po' di Ribes Nigrum e via. Sui vaccini potrebbe aprirsi una botola con sotto i coccodrilli: io sono piena di dubbi e non seguo il calendario vaccinale (sono una sì-vax, ma quando i figli sono sani e pronti). In più, giusto per partito preso, se dietro una procedura medica c'è un guadagno, non percepisco onestà da parte di chi mi spiega quella procedura oppure non mi sento libera d'intraprendere un'altra strada, per me è argomento chiuso: non mi fido e mi assumo le mie responsabilità. Vale pure per le vitamine e per qualsiasi altra procedura medico-chirurgica.
- movimento: la mia famiglia è composta da pigri. E, oltretutto, sono una fautrice della non attività pomeridiana. Il pomeriggio si gioca a casa. Si sta insieme. Si fa merenda assieme. Se qualcuno vuole fare un'attività sportiva, se la scelga vicino casa e ci si rechi a piedi. I miei figli amano stare con gli amici a giocare al ristorante, se sono tutti assieme, altrimenti personalmente sostengo attività sessiste, che di solito sono spontanee.
- parità di genere: come affermato più in alto, da noi non esiste. Tutte le femmine e le amiche femmine amano cosmetici e 'belletti' (come li chiama la Nobis), stanno ore a disegnare abiti e ad applicare appiccichini di gioielli estremamente pacchiani e vistosi sui loro progetti d'abbigliamento, chiacchierano cicalecciando di segreti che implicano parole d'ordine per entrare in camera, progettano grandi magioni con il Playmobil, composte di mamme, figlie eccetera, che fanno la spesa e insegnano nelle scuole parentali del paesino. Le femmine adolescenti hanno sempre colori di capelli e pieghe da migliorare, attori mascolinissimi da commentare, abiti da abbinare. E sempre qualcosa da raccontarsi. Nota bene: le femmine sono esentate dal portare fuori la spazzatura da settembre a maggio, a causa del buio. Per ciò che attiene i maschi, da noi ci sono sempre cattivi da arrestare, ladri da cogliere in flagrante, eserciti da preparare (impersonando il plotone o usando i soldati del Playmobil che, nel tempo libero, coltivano zucche e pascolano mucche), soldatini da esercitare e coi quali tendere trappole ai conigli nell'erba (preciso che i conigli dedicano sguardi disinteressati, ai soldatini). I maschi sono quelli che sollevano sacchi della spesa. 
- scolarizzazione: ho già avuto incontri ravvicinati del terzo tipo. Ho fatto educazione parentale e sono già stata al centro di dispute mostruose (ivi compresi parenti che si sono rivolti al dirigente che mi mandasse i carabinieri a casa per costringermi a mandare i figli a scuola: grazie a Dio il dirigente, valutando la situazione, mi ha avvertito e mi ha pure detto che ho dei parenti 'discutibili' dai quali guardarmi). Alcuni dei miei figli non sono in pari con gli anni scolastici e ragionano con la loro testa (la mia pericolosa primogenita e le domande a trabocchetto al consultorio). In più, come se non bastasse, credo fermamente al fatto che le scuole non debbano insegnare educazione affettiva e sessuale: se ai genitori interessa che qualcuno insegni ai loro figli l'uso del preservativo, che imparino loro ad avere relazioni coi loro figli. Aggiungo che se qualche individuo 'esperto' si azzarda a dire qualcosa sulla sessualità ai miei figli senza il mio permesso, sono pronta a fargli un colpo di telefono. Inoltre, giusto per completare, sono del parere che i genitori dovrebbero poter scegliere la scuola a loro più consona, anche privata. 
- economia domestica: a volte ho bidoni dei panni sporchi che potrebbero prendere vita grazie alla presenza dei calzini dei maschi di casa (ben cinque). Qualsiasi assistente sociale fissata con la pulizia, potrebbe sospettare la presenza di troll al bagno della mansarda, regno indiscusso del maschio adolescente.
