Se c'è una cosa che caratterizza il sesso maschile, è il bisogno di dimostrare forza, possanza, virilità e coraggio. In tutti questi tratti, che possono apparire o meno in modo chiaro, spunta spesso la competizione fisica o intellettuale. Tutte queste caratteristiche dovrebbero sempre essere rivolte al positivo, al bene, allle virtù. Purtroppo, invece, talvolta compaiono qua e là omuncoli narcisisti, violenti e viziosi: costoro non sono, tuttavia, il simbolo del mondo maschile anche se così pare ("Fa più rumore un albero che cade, che una foresta che cresce"). Quello che ha fregato la donna, da quando le è stato insegnato che esserlo non è un valore (che invece si acquisisce solo producendo ricchezza), è pensare di poter valere qualcosa assomigliando a un omuncolo. Per tale motivo la maternità, ma soprattutto la Mammitudine*, sono viste come situazioni abbrutenti la donna, opzioni da scegliere solo come/dove/quando e se lo si ritiene opportuno e che devono rimanere scelte "private". Di sicuro l'emergenza "confusione di genere" che tante giovani donne paiono vivere, poggia sull'estrema negativizzazione della femminilità e sul fatto che, circa le caratteristiche precipue dell'essere donna (attenzione: non è che una donna per esserlo deve essere madre, non è che la donna per esserlo deve essere civettuola con caratteristiche estetiche precise: l'essere donna è dentro ogni donna), sembra proprio che la cultura voglia cancellarle per lasciare spazio a caratteristiche negative come la competizione e la performance.
La competizione è una cosa buona quando non riguarda la cosiddetta Sindrome di Procuste (nei commenti). Gli individui di sesso femminile che mostrano caratterstiche come quelle, paiono essere aumentate da quando la virtù femminile della cura reciproca e della gratuità della prossimità, è stata marchiata come negativa per l'individuo di sesso femminile. La cultura della società attuale fomenta moltissimo questo modo di relazionarsi tra donne e purtroppo neppure l'appartenere a una fede religiosa che si ispira a figure femminili forti, decise, dall'ignegno multiforme e con spirito di accoglienza totale, muta la situazione. Lo vediamo quotidianamente, la "più bella", la "più intelligente", la "più capace", la "più spirituale"... la donna è chiamata costantemente a dimostrare il proprio valore, a mostrarlo in qualunque aspetto della sua vita, al ricevere giudizi positivi attraverso tutti gli ambiti. Quindi anche attraverso la Mammitudine. La madre che si realizza attraverso i voti scolastici dei figli, che giudica i figli attraverso i voti che altri esprimono su di loro, che organizza la vita dei figli secondo le proprie aspettative... Tutto pur di dimostrare che è capace di fare la madre, di esserlo intensamente.
Quindi la madre deve essere la "più capace" di tutte le altre. Tuttavia ci si dimentica del fatto che la competizione maschera insicurezza, paura e terrore di sbagliare. Temendo di non saper fare niente, si lasciano uscire fuori pensieri invidiosi, arroganti, prepotenti che, spesso, generano violenza (anche su se stesse). Tutto questo perché alle donne non è stato permesso il sentirsi adeguate e capaci alla Mammitudine, anche reciproca.
Ma se una donna sa che la Mammitudine è fatta di errori, di inciampi, di gioie e di risate, cos'ha da dimostrare? Nulla. Ed è qui che si può lavorare insieme per affermare ognuna il proprio talento femminile. Ed è adesso che conviene fermarsi, respirare e ritornare le une verso le altre: senza gare, senza paura delle proprie fragilità.
E' qui che nasce la prossimità tra donne. E' qui che nasce🌷 Il talento del 🌷Femminile🌷.
*essere madre non coincide con il possedere Mammitudine: tutte le donne possono diventare madri, basta concepire un figlio e metterlo al mondo. L'avere Mammitudine e il mettarla in atto, significa - né più, né meno - essere consapevoli del fatto che si dona la propria vita ai figli, ci si mette da parte, si muore un po' a se stesse per loro.