lunedì 24 aprile 2023

Figlio sarai padre, figlia sarai madre (nonostante le O.S.E.)

«Mamma sto male a scuola» mi disse una mattina la Figlia G. Stava frequentando la prima media e si era scontrata con ben quattro docenti le cui capacità didattiche giudicai per lo meno discutibili. La prof. d'Inglese mi apostrofò indispettita che era impossibile insegnare la sua materia a mia figlia perché non sapeva nulla di Inglese. Fu lì, dopo aver avuto ben tre colloqui simili prima di costei, che la mia lingua si biforcò e mi cominciò a uscire il fumo dalle orecchie. Chiesi - con tutta la gentilezza possibile ed immaginabile che potevo raccattare da una mattinata di mer immenso nervosismo - cosa ci facesse mia figlia a scuola se non per imparare. Detto questo uscii, presi mia figlia e le dissi che, dopo aver subìto un cambio di scuola ogni anno fino alla quarta elementare; dopo aver attraversato non indenne il mio periodo di frequenza obbligatoria all'università per diventare ostetrica; aver affrontato la morte improvvisa della nonna e il conseguente biennio di lutto che aveva dovuto affrontare suo padre con annessa crisi matrimoniale tra me e lui; aver vissuto - con gioia fisiologicamente ambivalente - la nascita di due fratelli e preparandosi ad affrontare l'inizio della pubertà, se anche la scuola pareva ostacolare ogni apprendimento e sviluppo della sua curiosità, avevo deciso di proporle la scuola parentale. Le si illuminarono gli occhi. «Ma quindi staremo sempre insieme? Mi porterai con te sempre?» Le risposi che sì, l'avrei portata sempre con me. Saremmo stati come Jenny e Forrest, come pane e burro.
La Figlia G con Cigols dormiente: mi seguivano entrambi durante i corsi
  

Affrontammo quel periodo aiutati e supportati dalla Tata che oltre che tenere il diario di bordo degli incontri dell'associazione che fondammo per preparare alla genitorialità le coppie, guardare i propri figli e i miei piccolini creando una sorta di asilo domiciliare, aiutare le mamme che avevano bisogno di suggerimenti con allattamento e sonno infantile, cooordinare gli interventi esterni di professionisti che venivano da fuori a parlare di fisiologia, faceva anche la mia migliore amica. Come adesso, insomma.

La Figlia G mi accompagnava - tra una lettura di Dante e l'altra - a visitare le mamme. Toccava le pancione immense e io le mettevo le mani per farle capire se il nascituro fosse podalico o cefalico, se la schienina era a destra o sinistra... una volta mi aiutò a massaggiare con l'olio una panciona di un bebé che aveva piantato le chiappe nel bacino della mamma ed era intenzionato a paracadutarsi così sulla Terra. Per evitare che mamma sua fosse cesarizzata per nulla, stettimo un paio d'ore, io e la Figlia G, a massaggiare in senso orario quel pancione, parlando col bebé e chiedendogli cortesemente se fosse stato così cortese da girarsi a testa in giù per aiutare mamma sua. La Figlia G fu eccitatissima, il giorno seguente, quando le dissi che quel pupo aveva fatto la gentilezza di girarsi  a testa in giù grazie al fatto ch'ella era stata convincente (ci prese gusto perché Checcolens e il Piccinaccolo si sono fatti convincere da lei, a mettere il sedere in su e la testina in giù). Quando invece andavamo dalle puerpere lei si metteva bella comoda sul divano a cullare i piccini mentre io controllavo punti o ascoltavo le mamme che quando hanno partorito, sentono sempre il bisogno di raccontarmi quello che hanno vissuto. Tra l'altro la sua presenza era utilissima perché le neononne, sempre prodighe di consigli verso le mamme, erano distratte dalla presenza della Figlia G e se ne stavano zitte qualche minuto.

La Figlia G con il Piccinaccolo in fascia

Siccome in quel periodo stavo ben cambiando la mia idea sull'educazione alla sessualità, collaboravo con un'associazione di volontariato che mi mandava nelle terze medie per parlare di questi argomenti. Io mi arrangiavo raccontando tutta la bellezza della femminilità e della mascolinità, facendomi aiutare dalle domande che quotidianamente la Figlia G mi rivolgeva sull'argomento (pure questo mi ha insegnato!!). Ricordo perfettamente che le proff di Scienze che presenziavano ai miei incontri, ci tenevano subito a mettere le cose in chiaro: quella classe sapeva E S A T T A M E N T E come sono fatti gli apparati riproduttori (snocciolandomi lì per lì tutti gli organi: testicolipeneovaieuterovagina) e come nascono i bambini. Che poi intendono dire come sono concepiti, non come nascono. Io mettevo la mia mercanzia sul piatto iniziando con farmi raccontare dai ragazzi e le ragazze cosa vuole dire sapere "come nascono i bambini" e correggevo l'anatomia aggiungendoci le mammelle che, oltre che parlare della parola "mamma", sono necessarie per nutrire di latte e d'amore i piccini... Da lì scoprii quanto i ragazzini e le ragazzine (sì, mi fa schifo pure a me specificare maschi e femmine, ma vorrei tenere il punto sul fatto che sto parlando di entrambi i sessi. Mo' però smetto) sono interessati ai bambini e quanta morale abbiano nel concetto di famiglia. Per esempio sono certi, soprattutto quelli con genitori separati, che questa entusiasmante libertà di sfare le famiglie, a loro non piace e soprattutto non fa loro bene. Quindi per fare un bambino ci vuole che mamma e papà si vogliano bene: su questo erano spesso tutti d'accordo. Da lì raccontavo come nasce fisicamente un bambino, raccontando dell'immenso legame che c'è con mamma e che non va strappato in nessun modo. Snocciolavo i vantaggi dell'allattamento e proseguivo con la meravigliosa storia dell'ossitocina che serve a tutti noi per sentirci amati e preziosi. Ricordo ancora una ragazzina che era curiosissima dell'argomento "pannolini lavabili" al quale ero giunta descrivendo loro l'importanza della cura della pelle anche usando gli assorbenti lavabili (che proteggono pure il pianeta, ndr). 

