sabato 3 dicembre 2022

Ricordi di scuola

«Sono lieta di poter affermare con certezza che finalmente il Liceo delle Scienze Umane ospita la perfetta parità di genere in quanto non è più una scuola per sole donne!!!» e giù un grande applauso con tanto di mamme di maschi, futuri studenti, che esprimono gioia e sollazzo per tale spettacolare notizia.

Che tanto spettacolare non è assolutamente.

«Come è oramai stabilito scientificamente, non c'è un genere più portato alle professioni di cura!!» è la frase conclusiva pronunciata dalla Nostra.

Ma che diamine sono le "professioni di cura" ed è vero che non hanno "genere"?


Maestro Giovanni Gibelli (1904-1999)

Chi era costui? Questo signore è stato il maestro elementare del Nonno Gianni presso le scuole di via Palermo a Milano, negli anni '30 (il Nonno nacque nel 1927). Ne ho ritrovata la foto tra le migliaia di ricordi che custodisco. Il Nonno ne parlava con affetto.

Solo una persona corta di memoria può non sapere che nel passato le scuole elementari e medie non erano i ginecei che sono diventati ora. Sì perché da qualche decennio io vedo solo maestre e professoresse. Pochissimi i docenti uomini, presenti soprattutto alle medie. 
In tutto io ho frequentato ben tre scuole magistrali a cavallo con la riforma delle scuole superiori quando divenne obbligatoria la formazione quinquennale: eravamo tutte donne in tutti e cinque gli anni. All'epoca noi venivamo formate per diventare maestre di scuola dell'infanzia, mentre agli istituti magistrali si formavano le insegnanti delle elementari. Dopo le scuole venne la riforma che obbligava la frequenza dell'Università: scienze dell'Educazione (triennale) per chi avrebbe insegnato nelle scuole dell'infanzia, scienze della Formazione Primaria (quinquennale) per chi avrebbe insegnato alle scuole elementari. Fu poi definitivamente fatto il cambiamento in Liceo delle Scienze Umane (l'appellativo "scienze" mi ha sempre dato l'idea di qualcosa di asettico) e in Corso di Laurea in - daccapo - Scienze della Formazione (chissà che fine faranno questi laureati quando non esisteranno più bambini...).

Quando noi della scuola magistrale prendemmo la maturità presso l'istituto magistrale di Firenze, i maschi erano molti di più ("molti" è un eufemismo: al massimo erano tre in classi di 25), noi eravamo solo ed esclusivamente femmine. Mi pare ovvio: se da una parte le educatrici della scuola dell'infanzia (noi frequentavamo per il tirocinio anche gli asili nido dove avvenivano discussioni "a cappello in terra" su chi avrebbe passato il tempo coi piccini della sezione lattanti) si trovano in una posizione spesso materna nei confronti dei bambini (a tre anni non tutti si ricordano di fare pipì nel gabinetto, alcuni usano il ciuccio, altri si addormentano dopo pranzo), chi invece si rapporta con bambini a partire dai sei anni circa, ha a che fare con bambini che - chi prima, chi dopo - debbono concludere la prima classe che sanno leggere e scrivere. Quindi prima dei sei anni c'è sicuramente un'abbondanza di "istinto materno" (esiste ancora? È legittimo possederlo e mostrarlo per le giovani donne o vengono bacchettate di essere delle future "schiave del patriarcato" dalle docenti favorevoli alla parità di genere?), mentre dopo è importante tutta una serie di capacità (di ascolto, di empatia... e naturalmente una dose di autorevolezza non indifferente). Capacità che hanno anche gli uomini, ovviamente, in modo diverso rispetto alle donne (ovviamente, mi viene da commentare di nuovo). 

Nel fantastico libro di Giovanni Mosca, Ricordi di Scuola, si racconta di una scuola dove di insegnanti uomini ce n'erano tantissimi, soprattutto - ma non era una regola scritta - in classi maschili. Quindi, esattamente, la dichiarazione della professoressa di cui sopra, pare peccare di difficoltà di memoria: i mestri c'erano, eccome. E tanti di loro hanno certamente lasciato il segno nel cuore dei loro allievi. 


Certo, mi si potrebbe ribattere che una volta i maestri maschi fossero severissimi. Tuttavia la mia amica Roberta, mia coetanea, può confermare che pure le maestre non erano da meno e se devo tirare in ballo la mia esperienza di madre, chi mi conosce sa gli enormi danni che alcune insegnanti femmine hanno sui miei figli (effettuo un calcolo velocissimo: Figlia G, insegnanti pessime 3 alle elementari e 4 alle superiori; Lillo, insegnanti pessime 2 alle elementari, 2 alle medie; Cigols, insegnanti pessime 1 alle elementari... Così, giusto per sottolineare che è pur vero che una volta c'erano maestri e maestre severi (spesso violenti), ma la mancanza di violenza fisica e magari la propensione ad assecondare i bambini, non fanno dell'insegnante una persona di qualità...

Passiamo alle "professioni di cura": può dirsi l'insegnante di scuola elementare un professionista che "si prende cura"? No. La sua professionalità sta in ben altro (e questo non significa che una maestra mnon può consolare un bambino di 7/10 anni). Le educatrici dell'asilo nido, le maestre della scuola dell'infanzia, come le ostetriche, le infermiere del nido... queste sono "professioni di cura". Esistono ostetrici? Sì, ma non ne ho mai visto uno nei parti in casa (Michel Odent, Federic Leboyer, Lorenzo  Braibanti assistevano a casa aiutati dalle loro doule), nelle situazioni nelle quali la partoriente ha bisogno di contatto (Michel Odent stesso dice che le partorienti hanno bisogno di ostetriche che siano come madri). Infermieri nei nidi qualcuno, è vero, ma meno rispetto alle donne. Così pure negli asili nido e nelle scuole dell'infanzia... quindi non raccontiamo sciocchezze e, se ce ne fosse bisogno, un riassuntino: