sabato 28 marzo 2020

E' tutta colpa delle famiglie numerose? Ma col cavolo!!!


«Dodici figli e ci diamo ancora dentro!!» dice il papà del film "Una scatenata dozzina", uno dei nostri preferiti (ti prego, marito, non ti entusiasmare dicendo che abbiamo ancora posto in mansarda). 
Ma prima della parte positiva, e meramente in quanto donna, mi ritengo libera di lamentarmi un pochino. Lo faccio sulla scorta del fatto che alcuni miei articoli di questo blog sono stati usati per sbeffeggiare chi, come me e tante altre donne, mette al mondo un figlio ogni tanto. L'essere definita 'vacca d'allevamento' è uno dei complimenti più quotati: purtroppo per chi utilizza questo tipo di offesa, avendo alta considerazione sia per le vacche, animali tranquilli e mansueti, sia per chi le alleva con rispetto e attenzione (Genesi 1, 26 «E Dio disse: «Facciamo l'uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza, e domini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutte le bestie selvatiche e su tutti i rettili che strisciano sulla terra» vuole dire di non approfittarsi della propria superiorità in forza e intelletto per sprecare la natura o far soffrire le bestie inutilmente, ma ammaestrare bene i doni che Dio ci ha fatto), l'intenzione offensiva è davvero ridotta al minimo, anche se il tono dispregiativo tocca corde, nell'animo, che risuonano dolorosamente. Ciò che risulta è l'insana quanto diabolica cattiveria umana che, spesso attraverso un nome falso e uno schermo, aggredisce chi ha compiuto scelte differenti e, talvolta, ipoteticamente e ideologicamente incomprensibili. Certo, il fenomeno ecologista vince su molti e, ignorantemente, sfrutta l'idea della sovrappopolazione per aggredire - autoinvestendosi cavaliere della natura - chi, invece che cagnolini o gattini (e non ho nulla nei confronti di tali bestiole), possiede una famiglia umana fatta di due adulti di sesso opposto, e i loro figli (nella fattispecie ricordo anche che noi abbiamo sei conigli). 

Nonostante spesso le mamme di famiglie con più di quattro figli siano donne che vivono gravidanze fisiologiche e parti anche piuttosto naturali (ma quantunque avessero necessità di un taglio cesareo sarebbe lo stesso, essendo oramai un intervento rapido e quasi inconsistente, dal punto di vista del materiale usato), occupando economicamente e materialmente poco peso nel SSN, c'è chi si lamenta apertamente del fatto che con le tasse di ognuno (anche di chi non vuole figli e non ne vorrà mai) tali donne "approfittino" per usufruire del servizio pubblico di assistenza alla gravidanza e al parto. Medesima considerazione nei confronti delle scuole comunali e statali (in realtà non si conosce il fatto di quanto non pesino sulle casse dello Stato, i bambini delle scuole paritarie). Sì perché fare un figlio, figuriamoci più di quattro, è divenuto sinonimo di egoismo - quando va bene - ma anche di incoscienza - quando va male - e, soprattutto, di approfittamento di uno status che è una scelta individuale e, per ciò, non dovrebbe che essere l'ultimo gradino dell'ideale scala dei diritti di una società. Chi ha più di due figli è già guardato come animale raro e accusato di errato utilizzo dei metodi contraccettivi, chi ne ha più di quattro è probabilmente accolito di una setta "cattobigotta" (come leggo che vengono definite a tutt'oggi le persone che tentano di portare avanti con semplicità la propria Fede, magari seguendo anche il Catechismo), certamente un approfittatore di aiuti sociali (se uomo/padre) e una povera sottomessa dal patriarcato (se donna/madre). Ovviamente c'è la "versione porno": l'uomo è accusato di essere uno che non sa contenere gli istinti e la donna una specie di bestia vogliosa. Un quadretto interessante e deludente, non c'è che dire. 

E gli aiuti sociali? Le famiglie numerose non debbono azzardarsi a chiederne nemmeno uno: l'aver scelto di mettere al mondo figli è solo ed esclusivamente problema loro. Gli aiuti, le proposte di Legge, i Decreti, le iniziative economiche rivolte alle famiglie (soprattutto se numerose) possono essere utili in tempo di elezioni, ma no di certo normalmente: questo perché se la famiglia normale, quella composta da una coppia di sesso opposto e dai loro figli, chiede un sostegno - magari anche alle tasse scolastiche, per non parlare della solidarietà al diritto allo studio in scuole paritarie (non tutti i genitori agognano che qualche insegnante introduca esperti senza arte né parte che distribuiscono preservativi in classe) - è spesso solo da accusare del fatto di non aver saputo usare gli anticoncezionali e, di conseguenza, che non può pretendere nulla, ma ringraziare di ciò che riceve (cosa?). Il fatto che i bambini che ora frequentano le scuole, un domani pagheranno le pensioni delle persone che per sport hanno offeso i loro genitori, mi dà - non lo nascondo - un po' noia. Ma fa pure sperare che, attualmente, chi non ragiona e afferma sciocchezze, un giorno maturi e ringrazi i miei, i tuoi, e tutti i figli delle famiglie che ha offeso. E comunque una domanda sorge spontanea: ma chi ce l'ha con chi fa figli, come immagina il futuro dei mestieri, in Italia? Cani, gatti, conigli e porcellini d'India, sono piccole bestiole da compagnia, ma non intervengono in sala operatoria, non guidano tram, non coltivano grano, non insegnano nelle scuole...