Lannina e uno dei "suoi bambini" in fascia

Quando terminai quel periodo molto divertente e certamente arricchente per me, compresi quanto i giovanissimi siano terreno ottimo per parlare di salute, fecondità (importante anche per i ragazzini adottati), gioia della genitorialità, ma capii perfettamente perché Consultori e associazioni di varia risma sbavano per entrare nelle scuole: vogliono accoliti, vogliono soldati da mandare al fronte.

Mi spinsi a chiedermi cosa desidero per i miei figli, in un loro futuro. Lo feci comprendendo cosa c'era dietro quel bisogno della Figlia G di stare con me, condividendo le immense bellezze dello stare tra donne (non si perse né il corso di accompagnamento alla nascita, né quello per baby sitters al quale accedevano ragazze maggiorenni) e la necessità fisica della mia presenza vicino a lei. Eppure era considerata, dalla società, "grande": grande un corno, a quattrdici anni! Quante ragazzine vengono convinte dell'essere "grandi" abbastanza per tante cose, dal cellulare (quindi internet) alla sessualità? Sì perché se le ostetriche dicono che devono proteggersi da gravidanze e malattie, stanno dicendo che quelle cose lì sono da farsi, sono cose che si possono fare e sono cose che hanno conseguenze che bisognerebbe evitare. Tipo i bambini. Quindi eccolo lì il fantasma del diventare madri, ben nutrito da ginecologhe che smaniano di somministrare pillole del giorno dopo o pillole abortive alle minorenni o alle neomaggiorenni, perché questa abbiano il diritto di essere libere. Bella libertà del nulla. Ora poi che le pillole anticoncezionali saranno aggratisse chissà quanta salute, a queste donne! 


Lillo a 5 anni con Franklin in fascia

Lillo a 16 anni con il Piccinaccolo

Quando io affido i più piccoli alla cura dei più grandi, faccio nascere in questi uno stimolo a occuparsi di chi va protetto e curato, cullato e rassicurato. Certo, se non avessi rassicurato i più grandi quando sono stati piccoli (sì, parlo pure di dormirci insieme quando hanno bisogno...), non potrei mai pensare che un giorno si sentano in grado di occuparsi di qualcun'altro in modo sereno e premuroso. Se non affrontiamo con i bambini la loro maturazione affettiva che riguarda specificatamente la presenza fisica della mamma e del papà (in fasi diverse, in momenti diversi, in modo diversi), non potremmo mai pensare che sappiano preservarsi per relazioni vere, autentiche. Quando la Figlia G si dimostrò entusiasta di stare fisicamente con me, non ero pronta a capire che a quell'età si ha ancora un infinito bisogno di presenza dei genitori, che non si è grandi per nulla, che non è giusto lasciarli a casa da soli (da soli oramai non più: prima c'era la TV, ora c'è internet) e quanto sia importante un nucleo familiare presente. Tuttavia mi fidai di lei, come ho sempre fatto quando ho compreso e accettato che i bambini sanno mandarci dei segnali chiari di quali siano le loro necessità. Sono stata con lei, ho aumentato abbracci e coccole, ma anche le discussioni e le litigate perché l'adolescenza, quando arriva, arriva, ed è prorompente. Mi dissi che se mia figlia aveva bisogno ancora di amore fisico, di contatto, di vicinanza - nonostante l'istinto spesso la spingesse a combattere con me, ad affrontarmi e criticarmi - non volevo che questo bisogno lo delegasse ad altri in ben altro modo (ossia nel modo in cui la società ritiene scontato che una ragazzina cerchi l'affetto). Mi hanno dato della mamma chioccia, della iperprotettiva e chissà quante altre cazz critiche bislacche ho suscitato. Però ho avuto ragione e quel suo bisogno di vicinanza non l'ha spinta tra le braccia di altre persone certamente immature per qualunque responsabilità. Errori? Certo: ne ho fatti a saccocciate. Ho un'intera collezione di Orribili Scempiaggini Educative (O.S.E., per gli amici), lo ammetto. Tuttavia io sono qui, sono sempre qui, a braccia aperte. Perché? Perché ciò che più desidero al mondo è che i miei figli non temano di amare, non temano di coccolare, no abbiano paura di voler bene. Al di là di ciò che sceglieranno o dovranno vivere da grandi.

PS: alla faccia di chi mi dava della mamma appiccicosa, la figlia G è stata 10 giorni in Terra Santa con degli estranei (ora amici).