lunedì 20 agosto 2018

Caro giovane uomo...


Caro giovane cassiere del supermercato, 
ti scrivo perché la frase che mi hai detto ieri mi ha fatto molto riflettere. Ti scrivo come se potessi essere tua madre: in effetti potrei tranquillamente esserlo solo la mia figlia maggiore fosse nata 3 anni prima di quando è nata. Avrei avuto 18 anni, forse sarei stata un po' incasinata rispetto a quando è nata mia figlia, ma ti avrei amato come tutte le diciottenni amano i loro figli (sempre che non incontrino qualcuno che dice loro che un figlio a quell'età può rovinare la vita).
Hai passato la spesa alla cassa e mi hai visto gestire 5 bambini tutti di un'età inferiore ai 10 anni. Hai esclamato sorridendo che 5 sono tanti dei quali occuparsi, e la signora accanto a me ha semplicemente detto che anche lei era una di 5 e la madre non faceva così tanta fatica. Tu hai risposto che bisogna avere un bel coraggio a fare figli adesso e io ti ho sorriso dicendoti che aspettare per fare figli è un errore di valutazione enorme.
Mi hai espresso il timore del fatto di non sapere se hai trovato la persona giusta e che prima devi "provare" a starci un po'. In effetti quando io ti ho risposto che dal giorno che ho conosciuto il padre dei miei figli al giorno in cui è nata la mia prima figlia, sono passati 365 giorni -precisi precisi-, hai notevolmente spalancato gli occhi. Il tuo legittimo stupore sta nel fatto che adesso come adesso vi viene detto che dovete divertirvi (leggi "accoppiarsi in modo disparato e deresponsabilizzante)", che le gravidanze sono indesiderate se non programmate, che c'è tempo per fare una famiglia.
Caro giovane cassiere del supermercato, quante balle che vi hanno raccontato, quanta disinformazione e quanta cattiveria ricevete quotidianamente dai mezzi di comunicazione di massa e anche dai sanitari che trovate in giro (quelli dei consultori che stanno lì come avvoltoi a prescrivere pillole e che vanno nelle scuole a consigliare di abortire ai minorenni -in assenza dei genitori o di adulti che controbattano-): se tu mi dici che devi provare a stare con una persona per poi casomai decidere se effettivamente desideri stare con la stessa, per poi casomai decidere che volete costruire una famiglia, per poi casomai decidere se provare a fare un figlio, vuol dire che ti hanno preso sonoramente per il naso (un applauso perché ho detto naso).  Vedi, quando io sono rimasta incinta di mia figlia avevo meno della tua età di adesso (21 anni), mio marito forse aveva la tua età (23 anni) e tutto quello che avevamo era il fatto che lui lavorava (come te). Tutto quello che portavo io in dote era il fatto di essere figlia di separati che mai e poi mai avrebbe fatto passare ai propri figli tutto ciò che ho passato io. In dote lui portava il fatto di avere avuto dei genitori uniti che si erano sposati giovani, erano riusciti comunque stare insieme per tutto il tempo superando difficoltà, avversità, dubbi, perplessità, tristezza, eventi traumatici, problemi economici, angoscia, speranze, divertimenti, gioie, e tutto ciò che fanno della vita, la vita vera. 
Ma caro ragazzo, ma cosa hanno fatto alla tua generazione? Non sapete nulla di relazioni perché vi parlate via WhatsApp (arriverete a non-accoppiarvi via cellulare?), se fate sesso avete la spada di Damocle delle malattie e dei figli (ma si può fare l'amore con queste ansie?), se vi mettete insieme lo fate provando a vedere come va, se magari vi capita l'atroce fardello di un bambino (e magari la ragazza ha il coraggio di respingere tutta la politica "ibambinisonounpeso") sono i vostri genitori per primi a voler limitare la vostra responsabilità ("vorrai mica tenerti 'sto figlio che ti rovini la vita?" salvo poi sbavare dietro allo scalpiccìo di piedini che urlano "nonno! nonna!" una volta cresciuto): ho visto madri di famiglia consigliare ai propri figli maschi di lavarsene le mani della ragazza incinta ("doveva pensarci lei!" frase molto femminista), ho visto madri di famiglia incinte del terzo marito ingiungere alla figlia di abortire perché altrimenti avrebbe fatto la figura della madre vecchia. Già, giovane amico, le donne che hanno privato i maschi di virilità: di quel coraggio che fa dire a un maschio della tua età (o anche prima) "Ti ho messa incinta, sposiamoci, mantengo la mia famiglia". La medesima virilità che spinge i maschi (ce ne sono ancora, in giro) "Mi piaci, vorrei fare l'amore con te, ma ti rispetto e aspetto di averti sposato/scelgo di costruire la nostra casa insieme". 
Caro giovane commesso del supermercato, per essere uomini bisogna, adesso come adesso, tirar fuori coraggio, temperanza, fortezza e una gran voglia di essere anticonvenzionali: un po' come cavalieri dovete -voi maschi- combattere contro pornografia ed erotismo, irresponsabilità e povertà d'animo. Potete farcela: voi ragazzi di oggi (no, scusa, hai circa 25 anni, sei un giovane uomo) avete voglia di famiglia, di regolarità, di stabilità. Siete figli e nipoti di una generazione scellerata che è vissuta di slogan e di presunta libertà di fare ciò che le emozioni suggeriscono: che povertà e che tristezza vedo intorno. Capovolgete quegli idealismi senza morale né etica, tornate a dimostrare valore nell'avere una coscienza e un coraggio da grandi uomini (la storia ne è piena), siate uomini con attributi valorosi: innamoratevi reciprocamente con una bella fanciulla e sposàtela! Riempite il mondo di bambini belli e felici perché i loro genitori si amano!
Caro giovane commesso del supermercato: non temere mai di costruire una famiglia, perché ti salva la vita! 
Ciao ragazzo sorridente a cui divertono i bambini (ti ho guardato mentre sorridevi loro), spero di vederti in giro presto con carrozzina e moglie!

Una che potrebbe essere tua madre