Il 15 marzo i giovani sono invitati a scioperare stimolati da una ragazzina che ha fatto un interessante discorso pubblico a favore delle problematiche climatiche.
Bene.
Stimolerò anche i miei figli a farlo. Partendo, però, con un assunto: il problema ecologico del pianeta ci riguarda da vicino, ma non potremo mai migliorare il pianeta promuovendo un rispetto della natura (piante, animali, acque) se non insegnamo ai giovani a rispettare primariamente loro stessi. E non si potrà passare dal rispetto di sé stessi, senza passare al rispetto per i più piccoli e indifesi, poiché tutti siamo stati piccoli e indifesi.
Io lo vedo tutti i giorni: in casa nostra più sei piccolo, più hai la precedenza. Sei quello che se piange viene coccolato anche se domani c'è l'interrogazione di filosofia o il compito di tedesco. Sei quello che se ha bisogno di giocare, può non mettere a posto. Sei la persona che viene accolta quando ha necessità di ricevere attenzioni. Poi, piano piano, cresci. Allora sei in grado di capire e si comincia a darti affetto e spiegazioni sul perché le Gòcciole non si mangiano prima di cena. Con calma. Senza correre. Se hai paura del buio, trovi sempre un letto che ti accoglie. Se ti scappa pipì, c'è sempre chi ti accompagna.
Perché?
Perché la persona piccola ha il massimo di rispetto.
Perché i bambini vanno protetti.
Perché il bambino ascoltato nei propri bisogni (ricordo che il bisogno non è un capriccio) possiede una carta in più rispetto al fatto, una volta cresciuto, di rispettarsi e - opportunamente educato - di rispettare l'altro.
Lo sciopero, dicevamo, è un po' un gesto che non capisco, ma se vogliamo potrebbe essere uno spunto. Certamente, tuttavia, trovo lo sciopero per il clima un po' irrisorio, come motivo. A mio parere, i ragazzi e le ragazze, hanno ben altro per cui scioperare, a mio modesto avviso.
1) non c'è più la famiglia. La normalità è che una coppia né si sposi, né rimanga unita. E questo spesso crea problematiche. La liquidità relazionale, ad esempio, è un buon motivo per scioperare. Fossi nei giovani sciopererei perché la famiglia tornasse un valore importante.
2) non si aiutano i giovani a mettere su famiglia. Un bambino ha bisogno di genitori in grado di supportarlo (e anche sopportarlo: vero figlio adolescente testosterone-munito?) quando ha 15 anni. Se è pur vero che quando il Piccinaccolo avrà quell'età, io avrò 53 anni, potrò contare anche sill'aiuto e l'esempio di cinque fratelli più grandi che lo stimoleranno in positivo. Nel contempo spero di essere già nonna da quel dì (ho già intenzione di imparare a fare torte di mele e biscotti). Fossi nei giovani, sciopererei perché i governi aiutassero le famiglie a costruirsi quando è il momento.
3) non si supporta i giovani a costruire un futuro in Italia: Gigi de Palo dice, giustamente, che lui non vuole vedere i propri figli su Skype. So che contravverrò a ogni principio di madre moderna (ho studiato Storia piuttosto bene per cui l'appellativo "medioevale" mi onorerebbe), ma a me tutta 'sta storia che i giovani vanno lontani da casa a fare fortuna e poi ci rimangono, mi dispiace. So cosa vuol dire costruirsi una vita lontano da casa, senza legami e senza radici. Non si possiede aiuto. Con la famiglia d'origine si instaurano rapporti che non sono normali: i genitori divengono degli ospiti e non sono parte di un nucleo - allargato - di affetti, quando ci si vede occasionalmente. A noi piacerebbe tanto dare ai nostri figli tutto l'aiuto possibile, quando saranno genitori, ma se saranno costretti a emigrare, e - nonostante i miei figli adolescenti lo credano possibile - non avendo il dono dell'ubiquità, non potremo esserci nei momenti importanti. Da vecchi sarà difficile non essere un peso, se non si saranno alimentate relazioni di appoggio reciproco e, giustamente, chi vorrà occuparsi di due vecchi che non hanno fatto nulla per figli e nipoti? Certo: purtroppo tanti nonni non sono importanti neppure se abitano a 100 metri, ma ciò fa parte delle relazioni malate che si vivono oggi... purtroppo. Fossi nei giovani sciopererei per stare nel nostro bellissimo Paese.
4) i giovani d'oggi non sono abituati ai bambini e, una certa mentalità soppressoria e - come viene chiamata a tutt'oggi - child-free (mi vengono i brividi solo a scriverlo), colloca la gravidanza e l'infanzia tra le malattie contagiose più pericolose del pianeta. Non ci sono più bambini e pare che i giovani non sappiano rapportarcisi minimamente. Non c'è più una protezione nei confronti del debole e dell'indifeso. I bambini sono accessori facoltativi degli adulti ed elementi di disturbo. Fossi nei giovani, sciopererei perché a vent'anni un pannolino devi saperlo cambiare (esempio figurato e non da prendere in modo letterale). Fossi nei giovani sciopererei perché proteggere i bambini è proteggere il proprio passato, non farlo è negare di aver avuto bisogno di protezione.
