«Sì lo so, mamma» risponde sorridendo Lannina. L'espressione è di chi sapeva bene che non sarebbe sfuggita alla situazione, un mix tra l'arrendevole al proprio destino e la consapevolezza dell'essere nel torto.
Prima di essere accusata di perfidia mammesca, un paio di considerazioni. Lannina regna su una stanza molto grande composta da quattro pareti. Due sono un mobile a ponte con due letti (ovviamente uno dei due sarebbe per la Pantuffola, ma adesso è occupato da Cigols che ha la sua stanzina in mansarda, ma per adesso temporeggia poiché il buio... il legno che scricchiola... insomma, adesso non può proprio dormirci) sormontato da armadi (per adesso stipato di abiti dei maschi di ogni età e per tutte le stagioni, dal quale si pesca ogni qualvolta all'intero quartiere manca qualsiasi capo di abbigliamento dai 5 ai 14 anni), e un mobile enorme con cassetti e armadi; le altre due pareti hanno le finestre, ma sotto c'è la scrivania con due posti e una libreria. Ora: Lannina - campionessa number one in Diversamente Ordine - riesce a distribuire appuntifoglipenneevidenziatori (migliaia di mille colori diversi)libriquaderni sulla scrivania, compresi abiti da lavare e abiti già lavati senza un apparente sistema di distinzione.
Inoltre, quando qualcuno possiede in cuor suo sufficiente coraggio e apre gli armadi, rischia di essere travolto da un'orda barbarica nero-verde-bluastra, composta da abiti appallottolati in modo allucinante.
Chiara la faccenda?
Capito il motivo della minaccia?
Mi capita sovente di essere direttamente o indirettamente accusata di lassismo educativo per il semplice motivo che tengo in braccio i miei figli quando ne hanno bisogno e che, magari, permetto loro di fare qualche "capriccio" (= pianto nervoso talvolta senza apparente motivazione importante tra cui annoveriamo l'assoluta necessità di mangiare un lecca-lecca poco prima di cena, per esempio) e magari di assecondarlo (chissenefrega del lecca-lecca prima di cena. Furbescamente sarà il primo e ultimo che capiterà in casa da qui all'inizio della tua scuola superiore, figlio scassapalle duenne). Chiariamo subito, quindi, un rapido concetto: i bambini sono bambini. Da che mondo e mondo talvolta piantano grane per cose che noi adulti abbaimo difficoltà ad accettare (sopratutto se le nostre grane non sono state ascoltate quando eravamo piccoli: la coazione a ripetere è un rischio altissimo).
Alcuni genitori ritengono che queste cose siano talmente stupide che preferiscono assecondarle senza star lì a menare tanto il can-per-l'aia, spesso pensando che i bambini sono così e non succede nulla se talvolta vengono assecondati perché poi cresceranno e passerà, oppure sono intenzionati a concedergliele perché in quel momento non si ha voglia di sentire il figlio piangere e insistere.
Altri genitori ritengono quelle cose molto diseducative e preferiscono assolutamente evitare che i propri figli abbiano tali richieste ritenendole eccessive, poiché i bambini devono capire che non si fanno capricci su cose sbagliate come mangiare un lecca-lecca prima di cena.
Alcuni genitori ritengono che queste cose siano talmente stupide che preferiscono assecondarle senza star lì a menare tanto il can-per-l'aia, spesso pensando che i bambini sono così e non succede nulla se talvolta vengono assecondati perché poi cresceranno e passerà, oppure sono intenzionati a concedergliele perché in quel momento non si ha voglia di sentire il figlio piangere e insistere.
Altri genitori ritengono quelle cose molto diseducative e preferiscono assolutamente evitare che i propri figli abbiano tali richieste ritenendole eccessive, poiché i bambini devono capire che non si fanno capricci su cose sbagliate come mangiare un lecca-lecca prima di cena.
