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domenica 2 giugno 2024

L'angelo del focolare (ovvero: quella sfigata della Sagramoso)

Negli anni le congetture sul mio conto si sono moltiplicate e hanno preso contorni sempre più fantasiosi, ed è per questo motivo che ho deciso di fornire qualche risposta con calma.

Questione "realizzazione" personale. Sono diverse soprattutto le donne di ogni età che sono preoccupate del fatto che la sottoscritta, tra la sgrumatura di una latrina e la stiratura delle camicie del marito, non abbia cinque minuti per affinare piaceri, interessi, curiosità culturali personali. È una vecchia diceria che nasce per lo più con l'idea che la realizzazione coincida con la professione o il mestiere: tale congettura identifica la realizzazione personale con gli studi effettuati e i titoli di studio acquisiti, ma soprattutto con il riconoscimento economico. Sostanzialmente, poiché io non ho una fonte di guadagno regolare che dovrebbe permettermi la cosiddetta 'indipendenza economica' -garanzia del fatto di poter compiere scelte senza la condivisione delle stesse con mariti/compagni "patriarcali", "meschini" e "maschilisti"- allora non possederei un valore. Collegato con il concetto di 'dignità' si trova il riconoscimento economico (stipendio o fatturato) che è una tirannia storicamente piuttosto recente, strettamente connessa con il dovere di dimostrare di produrre ricchezza. In soldoni io dovrei lavorare perchè non c'è assoluta nobiltà nel fatto di chiedere al marito i soldi per la manicure o la spesa. Laddove spesso lavorare -lo vedo tra le donne che mi circondano- significa fare orari terrificanti, privarsi della presenza dei figli, farsi trattare a pesci in faccia da datori di lavoro despoti, subire mobbing dai colleghi e perdere la salute pulendo case per guadagnare qualcosa in nero. Le donne che lavorano facendo quello per cui hanno studiato di solito sono professioniste molto affermate che sono certamente realizzate e per le quali esprimo felicità se loro sono felici, al netto del fatto che equiparo la realizzazione di costoro con quella di chi ha mestieri di tutto rispetto: il nesso non sta né nella quantificazione del guadagno, né nel ruolo lavorativo (avvocato o commessa, non mi interessa).

Il mio libro di economia domestica delle scuole superiori

venerdì 19 marzo 2021

Ma perché? Esistono ancora le mamme?

 «No, mia figlia dodicenne non ha il computer»

«No, preferirei che i bambini non frequentassero le attività non scolastiche, online»

«Ehm, sì sono a casa, ma devo aiutare i figli con la DAD perché ho un computer seminuovo che usa la figlia alle medie dalle 8 alle 14, e poi ho un altro computer un po' vecchiotto per il figlio alle elementari... oltretutto, essendo DSA, non posso lasciarlo solo perché spesso non riesce a capire ciò che fanno gli insegnanti, quindi ho davvero poco tempo»

«No, preferirei aspettare che si vedessero realmente, piuttosto che virtualmente»

«Mi spiace, sono molto incasinata al momento»

«No, mio figlio novenne non può stare al computer per giocare online coi compagni: se non ci sono io, preferisco che non usi internet»

«No, non farò fare gli esercizi di lettura online a mio figlio finché la DAD non è terminata: non voglio che si stanchi. Inoltre io non posso affiancarlo: non ho materialmente il tempo»

«No, la figlia dodicenne non possiede un cellulare: oltre che stare per forza a casa, non sono d'accordo che lo possieda»

No, mio figlio non possiede una mail privata: non credo che a nove anni gli sia utile»