venerdì 15 aprile 2022

Col naso all'insù

Lillo è diventato maggiorenne. 

Lannina ha compiuto tredici anni.

Quanti avvenimenti nella piccola famiglia in questa Quaresima.

La mentalità aggressiva che era sopita in decenni di pseudo-politicamente corretto, è ritornata fuori dopo quasi otto decenni dall'ultima guerra. 

Quanti accadimenti nella grande famiglia umana, in questa Quaresima.


Se c'è una cosa che io temo di questi ultimi tempi, è la povertà d'animo: soprattutto temo la mia. Mi giro di qua e vedo persone che odiano, mi giro di là e sento persone che disprezzano, guardo in basso e percepisco fermento di velenose relazioni. Allora che faccio? Scivolo. Perdo tempo con la mia strisciante esistenza di rettile che ondula il suo misero corpo nella terra e sulla Terra, badando solo ad evitare che qualcuno mi schiacci e cercando solo il modo per nutrire me e, forse, per i miei piccoli. Perdo tempo e mi dimentico spessissimo di guardare in alto. 

Guardare in alto è diventato difficile, presa come sono a scrutare il mio ombelico.

Guardare in alto mi acceca, perché c'è tanta Luce. 

Per contemplare quello che c'è nel Cielo, devo credere a quello che ho nel cuore. Per credere ho bisogno di frugare nella mia mente umana - fallace, limitata - e sperare. La parola "speranza", una delle virtù teologali, è fondamentale. Non è ottimismo, non è ricerca della felicità, non è la decrescita felice, non è l'elogio della lentezza, non è un "volemose bene". La Speranza è la certezza di essere fondamentali e amati.

Come fare per far sentire i miei figli amati? Forse - ho pensato - parlando con loro e ascoltandoli, chiamando il loro nome. Loro debbono poter capire quanto la loro semplice esistenza, per me sia importante. Senza di loro io non sarei quella che sono. Senza la loro presenza nella mia vita, io non potrei neppure pensare di avere un ruolo su questa Terra. La mia Speranza sono loro. 

Maria, la nostra meravigliosa Madre che ci ama dal Cielo e ci vuole portare al Padre, sarebbe stata senza peccato anche se non avesse accettato la proposta dell'Angelo. Lei era stata concepita così. Dio l'avrebbe rispettata nel suo diniego, come fa con ognuno di noi. Lei, attraverso il suo Sì, ha reso fondamentale il suo ruolo di madre, oltre che consentire a Dio di venire al mondo a fare tutto quello che è venuto a fare.

La madre, il suo ruolo, il suo parlare con il concepito, il suo farlo sentire immenso nella sua preziosità, chiamandolo, nominandolo anche ben prima che venga alla luce, trasmette la speranza al figlio. Il futuro sta nei ventri e nei cuori delle madri, nelle parole che le madri rivolgono ai figli, in come le madri pronunciano il nome dei loro figli. 

Il futuro sta in tutti i "Sì" che ogni donna dirà accogliendo la vita dei figli, di ogni figlio.

Sollevare gli occhi verso il Cielo, promettendo a me stessa di strisciare il meno possibile sulla Terra, sta nell'amare il mio stesso ruolo di madre.

Quante cose ho imparato, quante cose debbo ancora imparare. In quante piccole cose, però, posso sperare d'imparare da lei, dolcissima Madre, che in questa dura Quaresima m'insegnerà ancora a sperare.  

Guardo in alto, accecata da una Luce che temo di guardare fino in fondo. Guardo in alto, sentendo dentro di me la forza che il mio essere madre, mi porta avanti. Continuerò a trascinarmi cercando il più possibile di pronunciare quei nomi che mi portano a cercare il meglio di me. Chiedo aiuto, Madre Santa, per portarmi a non guardare solo me stessa, per portarmi alla Sua volontà per me, madre. 

Madre Santa, sii Colei che segna la via della mia maternità. Madre mia e Madre nostra, accoglici limitate e fragili per portarci all'essere madri. Restituiscici la speranza.