I genitori spesso attraversano entrambe queste gamme educative e tutte le colorazioni che si trovano nel mezzo: spesso molto dipende dalla stanchezza, dall'età del pupo, dalle situazioni, da quanta rottura di scatole suscita il parente spaccapalle che deve sempre sfracassare i sacrosantissimi su tutto quello che il genitore decide (in linea di massima si tratta dei genitori dei genitori che non hanno un grammo di fiducia nei figli e nella loro capacità educativa, e devono mettere bocca su tutto...). A scanso di equivoci io mi sono trovata a picchiare uno dei miei figli perché lo stress dato dal parente invadente era talmente alto, che non ero capace di gestirlo: ho sbagliato poiché quello da non ascoltare sarebbe stato il parente saputello, ma purtroppo è così. Ce la prendiamo coi bambini più piccoli e questo è molto brutto. Ho chiesto scusa, ho tentato di rimediare e oggidì mi tappo le orecchie da critiche/suggerimenti/minacce («Se non fai così, vedrai che tuo figlio...bla bla bla»).
Io mi annovero nel primo gruppo per quanto riguarda alcune richieste che a mio modestissimo avviso sono ascrivibili nell'insieme "richiesta fisiologica" perchè i bambini - so che affermo quasi un'eresia - sono esseri umani (dormire abbracciati, coccole appiccicose, chiacchierate serali, biscotti a ore improbe, piccoli regalini periodici senza particolari ricorrenze, schifezze per merenda e poco altro: tutte cose che anche gli adulti richiedono qua e là, concedendosele abbondantemente) e mi colloco nel secondo gruppo per quanto riguarda situazioni che ritengo "irricevibili" (disordine nelle camere con bambini maggiori di 8 anni, non sistemazione adeguata di panni lavati e piegati, turnazione in sparecchiamento e apparecchiamento, urli in orari fuori luogo - 21/7 -, note dei docenti quando questi hanno ragione, gesti di consapevole maleducazione tra fratelli a partire dai 12 anni in poi e ben poco altro). Sulla scuola sono altalenante e mi concedo di decidere di volta in volta: se Cigols mi chiede di non andare a scuola perché non ce l'ha fatta a studiare, ma sapeva di dover approfondire tal materia nei giorni passati che ha speso a giocare a pallacansestro nonostante i miei richiami, posso anche mettermi a ridere come la regina di Biancaneve, e poi dire «No, vai a scuola e chiedi scusa alla maestra» (la risposta è sempre: «Ci ho provato» con una scrollata di spalle e uno scuotimento arrendevole della testa, pronto ad affrontare il patibolo). Se Lannina è piena zeppa di roba da fare e rischia di prendere un votaccio inutile, posso anche cedere e farle saltare quell'ora di scuola. Ovviamente tutto dipende dalle situazioni e dal fatto che capiscano, nel caso abbiano commesso un errore, che la scuola è fattibile se ci si organizza bene. Metto sempre al primo posto il dialogo, l'ascolto delle emozioni, le diverse opinioni... anche se la mia reazione preferita ricorda Crimilde quando, una volta bevuta la pozione, fa la risata da vecchia strega...
Oggidì osservo una lacerante adultizzazione dei bambini piccoli che sono chiamati a comportarsi in modo del tutto anti-fisiologico, capovolgendo del tutto la natura delle cose (faccio fede all'articolo precedente, ma risulta sempre imperante l'abitudine di credere prioritaria l'indipendenza del neonato/bambino ossia l'abbandono a se stesso e la coercizione a tempi adulti tra scuola e impegni extrascolastici), ed osservo il fatto che verso gli undici anni (lasso di tempo tra i 9 e i 13 circa), quando dovrebbero davvero iniziare a essere lasciati crescere e responsabilizzarsi, i ragazzini e le ragazzine vengono infantilizzati (ma pure ragazzi e ragazze ben grandicelli). Come? Rispondendo a qualsiasi capriccio mostruoso (adesso è possibile definirlo sì un capriccio!!) dato dalla pressante richiesta di avere, che ne so, social network o chissà che altro. Perché viene detto di "sì" a tutto? Semplice: perché è più semplice (come già spiegai qui).