- linguaggio: ho influenze livornesi da parte di madre e brianzole da parte di padre. I miei figli  piccoli mi rimbrottano spesso stile Forrest Gump: " 'F' questo, 'F' quello... e ogni volta che diceva quella parolaccia con la 'F', tutti applaudivano" e mi dicono che dovrei comunicarlo al mio sacerdote. Il malcapitato si mette a ridere perché, confessando il numero oltraggioso di parolacce, aggiungo altro carico dicendone altre. Infatti forse è meglio un buono parolaccia: consegno quella e vale una confessione.
- stile educativo: temo che i miei urli irripetibili si sentano a chilometri. È probabile che tutti i bambini del quartiere, dagli otto ai tredici anni, si mettano a sparecchiare o rifacciano il letto, quando sentono quelli che la figlia maggiore descrive sarcasticamente come 'toni soavi'. Tutti i miei figli hanno pronunciato, almeno una volta nella vita: "Mamma ti odio! Sei la peggior mamma che poteva capitarmi!". E io, che ovviamente sono perfida, ho sempre controbattuto che "D'altronde è così: rifattela con Chi ti ha consegnato a questa famiglia", troncando ogni tentativo di protesta. Purtroppo non sono una madre che teme che i figli non le vogliano più bene se vengono sgridati: mi rendo conto di affermare un'eresia pedagogica, ma i miei figli non sono "liberi" di autodeterminarsi (hanno delle opzioni che io fornisco loro) e sanno bene che l'amore passa anche dai limiti e dalle proibizioni (spiegate, motivate, discusse, ma in nessun modo mutabili). A cagione di questo porto la prova che la figlia diciottenne approvò i limiti all'uso del cellulare, dopo neppure tre anni da quando se ne lamentava. E, so che è gravissimo, mi ringraziò.
Inoltre, come se non bastasse, i miei figli sono obbligati: a rifare il proprio letto (prima di andare a scuola); a organizzarsi in autonomia l'ordine nella propria stanza (pena la raccolta dei giochi in un sacco dell'immondizia); a riporre nei propri armadi la biancheria pulita; a tenere d'occhio il livello di sporco del grembiule; a prepararsi pane e Nutella (e il nutrizionista prende appunti) per scuola; a controllare la cartella; a fare i compiti (per le domande di matematica, storia e geografia c'è il fratello maggiore, per italiano e le lingue, la sorella maggiore) e a spazzare in salotto dopo che è stata fatta la merenda. Ovviamente i miei figli non posseggono quasi mai nulla di abiti nuovi: si va sul riciclo. Inoltre, giusto per chiosare, credo fermamente nel ruolo dei premi e delle punizioni, tanto che le punizioni se le infliggono in autonomia (tra l'altro non ho figli delinquenziali, per cui il massimo è stato: "Ho preso l'esame a settembre di inglese, perciò non vado dal parrucchiere per tutta l'estate" affermò con certezza la figlia maggiore tempo fa). È scontato il fatto che sino alla prima media non ci sono cellulari che tengono, forse in seconda superiore si può accedere a WhatsApp. Forse. I regali di Natale dipendono anche dalle pagelle (se ho fiducia nell'insegnante) e da un numero copioso di altri fattori. Circa i compleanni non sopporto i regali di classe (quelli che implicano la raccolta soldi da parte di mamme volontarie) e chiedo sempre, piuttosto, pensierini personali liberi (ovvero il regalo va fatto se hai voglia): in questo modo i miei figli ricevono piccoli oggetti anche personali, ma fatti col cuore e in amicizia. Lo so, questo è grave: prima dei quattordici anni nego ai parenti di regalare soldi per compleanni o Natali. Lo trovo diseducativo e triste: chiunque vuole del bene ai miei figli, li conosce e sa cosa piace loro. 
Merito l'ergastolo.
Essendo fondamentalmente un'asociale, oltretutto, sto lontana da festicciole di compagni di scuola (tra l'altro 5€ a regalino per compagno di classe, è un insulto): i miei figli sono stati abituati ad avere relazioni d'amicizia sincera e leale, perciò fanno differenza tra un compagno di scuola e un amico: col primo ci si va d'accordo ma nel periodo di scuola, col secondo c'è un legame profondo fatto di scelta reciproca. Casa è sempre aperta per tutti e, però (nota ahimé dolente), io sono una di quelle madri che tratta i propri figli e i loro amichetti nel medesimo modo: se fai bene, bene, se fai male, ti raccatti la sgridata.
