lunedì 20 marzo 2023

Quando ho capito che i figli, del mio amore, se ne fottono

Il momento più bello è certamente l'attesa con quello che serve per il corredo: anni fa c'era un po' più scelta, obiettivamente. I figli che sono più grandi hanno avuto tutine gialle (immancabile la sconosciuta che afferma che far indossare il giallo fa venire l'ittero), rosse, blu, verde mela, arancione... Con l'affermarsi delle ecografie 3D che non lasciano scampo, oltre che celeste e rosa si trovano magari il bianco e i vari beige. Ricordo che la Figlia G per mesi era un maschio, poi ha fatto la sorpresa: menomale che mi ero buttata sul giallino e il verdino. 
Il corredo: culletta, carrozzina, ovetto, trio, duo, cestino di vimini, seggiolone di legno, di plastica, di stagno, biberon, scaldabiberon, scaldapappa, scalda piedi, scalda tutto, sterilizzatore, ciucci, forbicine, pettinino, spazzolini, shampoo, bagnoschiuma, aspira-caccole, ciuccia-moccio, cottonfiock, paracapezzoli d'argento, d'oro e con i diamanti, portaciuccio in argento e in platino, telecamera, babymonitor, lettino, lenzuoli, copertine... il tutto per la modica cifra di 5000 euro IVA esclusa. 
Ora che non nascono più bambini non usa più, ma vent'anni fa il corredo era questione di famiglia: nonne, zie, bisnonne, le badanti delle bisnonne, vicine di casa... il giorno che si faceva il corredo era più stancante dell'organizzazione di un matrimonio. Rigorosamente dopo il 7° mese, perché prima la mamma doveva avere il responso dell'ecografia del quinto mese con il relativo tempo, casomai, per "buttarlo giù" (un eufemismo per dire "abortirlo") e perché si era sempre fatto così: roba di tradizioni assolutamente non discutibili. Oggi so che vanno le "liste di nascita": questo significa che si appioppano tutte le attrezzature di cui sopra ad amici e conoscenti. Lo so, ma dal terzo figlio nessuno ti regala nulla perché «Tanto hai già tutto»... Certo che tutta quella roba è un'enorme fregatura: se uno volesse assolutamente non spendere, basterebbe mettere in giro la voce, che nel giro di un quarto d'ora-venti minuti, decine di mamme con tutta una serie di corredini assolutamente intonsi e attrezzature inutilizzate, scaricherebbero volentieri interi autocarri strapieni di roba, da tutte le parti d'Italia.

...ma come saranno bellini quando sono piccini, vestiti di trine e tutti dormienti come nelle foto che vanno tanto di moda nelle quali i neonati sono evidentemente sedati perché i miei non si sarebbero MAI assolutamente concessi nei set fotografici di moda.
Quindi cominciamo con questo: nessuno dei miei figli ha soggiornato più di 17 minuti, se non 17 secondi, nella carrozzina. L'unica che io abbia mai utilizzato, costò la bellezza di 600.000 Lire. La Figlia G stava nella carrozzina solo il giorno dell'allineamento dei pianeti e l'apparizione della Madonna, ergo praticamente mai. Piangeva come un vitello appena posta sdraiata con enorme delicatezza nel mezzo di locomozione pieno di lenzuolini elegantissimi e del tutto ancora semi-nuovi. In quello che allora era chiamato porte-enfant, ma ora si chiama ovetto (che nome idiota), c'erano evidentemente degli spilli che si piantavano nelle carni tenerucce e delicatine che evidentemente causavano lamentazioni che assolutamente e improrogabilmente rendevano impossibile l'uso di ogni oggetto atto al trasporto. 
E che dire di quando nacque il Lillo? Dal momento in cui la Figlia G lo guardò la prima volta e capì che quel dolce batuffoletto sarebbe tornato a casa con noi, la guerra venne annunciata con tanto di pizzicotti sulle braccia e le gambe. Quindi la piccola terrorista decise che valeva la pena ululare tutto il giorno nelle orecchie del piccino, fare pipì a spregio in casa, dipingere i muri e, come se non fosse abbastanza, decidere di far venire un infarto a tutti facendosi sanguinare le cicatrici delle tonsille e svenendo per l'emorragia. Va bene, non fu colpa sua, anzi lei si spaventò, ma ricordo con terrore il fatto che da quel momento in poi sarebbe stato tutto un crescendo di ansie (forse è stato lì che la valeriana ha preso la residenza nella mia borsa). 
Basta l'amore?
No, a me non bastò per nulla. Non bastò quando la Figlia G ruppe alcuni oggetti di cristallo nel negozio di bomboniere della nonna rischiando di recidersi le arterie. Non bastò quando Lillo scomparse completamente dallo stabilimento balneare seguendo due coetanei idioti che - per attirare l'attenzione del papà sempre sul tablet - lo convinsero a seguirli. Dopo un'ora decisi che avrei chiamato la polizia e lo vidi comparire, flemmatico e padrone di sé, facendo un gesto con le mani come dire «Mamma non ti arrabbiare che va tutto bene». 
Basta l'amore?
No, manco per nulla. E non nego assolutamente che quando Cigols decise, in prima elementare, che quelle insegnanti non erano assolutamente in grado di stare con lui all'esordio della sua scolarizzazione, ci fu una mattina che dissi a me stessa che era finita. Cigols ha dei trascorsi terrificanti: a partire dalla carrozzina che manco lo vide mai, passando per il fatto che stava attaccato a me h24. E h24 vuole dire proprio vita natural durante. Roba che mi sono ritrovata in macchina a guidare con lui in fascia: da stracciarmi la patente e bruciare la vettura lì, su due piedi. Ero terrorizzata dal fatto che attaccasse a piangere in modo inumano. Senza parlare del fatto che un giorno decise che al nido non sarebbe più andato. Nulla. Trovai giusto una santa alla Scuola dell'infanzia, che però riscosse calci e morsi, ma grazie a Dio era una persona preparata. Ecco: con lui ho rischiato veramente di finire ai servizi sociali. Mi ha fatto fare degli urli mostruosi facendo cose pericolose, giocando in modo tale da rischiare la vita trecento volte al giorno. Scuola elementare, dicevo. Sì: a dicembre dissi che non era possibile. Poveraccio: poi è stato ovviamente sfortunato con le insegnanti, fino all'anno scorso che non è atterrato tra le braccia di due sante pure quelle. E adesso che è giunto alla peri-adolescenza, mi fa fumare dalle orecchie in ogni circostanza.
Basta l'amore?
No: manco per nulla. E che dire de Lannina? D'accordo che i cromosomi non perdonano, ma avere il carattere attaccabrighe della nonna, mi è risultato abbastanza demolente diverse volte. Lei non ha problemi: abituata con sua maestà il Dispetto Vivente (Lillo), lei è capace di prendere a calci un compagno perché le dice qualcosa che non le torna. Certo che la sincerità è lodevole, ma lei non teme minimamente di affrontare chiunque. Il che, con l'inizio delle scuole superiori di oggidì - monopensiero dirittista e liberista - mi fa presagire che potrebbe finire malissimo con i compagni. 
Basta l'amore?
No: manco per nulla. Quando poi Lillo è cascato nelle maglie della pornografia, ho temuto di non farcela. Tra la Figlia G che stava arrancando al liceo e lui che era vittima di una dipendenza, io ero stravolta. Senza contare che ero nel pieno del lavoro e dei figli più piccoli. Sarebbe stato così facile far finta di nulla... alla fin fine le mamme dei suoi compagni bollarono la pornografia come "normale". E invece no: aggredii la cosa e presi tutto il tempo per distruggere quel legame vizioso che si era creato. 
Basta l'amore?
No: manco per nulla. La Figlia G è stata un'adolescente femmina del tutto da protocollo. Aggressiva in modo quasi infido, se poteva ferirmi in qualunque modo rinfacciandomi - nei momenti di stanchezza - che se avessi voluto riposarmi non avrei dovuto mettere al mondo dei figli, il suo scopo era idelmente quello di "uccidermi". Se mi avesse beccato ora avrei forse tenuto botta, ma all'epoca, dopo la mia conversione (roba da pianti tutte le notti per mesi) e prima d'iniziare effettivamente una psicoterapia di un certo genere, ero del tutto impreparata. Tutto era motivo di essere prepotente, tutto era un'occasione di prevaricarmi psicologicamente. Santo lo psichiatra e santo il don. E santa la sertralina. 
