sabato 18 maggio 2019

Lacrime e conigli

Questi ultimi dieci giorni sono stati molto duri, per Lannina.

La Mammaconiglia aveva avuto tre coniglietti, a marzo scorso. Uno rossiccio come lei, uno nero come Babboconiglio e uno grigino con macchiolina bianca sul petto, chiamato immediatamente "Rit", ovvero "ritardato". L'intraprendenza dei primi due era visibilmente maggiore del terzo: più grossi, più veloci, più agili, più giocosi tra di loro... Rit era invece rimasto il più pauroso, il più piccolo, il più "mammone".
Poi è accaduto.

Una mattina Lillo, il cui compito è il controllo della collocazione dei bidoni per il ritiro della nettezza urbana, si è drammaticamente accorto della morte dei due coniglietti intraprendenti. Con velocità ha avvisato il Marito che ha rimosso i cadaverini e Lannina, che stava recandosi presso la gabbietta per il consueto saluto mattutino prima di recarsi a scuola, è stata agevolmente invitata a montare in macchina a causa di un ritardo sulla tabella di marcia.

La mattinata è stata molto triste. La Figlia G, pur odiando le pelose bestiòle, si è rammaricata a causa dell'affezione che Lannina mostra nei loro confronti. Complice la lettura dei racconti di Herriot, il veterinario dello Yorkshire (racconti molto carini che consiglio a tutti), si era recentemente comunque mostrata più docile verso la cura dei piccoli roditori, e aveva mitigato le minacce di metterli in padella con le olive, con la semplice proposta di usarli come pelliccette invernali (scherzo, ovviamente, i conigli domestici sono velenosi, da mangiare)...

Rit nello splendore dei 13 cm

Come sempre quando accade qualcosa di ipoteticamente illegale, il Marito ha subito visionato i filmati delle telecamere: il colpevole è stato identificato nell'animale di un gatto nero che, assetato, ha usufruito della ciotolina dell'acqua nei pressi della gabbietta dei conigli. Il piccolo Rit, molto cauto e piuttosto prudente, la sera se n'era stato nella gabbia, mentre i fratelli erano riusciti a fuggire per farsi due passi in santa pace. Purtroppo, al momento dell'incidente, erano entrambi in giro in giardino. Il gatto nero, senza la ben che minima intenzione di fare loro del male, deve essersi mostrato interessato ai due batuffoli che scorazzavano indisturbati. Avanzando deve averli spaventati e loro, semplicemente, sono morti dallo spavento. Non pensavo potesse accadere, ma tant'è. La mancanza  di ferite sui corpicini è stata la prova che il disgraziato felino, dapprima accusato d'essere Jack lo Squartaconigli, è solo stato l'artefice di un mostruoso spavento.

Quando Lannina è tornata da scuola, è stato tragico. Cigols era costernato. Lillo rammaricato. Persino la Figlia G, riposto il cubetto di ghiaccio che possiede al posto del muscolo cardiaco, era abbattuta per la prematura perdita. Checcolens, in lacrime, colava moccio abbracciando la sorella.

Debbo ammettere che il Marito è prezioso, in questi casi: presi i minuscoli cadaverini e ricomposti sdraiati uno accanto all'altro, ha scavato una buca. Dopo essere stati accarezzati, sono stati deposti accanto alla Trilli, la prima coniglia de Lannina, deceduta per vecchiaia tempo fa. È stato fondamentale, per i bambini, constatare la morte delle bestiole, dar loro l'ultimo saluto. 
Nonostante il fatto che la mia famiglia d'origine fosse stata  rifugio per molti felini anche mal ridotti, nessuno mai si é coraggiosamente preso la briga di farmi rielaborare il lutto partendo dal mostrarmi, con delicatezza, l'animale defunto.
I bambini hanno perso la naturalità della morte, e ripartire dai piccoli gesti è importante. Tuttavia la copiosa differenza tra animale e umano, è fondamentale. Gli animaletti sono importanti: non si debbono maltrattare né far soffrire inutilmente. Ma rimangono animaletti. 

La Mammaconiglia, come ha correttamente constatato Lannina, non ha cercato i propri figli. Non ha sofferto particolarmente. E, avendo di nuovo figliato la settimana successiva, non ha avuto il se pur minimo rimorso nell'allontanare dalla copiosa nidiata, un cucciolo gracile oggi deceduto.
È stato duro, ma di grande importanza dal punto di vista educativo, far comprendere ai bambini quale sia la differenza tra un figlio malato per noi esseri umani (e Lannina, influenzata e curata da tutta la famiglia lo ha potuto constatare di persona proprio in questi giorni), e un cucciolo malato e deceduto nel mondo animale. 

Noi, ha potuto comprendere Lannina, saremmo stati disperati, a perdere un figlio. E ci saremmo prodigati in tutti i modi, per poter far guarire un figlio malato. Gli animali no. Nonostante il fatto che noi attribuiamo loro personalità e diritti, gli animali sono istintuali e il dovere di usufruirne e di non maltrattarli inutilmente è di noi umani (mi riferisco ai gesti di cattiveria e pura malvagità compiuta da alcune persone contro le bestiòle). Ho avuto gatti e cani ai quali mi sono affezionata molto, e tutt'ora il ricordo di alcuni di loro mi addolcisce i pensieri. Ma la relazione con essi non è paragonabile a quella tra esseri umani e sono lieta che Lannina lo abbia compreso. 

Sono certa che l'aiuto positivo che può dare il possedere e il prendersi cura delle bestie, sia fondamentale, per l'uomo. E ci siano casi interessanti: bambini, disabili, anziani, persone sole... Chiunque può ricevere, dal rapporto con un cane, un gatto o qualsiasi altro animaletto (Lillo ha suggerito di procurarsi il caimano da guardia e la Figlia G accarezza l'idea di possedere una papera da compagnia da chiammare Freddy) una bella esperienza e una cospicua dose di insegnamenti, ma rimane  fondamentale, di questi tempi, sia recuperare la relazione tra esseri umani oggi piuttosto carente, sia decidere di capire che uomini e animali fanno parte di due mondi differenti.

Il rispetto nei confronti del cucciolo è corretto, ma se quel cucciolo è umano e, magari, non ancora nato, si tratta di quello che deve avere più diritti di tutti gli altri: è il nascituro, il più importante, quello che possiede una posizione gerarchica superiore rispetto agli adulti e al regno animale. Egli è l'unico essere vivente che possiede solo diritti e nessun dovere.

Ma questa è la storia della Figlia G versione pro-Life e la racconterò un'altra volta...