In più, come se non bastasse, sono un'appiccicosa coccolosa e melensa mamma italiana. Dormono con me per tempo indicibile e li allatto pigramente ad oltranza. Aggiungo la ciliegina sulla torta: sogno di averli in casa per sempre, loro e tutte le loro famiglie. Insomma un dramma per dei pedagogisti che odiano le mamme a contatto. 

A questo punto torno a monte: a meno che una madre non sia deliberatamente cattiva e non compia gesti atroci nei confronti dei figli, una madre ama i propri bambini: siano figli biologici, siano adottivi. Cattiva direttamente o indirettamente (copra azioni ignobili di altri), ovvio. Con l'avvento della pornografia e derivati schifosi e abbominevoli, anche le madri si sono trasformate in roba mostruosa (sfatiamo il mito femminista che vuole che la cattiveria sia solo maschile). Con le droghe e la cancellazione dei principi morali, l'essere donna non è più sinonimo di dolcezza o bontà.
Dovrei aprire una parentesi su tutte le linee pedagogiche fatte di frasettine dell'esperto di turno sui social network e composte da massime discutibili coniate a casaccio da autori di testi metodologici per genitori: il vero professionista non scrive cosa fare e fornisce bibliografia accurata.
Tuttavia, e nonostante basta che una madre sia perfida per rovinare l'intera categoria, la stragrande maggioranza delle madri è "Sufficientemente buona", come diceva Winnicot. Può essere stanca, può cucinare male, può essere disordinata, ma a volte è mancante perché sulle madri ricadono pesi enormi, ed essendo spesso sole come cani (le famiglie contadine potranno essere state terrificanti come tutti dicono dicono, ma non si moriva soli e c'era sempre chi aiutava), l'errore non è della madre, ma di chi non aiuta, non partecipa, non corregge (perché no? Se io voglio bene a un'amica, collaboro anche al suo bene se le insegno qualcosa, se la redarguisco e la consiglio, oltre che supportarla) e gira la testa dall'altra parte. La madre che sbaglia esiste, ma non dimentichiamoci che le ultime generazioni non hanno brillato per essere pedagogicamente valide: basta guardarne gli effetti. Certo, questo non è minimamente una giustificazione: affermare che si è madri discutibili per causa di chi ci ha preceduto, non è corretto. Si può rimediare con la volontà (non siamo opossum) o grazie all'aiuto esterno che però, attenzione, non ci aiuta né eliminando la nostra responsabilità ("Poverina, non è mica colpa tua: è colpa di mamma"), giustificandoci ("Hai il diritto di fare ciò che ti senti") o sollevandoci dal nostro ruolo ("Siccome per alcuni parametri non sei perfetta, allora ti leviamo i figli").
I figli amano la mamma, spesso nonostante le sue infinite pecche. Talvolta perdonando errori mostruosi. Spesso scusandola quando divengono genitori a loro volta. 
Non dimentichiamoci che per una madre che sbaglia, vi è una quantità impossibile da numerare di mamme che, con amore, sacrificio e dedizione, si dedicano ai figli che sono anche malati e talvolta in difficoltà. Per una madre vomitevole, ce ne sono milioni che s'impegnano perché ai loro figli non manchi nulla.

Sono mesi che la faccenda Bibbiano sconvolge tutti noi. Tutto questo marasma è nato con l'avvento degli esperti. E con l'avvento dell'idea che i figli debbano essere educati dallo Stato. Ciò che mi rammarica è che l'istituto dell'affido e dell'adozione, con le loro pecche, siano spesso parte di un sistema che realmente vuole il bene dei bambini. Conosco molti genitori adottivi o affidatari che fanno un lavoro ottimo nel dare una famiglia a bambini che non ce l'hanno. Purtroppo invece c'è chi ne ha approfittato per ideologie e, soprattutto, per tornaconti economici e politici. 