5) non si sostiene il fatto che gli apparati genitali dei nostri figli rimangano sani. Mi spiego.
Molti della mia generazione sono stati abituati a condividere il letto con "fidanzatini" in un'età piuttosto precoce e con la "benedizione" se non l'appoggio, di mamma e di papà (nota a margine: alcuni papà protestavano, ma, tacciati di essere figli del patriarcato, sono stati messi a nanna dalle mamme). Affermerò un' "eresia", ma più che una "benedizione", questa accondiscendenza è un'autentica illimitata "maledizione". Dai 13 (se non meno) ai 18 anni (se non di più), anche se gli ormoni sono pazzi, il lavoro del genitore è quello di dare limiti e mettere paletti. Il lassismo educativo a livello sessuale ha realmente esagerato nei danni a breve e lungo termine. Gli ormoni possono essere domati. Bisogna imparare a farlo. Certo, con tutta la sessualizzazione e la pornografia che c'è, la gestione di estrogeni e testosterone non è semplice. Ma siamo esseri umani, non grizzly: possiamo farcela.
"Ma poverini, si vogliono bene: hanno il diritto di stare insieme": le sento di già, le provvide mamme che portano allegramente le figlie al consultorio e felicemente ne appoggiano la precocità sessuale.
"Se glielo impedisco, trova il modo lo stesso": ma certo, tuttavia sa che è sbagliato e ciò ha peso sulla coscienza. Il mio compito di genitore è spiegare quanta bellezza c'è nella sessualità tra persone consapevoli di condividere un momento importante, non quanto sia ganzo fare conquiste o essere sexy (rispettivamente nel maschio e nella femmina): sì perché la sessualità precoce alimenta tanto quella brutta abitudine di pensare al maschio sessualmente attivo come "ganzo" e alla femmina parimenti attiva come una poco di buono. Se entrambi vengono abituati a pensare al sesso come bellezza e non come divertimento (che poi chissà cosa c'è di bello nel consumare "qualcosa" di sbrigativo e intimo, non lo so), a qualcosa che valorizza entrambi e non che svilisce, allora avremmo dato uno stimolo a pensare, per lo meno, prima di agire.
So di essere noiosa da questo punto di vista, ma tutta la libertà sessuale che abbiamo implementato nei giovani, siamo sicuri che faccia bene? Leggo di psicologhe che affermano che una ragazzina preoccupata deve avere diritto alla pillola del giorno dopo e mi chiedo che cosa c'è di pedagogico in questo. Al di là del discorso legato al farmaco, ma non stiamo insegnando che tanto c'è sempre chi risolve le loro sciocchezze?
Non vorrei risultare un po' "blasfema" ma non è che le mamme che portano le figlie al consultorio per la prescrizione della pillola, quelle che acconsentono a che le figlie dormano con "fidanzatini" temporanei, quelle del "che male c'è?", quelle del "poverini si vogliono bene" e quelle del "lo fanno tutti", sbagliano?
Ecco: io sono figlia di quella generazione libera e ho usato la mia "libertà". Mia madre era una "mamma moderna" molto ambita dalle mie amiche. Già quando avevo appena terminato la mia adolescenza capii che quell'ambizione era molto riposta male. Certo, probabilmente mia madre lo faceva perché mi voleva bene, ma volere bene a un adolescente significa spiegare. Significa limitarlo. Significa stargli a fianco con dolcezza, ma con mano ferma. Significa dirgli: "So che ti senti innamorata/o, però se è amore, è possibile aspettare".
Volere bene a un adolescente ormonepazzo-munito significa proibirgli (sento l'alito delle psicologhe e delle ginecologhe pro-freedom direttamente sul collo, ma indosserò una sciarpina) di fare stupidaggini. E la stupidaggine che intendo io non è solo quella di andare in giro con lo skateboard attaccandosi ai parafanghi delle macchine come Michael J. Fox (fermo Lillo! Bloccati lì che ti ho già visto l'occhio furbo!!), ma è quella di confrontarsi con la vita di una persona molto piccola che ha il pieno diritto ad avere una famiglia di genitori che se ne prendono cura.
Fossi nei giovani sciopererei per ricevere la libertà di dire di "no" e non sempre di "sì".
Io pretendo sì un'ecologia, una svolta ecologica rispettosa primariamente del corpo. Se violentiamo costantemente noi stessi con atteggiamenti e comportamenti che danneggiano il nostro essere umani (devo fare la Maestrina dalla Penna Rossa e ricordare quante malattie sessuali ci sono? Non credo), non potremo mai pensare all'ecologia dell'ambiente che ci circonda. Siamo troppo abituati al soddisfacimento dei nostri diritti erotici ed educhiamo i nostri figli a una masturbazione reciproca solipsistica, che non possiamo pretendere assolutamente che i giovani guardino fuori di loro e cerchino di fare il meglio per l'ambiente. E se non iniziamo a dire ai giovani che ogni loro azione può avere conseguenze pesantissime su persone indifese, escludo che la soppressione della foca monaca o l'estinzione del tonno rosso potrebbe interessare loro.