giovedì 6 giugno 2019

Stella e il buonsenso. Auguri Figlia G: colla tra mamma e papà

Figlia, Figlia amata. Da oggi sarai donna. Lo sei già in mille e un modo, ma lo Stato oggi decide che ti devi assumere le tue responsabilità.
Te le devi assumere perchè io e papà passiamo in secondo piano. Saremo sempre affianco  a te anche se dovessi ipoteticamente sgozzare una suocera invadente (anzi, se vuoi, in giardino c'è spazio). Saremo sempre affianco a te anche se dovessimo venire in capo al mondo a trovarti (tanto ti troviamo subito, avendo il gps nel tuo cellulare). Saremo sempre affianco a te anche se diventerai famosissima e se avrai un milione d'impegni mondani tipo red carpet (non butto via le scarpe del tuo battesimo, casomai, dato che sono praticamente nuove). Saremo sempre affianco a te anche se decidessi di sposare Bigfoot e mettere al mondo tanti bei bambini pelosi (casomai mi organizzo con le torte abbondanti per i compleanni). Saremo sempre affianco a te anche se volessi fare l'eremita sul monte Everest (ho una sciarpa bella morbidosa e la boulle dell'acqua calda della nonna Eda, la tua trisavola, che è sostanzialmente nuova: ha fatto solo la seconda guerra mondiale, non ha un graffio). Insomma, non riuscirai a liberarti di noi.
Quando mi recai, quella mattina presto, a fare le analisi del sangue, custodivo un segreto bello grosso. Avevo avuto un po' di sospetti, viste le nausee mattutine, ma a vent'un anni di vita e due mesi di conoscenza con tuo padre, non era ovvio che qualcosa di tripponcelloso mi stesse crescendo nella pancia. Quindi presi e mi feci levare il sangue (lo so, è terrificante, ma poi smetterai di svenire quando ti mettono il laccio emostatico). Avevo lezione in Facoltà, quel giorno, e non potevo minimamente supporre che sarebbe stata l'ultima lezione universitaria a Firenze.
Tolto quel mezzo litro di sangue (scherzo! scherzo!!), montai sul treno tenendo il braccio piegato per ore come fanno i bambini. Non osavo rimuovere il cerotto dall'incavo del gomito anche se il cotone era del tutto pulito e la macchiolina di sangue secco non era più grande di tre millimetri quadrati. 
Tempo addietro avevo chiesto a Dio di salvarmi la vita, e avevo conosciuto il tuo papà. Ma siccome nostro Padre è un grande e tenero Papà che è molto contento se i suoi -casinisti, disobbedienti, ribelli, incasinati- figli, Gli chiedono aiuto, talvolta si fa prendere la mano e non solo salva il figlio che glie Lo ha chiesto, ma coinvolge un sacco di altre persone, nel salvataggio. Io non lo sapevo, ma tuo padre veniva da una vita normalissima con famiglia normalissima, ma non Lo conosceva per niente, il suo Papà del Cielo. Io ero stata, diciamo coinvolta, in un'infanzia-adolescenza complessa, ma Lui lo avevo saldo - con alti e bassi come tutti - nel mio cuore (grazie alla tua bisnonna Emma, morta anni addietro). Mi pare ovvio che ci volesse assemblare assieme, ma ci voleva la colla. 

Ecco, tu sei stata la colla.

Quella che la Nobis chiama Boston e invece si chiama Bostik.
D'ora in poi ti chiamerò "Bostik". No, dai. Sto scherzando.

Comunque arrivai a Firenze e mi divorai della pizza (erano già le 9 del mattino e le due brioches con la crema di un'ora e mezza prima erano già belle che digerite: capisci che non ero molto convinta di essere sola, nel mio corpo?) e mi recai in Facoltà, in via del Parione. Lezione e muffin. Lezione e piatto di tagliatelle burro e parmigiano. 
Verso le sei di sera percorsi la via centrale ed entrai alla Feltrinelli (quel sentimento di goduria immane quando entri in libreria da chi pensi di averlo preso?)... Avventura, no. ... Romanzi, no. ...Viaggi, no. Famiglia, no. ... Libri per bambini, no. ... Libri sulla gravidanza ...
Stetti di fronte allo scaffale per un tempo illimitato. Presi un libro. Lo sfogliai. 
Oh mio Dio! E quella cosa enorme che esce da quel buco enorme, cos'é?!!! Ah, una testa. Merda! Pensai... Quella è una ... vagina!! La mia espressione pareva simile alla faccina terrorizzata di whatsapp. Mi girai intorno per vedere se qualcuno mi stesse guardando... Riposai il libro. Ripresi il libro. Riposai il libro. Ripresi il libro. 

Alla cassa la cassiera mi diede il mio sacchetto e a me sembrava di essere passata dai controlli dei poliziotti aeroportuali con un pacchetto di droga. Camminai galleggiando e guadagnai il treno. Mi sedetti. Il pacchetto mi guardava. Io guardavo il pacchetto. Tergiversavo. Intavolavo, col libro, ipotetici dialoghi mentali: "No, mio caro, guarda che mi sono sbagliata. Domani ti regalo a qualcun altro". Sbuffando lo aprii. Lo lessi per due ore di fila. Non staccavo gli occhi da immagini, disegni, parole. Improvvisamente qualcosa mutò. La magnificenza di quelle donne nelle foto, che tengono quei piccoli tra le loro braccia, mi rapì. Mi chiedevo come potevano far passare quella cosa enorme da quel buco che io mi sentivo minuscolo, e poi ... sorridere. Ma quella cosa, non era una cosa: era il loro bambino innamorato. E quello sguardo... quegli occhi a forma di cuorcino di entrambi.

Tornai a casa di corsa. Tuo padre aveva ritirato le analisi. Ci guardammo negli occhi. Lui mi diede i risultati. Io il libro. Sorridemmo. Eravamo incollati definitivamente. Altro che Bostik.

Io scrissi il nome "Rebecca", dopocena, su un foglietto. E papà ci scrisse, a fianco, "Ti Amo". Mi chiese se quelle parole, rivolte ad un'altra donna, mi ingelosissero. Non ero mai stata più felice di così.

Siamo "male assortiti", io e tuo padre. Ma ti amiamo e ti ameremo sempre. Quel foglietto non è mai stato cambiato. Quel sentimento non muterà mai.

«Saremo per sempre male assortiti», ma ci vorremo sempre bene. E saremo lì, al tuo fianco.

Sì, hai indovinato la citazione.


Grazie Figlia G. I tuoi primi diciotto anni sono stati un'ottima colla.