La campagna "un cuore che batte" è simile alle campagne pro-allattamento. Perché una donna non allatta o smette di farlo? Perché è ignorante nonostante tutto il can-can che si fa sull'argomento. Tale can-can spesso si focalizza sul fatto che allattare è la cosa migliore per il bambino, dimenticando che chi allatta h24 per almeno 12 mesi è la mamma, non chi promuove la campagna. La donna giunge alla nascita del figlio senza sapere nulla sull'allattamento, e le percentuali disastrose dei bambini allattati lo dimostrano (faccio notare che allattano le madri più colte, ormai, e non le campagnole). La donna non allatta perché non ha idea di cosa voglia dire farlo. Spesso le donne che non lo hanno fatto rispondono alle campagne pro-allattamento affermando che non devono sentirsi in colpa per aver scelto di non allattare dato che farlo avrebbe rovinato loro il rapporto col figlio. Per tale motivo le donne che non allattano non vogliono essere trattate da "mamme di serie B" e oramai affermare che il latte materno è l'alimento normale per il neonato almeno durante l'esogestazione, va calibrato senza urtare alcuna sensibilità in una cultura dove si teme lo 'stimolare' il senso di colpa come la peste.
Quando una donna smette di allattare, a parte la sua incompetenza sull'argomento? Quando non è sostenuta. La suocera bofonchia, la madre aiuta ma malamente (spesso assicurando che la somministrazione di formula lattea è uguale-uguale al latte materno: tutto pur di non far sì che la figlia abbia frustrazioni), il marito/compagno interviene con l'obiettivo di essere d'aiuto ma talvolta questo aiuto si risolve in: "Faccio io", se va bene (magari chiamando ostetrica e/o IBCLC), ma anche in: "Adesso questa creatura deve mangiare perché piange troppo" (con il sostegno di mamma che lo ha cresciuto senza latte materno, il suo piccino comunque è venuto su bene) e compra formula e tutto il necessario.
Se non si entra nell'ottica che l'allattamento è una relazione che va preservata perché ha ricadute fisiologiche su mamma e bambino anche sociali, e agiamo di conseguenza mutando gran parte della nostra cultura che è adultocentrica e antibambino, ogni campagna che sostiene e protegge l'allattamento è inutile: allatteranno le donne forti, consapevoli, che sanno a chi chiedere aiuto, che mettono a tacere direttamente o indirettamente parenti impiccione, che hanno mariti/compagni che si fidano delle loro donne e si sono informati anche loro, e donne che hanno la certezza che prima di tutto viene il diritto del bimbo a stare con mamma e viceversa, poi viene il resto dell'universo.
Con un esercizio di parafrasi mentale si sostituisca il termine 'allattamento' con la parola 'aborto'.
Spesso le donne abortiscono perché la cultura ha scisso la madre dal figlio: per tale motivo l'essere madre è un costrutto artificioso che le donne non riconoscono più come fisiologico. Nella stragrande maggioranza dei casi la donna abortisce perché è sola in una cultura dov'è più facile evitare il problema, e si trova consciamente o inconsciamente vicina a persone che la inducono a farlo. Essere favorevoli all'allattamento materno ed essere contro l'aborto significa accettare che madre e figlio, per 21 mesi (9 di endogestazione e 12 di esogestazione), siano in una relazione fondamentale che tutti (TUTTI) dovremmo preservare. E invece no.
Tutti mettono bocca, in una cultura dove la donna che non abortisce con grande fatica (perché spesso chi le dice di farlo è la stessa gente che direbbe di non allattare tanto non c'è nulla da sentirsi in colpa) poi comunque è sola come un cane e deve farsi in mille pezzi per essere una madre decente. Da una parte io capisco che la stragrande maggioranza di chi è favorevole all'allattamento sia pure favorevole all'aborto, perché il rischio di essere contro l'aborto cancella ipoteticamente - ma neanche poi tanto - la possibilità che venga considerata anche mamma, guardando solo al bambino e dimenticando che avere un bambino vivo senza madre felice che lo sia, non è un successo. Se avere un figlio conduce la donna allo stremo delle forze e della solitudine (non scordiamoci della esigua virilità degli uomini moderni che piuttosto accompagnano ad abortire o ad acquistare la formula lattea) meglio agire attivamente. Piuttosto che non far abortire una donna e poi isolarla dal mondo del lavoro, dal mondo degli affetti, dal mondo della vita sociale, meglio rimuovere artificialmente il suo senso di colpa aiutandola a risolvere il problema (ed ecco i Consultori, le case della donna, le associazioni femministe eccetera). Infatti chi si adopera per l'allattamento non è mai contro la formula lattea in situazioni di disagio di vario genere. Essere favorevoli all'allattamento e contro l'aborto è una faccenda scomoda perché si ammette surrettiziamente che il bambino venga prima di mamma. E infatti il fatto che io dica che il diritto del bambino è quello di essere allattato, stona molto col sostegno alla donna. Non stona solo nel caso in cui io sia consapevole del fatto che sostenere la donna che magari avrebbe voluto abortire ma non l'ha fatto, coincida con l'enorme sforzo che bisogna fare perché la donna allatti il figlio.
Per sostenere l'allattamento io devo lavorare con la donna da subito senza lasciarla sola, senza farla sentire inadeguata, senza giudicare mai i momenti di stanchezza (i neonati stancano, si sappia), senza dirle che dovrebbe tornare al lavoro tanto c'è il nido.
Essere dalla parte del bambino (di vivere, di essere allattato) deve essere chiaro che riguardi fondamentalmente prendersi cura della di lui madre. Essere contro l'aborto vuole dire che non si rompono concretamente le scatole a mamma se ha bisogno (per non morire di stanchezza) di tenersi il figlio nel letto; vuole dire che non le si dice che stare col figlio lo vizia e gli nuoce; vuole dire che non le sfracasso l'anima dicendole che deve tornare alla vita di prima; o che un altro figlio era meglio di no; o che certo però come sei spettinata; o che guarda come ti comanda adesso quando piange lo prendi in braccio sarà un cattivo bambino per sempre; o stai attenta che adesso tuo marito cerca soddisfazione altrove quindi tienilo lontano dal talamo.
E concludo con due parole sulla proposta di legge dell'assistente materna: io sono favorevole. Sono favorevole a una persona che silenziosamente aiuti sapendo a chi chiedere in casi importanti (all'ostetrica, alla IBCLC, alla psicologa) se questa persona trasmette, a nome del popolo italiano, che essere madri è fantastico e che lo Stato tutela la maternità intesa come relazione tra madre e figlio come persone distinte ma unite in modo diadico. Mi pare un'immensa cretinata proporre assistenti alla maternità che magari sono certe del fatto che fare le mamme sia un mestiere come un altro. Allora si formino doule che quando non fanno le femministe favorevoli alla GPA sono pure brave (ma ci ritornerò).
Se si teme che chi ruota intorno alla madre abbia preconcetti idioti, allora si rifletta sul fatto che la madre non ha bisogno (solo) di gente pagata per stare con lei, ma di sorelle che investano nella prossimità il nuovo villaggio per la madre, in modo reciproco e paritario.
Io sto provando a trovare donne che vogliono mettersi in gioco per capire cosa fare per ricostruire un tessuto sociale in favore delle madri e dei loro figli. Se volete sapere come, chiedetelo.