Basta l'amore?
No, perché ci sono stati momenti nei quali ho pensato che fare la madre non era proprio roba per me. Per non parlare del fatto di fare la moglie. Non ho infatti tirato fuori né l'enorme crisi depressiva che attraversò lo Sposo quando morì sua madre, né la mia crisi depressiva del 2014. Quella dello Sposo fu un momento di tre anni circa. Attraversai il tunnel del dolore e della massima spossatezza come quando si vede la persona che ami di più al mondo che si erode nel cuore. Il tutto senza tirare in ballo Cristo perché all'epoca eravamo del tutto immaturi.
No, non basta soprattutto nei casi in cui la salute è venuta a mancare. Prima il Nonno Guido col tumore, poi il Nonno Gianni che muore perché non gli hanno somministrato lo zucchero quando era ricoverato (era ipoglicemico). In tutto questo un bel frullato di difficoltà economiche e crisi economica. Senza contare la "meravigliosa" esperienza del mio corso di laurea (vai, vai a studiare in un ambienete femminile credendo di trovare 'sorellanza' e 'complicità'... vai e torna con l'animo frantumato)... 
Basta l'amore?
No, perché ci sono stati momenti che avrei voluto scomparire o non svegliarmi. Momenti nei quali ho detto a Nostro Signore che io non ero in grado. E il "bello" deve venire. Perché ho figli sani (sia lode a Dio) e che non hanno ancora affrontato nulla della vita adulta. Se guardo alcune vite della mia famiglia e della famiglia dello Sposo, c'è di tutto: aborti volontari con annesse depressioni decennali, tossicodipendenze, tradimenti, aggressioni, malattie gravi e meno gravi ma degenerative, dolore...
Basta l'amore per mettere al mondo dei figli?
Basta l'amore per avere il diritto di possederne?
No, perché allora posso garantire che ci sono stati momenti in cui ho mi sono chiesta se la relazione coi miei figli fosse l'amore tanto decantato o, piuttosto, una piccola serie di Caporetto.
No, perché sapere che i miei figli sono giunti a me perché Chi di loro conosce anche il numero di capelli che hanno nel capo, mi rassicura nei momenti bui che ci sono stati e certamente ci saranno: Lui sa, Lui conosce. E conosce bene il fatto che quel bel sentimento definito amore, spesso non c'entra per nulla. «Ma io ti voglio bene!» tentai di apostrofare lacrimevolmente alla Figlia G in pieno odio-materno. La signorina rispose con enorme sincerità: «Chi se ne fotte??». E aveva ragione. L'amore non è una relazione di debito o di credito. Quell'amore da me sventolato tipo bandierina, non la toccava.  Non la deve toccare. Perché lei non è mai stata mia. Lei non è mia. Lei è Sua: ha la sua vocazione, ha la sua vita e io non devo che fidarmi di suo Padre. Questo ovviamente non significa delegare il Signore nell'educare i nostri figli, perché "Aiutati che Dio t'aiuta" e Lui è il primo che ci dà il libero arbitrio: la nostra responsabilità e la nostra presenza sono fondamentali. Sarebbe troppo facile.
I figli ci chiamano alla cura, alla comprensione, all'educazione. Non hanno un penny di debito con noi. Non ci appartengono e non sono giunti a noi per renderci la vita facile né agevole. Quell'amore che proviamo per loro è normale, deve esserci. Ma è solo un microframmento nel marasma della vita che inizia con il corredino, ma prosegue attraverso le mille controverse della vita, di fronte alla quale i cuoricini e i diritti dei genitori sui figli, scompaiono ne nulla.

Ecco, se devo ringraziare qualcuno, devo moltissimo alle mie amiche che hanno figli adottati. Da loro ho imparato tanto. Grazie. Davvero grazie. Grazie perché loro mi hanno insegnato una cosa fondamentale: ogni figlio vale la pena. Sempre. Ognuno di loro è necessario per noi.