Sto parlando di un'inversione pedagogica mostruosa e diametralmente opposta a quella che dovrebbe poter essere: un bambino di 3 anni dovrebbe poter avere via libera al gioco, alla fantasia, alle favole, ai disegni... E invece si ritrova spesso all'essere sballottato costantemente da una parte all'altra della città, tra attività e impegni. Oppure un bambino di 8 anni dovrebbe fruire del tempo per il gioco libero, all'aria aperta con "attività" computerizzate o televisive ridotte all'osso (possibilmete a zero): invece spesso è il contrario. Un adolescente dovrebbe dedicarsi ai propri doveri di casa (letto e riordino), alla scuola, alle attività con gli amici all'aria aperta, e invece spesso vive in casa trattando la stanza e gli impegni familiari come fosse in albergo, magari è privo di orari di rientro e attinge economicamente alle sostanze familiari senza responsabilità. Senza contare il fatto che a partire dall'età in cui viene fornito lo smartphone (occhio di non rispondermi che poverini-piccini non potevano fare altro che avere un cellulare a causa della DAD: marchio come indecente questa risposta. I miei figli sono sopravvissuti senza cellulare e senza videochiamate agli amichetti), il rischio di cercare robaccia schifosa tipo porno, è altissimo (sui rischi della pornografia e di come ho tentato di ovviare ai rischi, mi dedicherò in un articolo a parte).
Sto parlando di un'inversione pedagogica mostruosa e diametralmente opposta a quella che dovrebbe poter essere: un bambino di 3 anni dovrebbe poter avere via libera al gioco, alla fantasia, alle favole, ai disegni... E invece si ritrova spesso all'essere sballottato costantemente da una parte all'altra della città, tra attività e impegni. Oppure un bambino di 8 anni dovrebbe fruire del tempo per il gioco libero, all'aria aperta con "attività" computerizzate o televisive ridotte all'osso (possibilmete a zero): invece spesso è il contrario. Un adolescente dovrebbe dedicarsi ai propri doveri di casa (letto e riordino), alla scuola, alle attività con gli amici all'aria aperta, e invece spesso vive in casa trattando la stanza e gli impegni familiari come fosse in albergo, magari è privo di orari di rientro e attinge economicamente alle sostanze familiari senza responsabilità. Senza contare il fatto che a partire dall'età in cui viene fornito lo smartphone (occhio di non rispondermi che poverini-piccini non potevano fare altro che avere un cellulare a causa della DAD: marchio come indecente questa risposta. I miei figli sono sopravvissuti senza cellulare e senza videochiamate agli amichetti), il rischio di cercare robaccia schifosa tipo porno, è altissimo (sui rischi della pornografia e di come ho tentato di ovviare ai rischi, mi dedicherò in un articolo a parte).
Come se non bastasse, chi ritiene urgente sollevare dal fango questa gioventù sfatta di testa che accoltella professori e si fa bocciare perché non crede più nella bellezza della vita, dà la propria priorità all'applicazione di regole e limiti. Ora, chi mi conosce sa che nel mio libro ne parlo abbondantemente raccontando anche del fatto che in passato dare regole e limiti ai miei figli più grandi degli undici anni (quando cominciano a criticare l'adulto) mi mandava in crisi e mi sentivo in colpa. Chi non lo ha letto, lo legga (pubblicità progresso). Purtroppo le famose regole e i famosi limiti vengono dati per lo più a bambini che non hanno spesso la maturità di comprendere che quei limiti e quelle regole potrebbero essere utili in un futuro (un diciottomesenne se ne sbatte del fatto che lo zucchero fa male, un ottenne non è interessato al fatto che la castità sia un Bene, un quattordicenne non è interessato al fatto che da grande dovrà essere certo della propria Fede perché sarà contrastato dal prof di filosofia), perché schiacciare i bambini piccoli è più facile e perché si pensa che prima imparano meglio è. Quindi per cercare di trasmettere le proprie convinzioni si adultizza il bambino in ogni aspetto della vita, pensando di avere a che fare o con un cretino, o con un furbone. Il pregiudizio è sempre il medesimo, conscio o inconscio che sia (spesso di acquisizione generazionale inconscia). Il piccolissimo problema è che attraverso l'imposizione di regole e limiti quando c'è bisogno di dare piccole indicazioni, e con solo delle piccole indicazioni che paiono spesso suppliche quando in realtà ci vorrebbero regole e limiti, l'educazione si capovolge completamente. I bambini piccoli hanno milesettecentotrentacinque impegni quotidiani, mentre gli adolescenti hanno poca roba da fare e spesso sono soli per tutto il giorno