Quello che le tante persone che disprezzano, accusando e canzonando tutte le famiglie ma specialmente quelle numerose, non sanno, è che attualmente (nel tempo dell'isolamento e in quello che si prepara in un futuro post-isolamento), far parte di una famiglia numerosa è realmente un colpo di fortuna. La crisi dovuta alla diffusione dell'infezione, ha trovato lo Stato "a piedi". Chi si è trovato solo ad affrontare la solitudine optata per scelta di libertà, si è dovuto ricredere. Una famiglia numerosa è fonte di appoggio, sostegno reciproco, fatica motivata verso il bene di tutti, altruismo, cooperazione, condivisione... Gli anziani membri di famiglie numerose, anche se lontani, vivono degli appoggi anche solo morali dei loro cari: un nonno lontano che riceve anche solo una volta al giorno una telefonata di un nipote, può sentirsi meno distante e abbandonato, per esempio.
La scuola a distanza, grande cruccio di tutti, per chi possiede una famiglia numerosa, è differente: partendo col presupposto che numerosi insegnanti si stanno dando davvero da fare in modo encomiabile (altri meno, ma noi guardiamo al bene e al positivo), l'aiuto che una sorella che fa il linguistico o un fratello che sa la matematica, possono dare ai fratelli minori, è enorme e molto più divertente (Figlia G, so che stai insegnando le parolacce in inglese e in tedesco ai fratelli, non ci vuole l'essere poliglotta per notare il tono col quale vengono usati alcuni termini). La chiusura in casa, e voglio tentare di vederne il lato realmente positivo, ha contribuito a realizzare alcuni fenomeni che io non posso che definire "magie" che prima erano alla portata solo dei bambini di famiglie numerose, ma che ora sono alla portata di tutti i bambini. Parliamo, per esempio, delle attività pomeridiane che, per alcune mamme sono fondamentali per molti motivi tra i quali ci sta certamente quello che assicurare la frequenza di numerose attività, risulta sinonimo di accudimento: mi riferisco al fatto che più volte mi è stato contestato che un figlio non può vivere né senza il corso di strumento, né senza lo sport: tutte attività che possiedono un costo e sono la diretta causa/conseguenza - viene detto - del fatto che bisogna fare pochi figli perché altrimenti non ci si può permettere tutti i passatempi che sono "diritto" dei figli (in realtà i figli sappiamo che hanno ben altri diritti, ovviamente). Quest'ultima considerazione mi fece riflettere molto, tempo addietro, perché è vera: io non posso permettermi tutta una serie di attività extrascolastiche che peserebbero sul bilancio familiare. E ne sono contenta. L'amore per i figli si misura anche da quello di cui dobbiamo privarli: far parte di una famiglia numerosa insegna che non è vero che bisogna dare ai figli tutto, ma che ciò che si dà loro è il giusto. E adesso, in questo tempo che ci sta mettendo alla prova, tutte le famiglie lo stanno acquisendo. I figli debbono relazionarsi coi genitori, che adesso debbono staccarsi dal cellulare per poter dare loro attenzione. Certo, c'è tutta quell'organizzazione di videoconferenze tra bambini, che spinge costoro a pensare che la vita delle relazioni sia possibile tramite social: sappiamo tutti che non è così neppure per i figli unici e che i genitori si trovano in difficoltà nella gestione del bambino. Tuttavia dovranno adattarsi al fatto che si può essere genitori senza computer o tablet, e che oltre la tanto osannata socializzazione - "diritto" anch'esso ultra chiacchierato, ma non necessario realmente - c'è il rapporto con mamma e papà: il bambino vuole "socializzare" coi genitori, non (solo) con gli amichetti o i compagni. Ovvio che in una famiglia numerosa si socializza di più, ma l'adulto deve comprendere che è lui che il figlio vuole, è lui che il figlio desidera, è lui la persona con la quale il figlio deve stare. Il vero diritto (uno dei tanti) dei figli, è la presenza dei genitori!
Sul fronte 'costi' e "diritti" dei figli, non si sente più parlare di compleanni (ossia di quegli accatastamenti di bambini che non si sopportano e di mamme che sparlano di altre mamme) né di raccolte soldi per regali di bambini coi quali i figli si picchiano; c'è un silenzio meraviglioso dato dalla mancanza di assembramenti di mamme fuori dalle scuole e alcuni gruppi whatsapp delle mamme stanno solo attendendo di essere chiusi. Oltretutto, i capannelli di mamme che sparlano dell'insegnante, non esistono più.
I genitori hanno dovuto riprendere in mano i libri di favole, cercare pennarelli, pastelli a cera, fogli per il collage; i genitori hanno dovuto rimettere in piedi relazioni coi figli adolescenti e, bene o male, confrontarsi con costoro (fornire i figli di cellulare e motorino, non equivale a essere bravo genitore); i genitori hanno dovuto constatare che realizzare i compiti dati dagli insegnanti non serve a nulla, perché adesso le insegnanti non possono vedere i compiti e dare un voto al genitore, infatti adesso è più chiaro all'insegnante se un compito è scritto dal genitore (un modesto suggerimento: i genitori debbono confrontarsi con gli insegnanti se il figlio non ce la fa a capire un argomento o se non abbiamo a disposizione una stampante: non c'è nulla di male a scrivere una mail al docente). Alcuni genitori hanno capito che è fondamentale che il bambino/ragazzo sia il più possibile autonomo e sia aiutato a spiegarsi quando non capisce la lezione stimolando la relazione diretta con gli insegnanti. E sono diversi i genitori che hanno accettato il fatto che il voto non è importante quanto un allievo/studente sia soddisfatto dall'aver compreso un passaggio di grammatica, aritmetica o storia...  E questo per me, che ho avuto problemi con figli certificati DSA, è importante.