Le madri non sono perfette: ne conosco alcune che hanno compiuto tanti errori sia prima di esserlo, sia dopo. E non voglio sollevarle dalle loro responsabilità. È mia intenzione però affermare il fatto che ogni madre che cerca di fare il meglio per i propri figli, ha diritto di essere aiutata. Persino la madre drogata del film il Corvo, che sin da giovane mi commuoveva, comprende che aveva sbagliato e può migliorare. Senza andare nel tragico, basterebbe davvero essere dalla parte dei bambini che, nella maggior parte dei casi, amano tanto mamma. 
Il caso Bibbiano mi ha stomacato per come i bambini siano oggetto di un diritto. Per come i figli siano una moneta di scambio. Per come i figli divengano parte di lotte nelle quali la madre è contro il padre. Il padre è contro la madre. E i figli vengano usati costantemente come armi. Anche da persone esterne. Esperti, questi ultimi, che credono di sapere cosa sia meglio per un figlio (di altri), che si ergono a soldati di un'ideologia che inesorabilmente pensano di essere quella corretta. Penso a chi, approfittando di una diffusa mancanza di relazione tra genitori e figli, assume un ruolo confuso tra l'essere un vice-genitore (per età) e essere migliore amico (per azioni compiute). Penso a sanitari che pubblicizzano (tra le acclamazioni), di far abortire le minorenni durante l'orario di scuola senza che i genitori lo sappiano o acquistano pillole del giorno dopo con la promessa, da parte della minorenne, di non diventare adulta giudicante (come i genitori, evidentemente, bigotti e patriarcali: tanto i termini usati sono questi. Potrei anche aggiungere omofobi e razzisti che è di moda e fa chic). 
Siamo diventati genitori irresponsabili perché gli esperti hanno voluto che fosse così: così non si può essere genitori giovani perché si è incapaci (ovviamente lo spauracchio è quello di perdere il divertimento e il godimento della vita), non si può essere genitori capaci prima di un certo numero di punti (carriera, lavoro ecc.: chiediamoci perché la politica non muove un muscolo per aiutare i giovani a fare famiglia quando è giusto), non si può essere bravi genitori se non si ha un certo livello di benessere (casomai lo Stato ti leva i figli, non ti aiuta) e si è bravi genitori solo dopo una certa età (così entrano un po' di soldi tramite la procreazione assistita). Ovviamente si da per scontato che il genitore non possa decidere sul figlio, per cui se questo non sa di che sesso si sente, lo Stato gli fa decidere cosa fare grazie agli esperti che sono tanto bravi e divengono i migliori amici dei figli perché danno loro la triptorelina.

Ecco. Io sono una pessima madre. Ho elencato le mie pecche. Chissà se un esperto sondasse i miei figli, cosa verrebbe fuori.
Ma nessuno tocchi la mia famiglia. 
Neppure chi ha tre lauree.
Coi miei figli mi relaziono io.
Torniamo a essere genitori dei nostri figli: parliamo con loro, educhiamoli per primi, stiamo con loro, litighiamoci - piuttosto - ma non perdiamo neanche il contatto visivo, uditivo, olfattivo e tattile. 

PS il Mari sottoscrive tutto, ma è a pescare. Per chiunque si lamenti del fatto che ho usato la parola 'madre' e non la parola 'padre', chiedo scusa. È possibile rimediare sostituendo i termini e diversificando alcune cose prettamente femminili con quelle maschili. I padri non sanno nulla delle feste degli amichetti né si ricordano le classi dei figli. E quando dicono "No", è quello. Non ci sono appelli. Circa lo sfiorare i figli, i padri non spiegano né dialogano. Lo dico agli esperti di turno, ci tengo ad avvisarli. Il Mari è stato quello che quando la maestra di uno dei figli gli chiese se questi piangesse per un "Qualsiasi disagio familiare", non le rispose neppure (il racconto sulla vicenda di Cigols, qui). Il giorno dopo lo ritirò dalla scuola. L'eloquenza del pescatore.