Se quello che interessa è allenare i giovani a farsi un'opinione propria – il famoso ‘pensiero critico’ - (che di solito è quella diversa dal mainstream e quella trasmessa dai genitori, qualunque essa sia) è indispensabile creare una relazione basata sulla fiducia e sulla convinzione di avere a che fare con persone intelligenti, magari piccole o giovani, magari che hanno ancora molto bisogno dei genitori per imparare a esprimere sensazioni, emozioni e convinzioni, ma certamente capaci di possedere idee personali. E questo è indispensabile farlo coi propri figli sin da piccoli. Prima di tutto la fiducia, quindi: se piangi so che c'è qualcosa che ti nuoce, so che hai bisogno di me, so che vuoi starmi vicino, so che hai bisogno dei miei abbracci. Se un bambino è costretto a crescere con un adulto che non è amorevole e che non si fida comunque di lui, giungere all'abitudine di mentire è un rischio fortissimo. Questo l'ho notato in varie situazioni soprattutto in famiglie molto ideologizzate (occhio perché anche la religione è spesso trattata come un'ideologia): da chi ha deciso che la famiglia deve essere vegana e costringe il figlioletto di 7 anni a rubare le merendine ai compagni pur di mangiare altro che non sappia di soya; da chi ha deciso che la figlioletta deve frequentare la scuola libertaria eccetera eccetera, ma poi se la creatura di 8 anni non sa gli affluenti del Po o non ha idea di cosa siano gli articoli determinativi, la prende a sberle; da chi ha deciso che in casa non ci deve essere la televisione che fa tanto male, ma costringe il figlio a rubare il cellulare e andare su youtube per guardare poi chissà cosa (rischio di andare su canali pericolosi molto alto); da chi ha deciso che il figlio non deve vedere l'altro genitore e costringe il figlio a farlo di nascosto; da chi ha deciso che la castità è un bene fondamentale e controlla tutto della figlioletta che poi a 16 anni torna con un tatuaggio di un teschio sul polpaccio... insomma: se io desidero per i miei figli una mente libera, io genitore devo fidarmi dei miei figli, devo avere l'umiltà di crescerli sapendo che posso sbagliare e chiedere scusa, devo aprire dei confronti, e non sto dicendo che sia facile! Tantissime innumerevoli volte mi sono trovata a non sapere se fidarmi dei miei figli (purtroppo siamo talvolta costretti a ripetere quello che subiamo nell'infanzia, il che non è sempre semplice ma ci si può fare se abbiamo l'umiltà di chiedere aiuto ai professionisti) e ho apertamente ammesso l'errore: dove sta il problema? Essere genitore non è l'essere infallibili, ma educare. E l'educazione si fa con la semplicità, con la consapevolezza che nessuno sta su un piedistallo. Ci si mette a tavolino, a seconda delle età. Si parla, ci si confronta, ci si rispetta, ci si dice di cosa si ha paura, con franchezza. Per iniziare a compiere un cambiamento nel modo in cui ci si potrebbe relazionare coi figli, volendo instaurare con loro un rapporto basato sulla verità, è importante – a mio avviso - guardare razionalmente al dolore che si è provato da piccoli attraverso le scelte dei nostri genitori (se è questo il sentimento che proviamo). Questo può solo facilitare un processo non solo di crescita e maturazione in quanto siamo o diventeremo genitori anche noi, ma può far bene alla relazione coi nostri genitori per perdonarli dei loro errori (se li abbiamo vissuti come tali).
Chissà quanti errori ho commesso, chissà quanti ne commetterò. Ma nessuna paura, il figlio avrà le mie scuse. E se c'è un amore forte al mondo è quello tra genitori e figli.
PS: Lannina ha riordinato la stanza. Andrà al ballo. Indosserà un abito nero e gli anfibi. No comment.