L'autonomia scolastica, in una famiglia numerosa, è obbligatoria: chi non ce la fa da solo a comprendere un argomento, può chiedere al fratello. Ricordo che rendere autonomo un bambino significa che il genitore non può fare il lavoro dell'insegnante: se il genitore, ad esempio, non sa l'inglese, non deve studiarlo, ma comunicare con l'insegnante le difficoltà del figlio. Non possedere risorse illimitate, è un vantaggio: l'umiltà è meravigliosa. Viceversa, il genitore che pensava di non essere capace di sostenere un figlio nello studio, ha compreso che può farcela: non poter delegare l'apprendimento del figlio, ha mosso la capacità di adattamento nel genitore (più amiche straniere, hanno imparato grammatica e sintassi italiane). I genitori, come dice Franco Nembrini, sono CAPACI di farlo! Non hanno bisogno di tutti quei consigli che si trovano qua e là sui social! Se Dio ha affidato un figlio (o due, o tre, o dieci) a una coppia di genitori, costoro ce la possono fare (magari riponendo fiducia nella Provvidenza).

Noi, per esempio, ci troviamo in questa situazione e comunque i figli stanno al passo col programma: pochi se non nessun computer (il mio è rotto, ad esempio), nessuna stampante (quindi gli insegnanti debbono fornire esercizi sui libri) e, soprattutto, pochissima apertura alle videolezioni delle quali non ritengo sussistere la necessità educativa, prima della quinta elementare. Elementari e medie non necessitano di videolezioni, ma anche solo del testo scolastico: se un allievo non comprende un argomento, è evidente che ha bisogno di aiuto. Aiuto che un insegnante non può fornire con una videoconferenza, ma inviando altri argomenti più semplici e attendendo di poter tornare in carreggiata alla riapertura delle scuole. Un gesto utile può essere la telefonata con l'insegnante, ma molto dell'organizzazione delle piattaforme online, possono servire alle superiori.
La Nobis (maestra dal 1945 al 1992) si è spesso trovata a dare compiti differenti ai suoi allievi poiché tutti i bambini sono diversi e con capacità diverse: escludo che le insegnanti attuali non possano fare lo stesso. 

Ecco cosa può suscitare una fase di chiusura, al di là di piccole grandi difficoltà delle singole famiglie. E io so di poter riporre una fiducia enorme nelle mamme e nei papà: coraggio!

Mi dispiace, per cui, per tutti quei "simpatici personaggi" che offendono chi possiede una famiglia con bambini e, soprattutto, chi ha messo al mondo tanti figli: ne perde in qualità della vita e, certamente, in affetto. E in libertà, laddove questa sia una brutta copia del cosiddetto libero arbitrio, privato della gioia del sacrificio e del dolce giogo della responsabilità.

E sì, lo ammetto, io e il Mari abbiamo solo sei figli, ma ci amiamo proprio come il primo giorno. Anzi, prima. Ci amiamo da quando Dio ha scelto di farci incontrare. E, nonostante l'enorme stanchezza, la mostruosa pazienza nel dover richiedere per la 547° volta di riporre i giochi, la quasi assurda terrificante risposta da fornire ogni giorno alle 12 e alle 19 sul menù del rancio (mi pare di essere la cuoca del film "Il giorno più lungo"), la del tutto assente privacy al bagno per spengere una discussione sulla contesa di un gioco... Bene: io sono felice. Ma non poco.
E anche il Mari, anche se talvolta scappa a fare l'orto nel silenzio...

PS: una nota a margine, ma mica poi tanto.
Adesso che le famiglie (soprattutto quelle numerose) hanno dimostrato di essere realmente importanti per lo Stato, la base fondante di tutta la società, il bene più prezioso, possiamo fare qualcosa? Possiamo ammettere che i figli hanno bisogno di mamma e papà? Che i genitori sono coloro che educano e allevano i medici, i contadini, gli autisti di domani e che il mestiere di genitore è FONDAMENTALE? Lo Stato operi in tal senso, operando per il futuro.