Non ho la verità in mano, sono discalculica e ho diverse lacune in aritmetica e non ho una laurea in demografia.
Quindi parlo, diciamo così, per parlare. Parlo con gli occhi di mera osservatrice. Parlo da persona che ascolta le donne e lo fa da un po'. Parlo da madre.
Comincio con raccontare di me, così da non tirare in ballo altre persone e risultare dogmatica.
Ho avuto la prima figlia a vent'un anni con un cesareo d'emergenza piuttosto sgraziato e aggressivo. Lavorava mio marito che già da due anni era abilitato alla professione di geometra. Siamo andati ad abitare in un monolocale per il quale abbiamo pagato un mutuo estinto da poco tempo.
Io frequentavo l'università e la interruppi perchè avrei dovuto presenziare alle lezioni, ma era troppo distante (non tutte le università hanno tutte le facoltà). Mi laureai anni dopo in tutt'altra materia subendo mobbing aggressivo e delinquenziale (i motivi di questi trattamenti erano e sono tutt'ora a me ignoti) per il quale mi dispiace non aver sporto regolare esposto civile: il mio errore di non averlo fatto ha causato che altre dopo di me abbiano subìto torti gravissimi (talvolta peggiori di quelli subìti da me). Le università italiane sono piene zeppe di gentaglia schifosa, viscida, putrida e maligna che si sente in diritto di sfogare le proprie turbe psichiche sugli studenti e (soprattutto) sulle studentesse: effettuo questo discrimine perchè, chiaramente, le studentesse hanno il difetto di rimanere gravide con l'oltraggio, talvolta, di accogliere la gravidanza e la maternità, il che è visto universalmente come la disgrazia peggiore che un essere umano possa realizzare.
La solitudine che io vissi da neomadre era dovuta da due fattori: la separazione dei miei genitori che mi ha travolto completamente portandomi a scappare il più lontano possibile. Quando le persone hanno combattuto per il divorzio, oltre che a liberare dai matrimoni violenti e disfunzionali i coniugi (P.O.V. ci sono ancora e vivono di ottima salute), si pensò alla fine che avrebbero fatto i figli e i figli dei figli? La risposta è scontata: no. Questa situazione (quella di avere genitori separati, lontani e non in grado di non pensare alla loro vita sentimentale/lavorativa) ha causato anche quella che viene comunemente denominata SOLITUDINE MATERNA dovuta a una franca e concreta assenza della famiglia d'origine (talvolta l'allontanamento è intenzionale, visto il numero di psicosi, nevrosi, patologie riguardanti la personalità che da qualche decennio ammorbano il genere umano).
Mio marito ha avuto la coerenza di fare l'amore con me (perchè di questo si tratta) quando sapeva che sarebbe stato in grado di fare il padre. Quanti uomini sono così? Ce ne sono ma devono essere più coraggiosi, mostrando la loro virilità. Il resto spesso sono adultescenti che passano i 30 anni e dopo anni di Pedagogia Nera e altre manipolazioni culturali, non sanno ancora se vogliono diventare adulti o giocare a Uno con gli amici dopo la discoteca. Alcuni sono proprio stronzi. Ma la stronzaggine è comune alle signorine. Su questo la parità è abbondante e non esiste gender-gap.
Se messe in condizione di accoglierli, le mamme amano da subito i figli: tutte sanno che quella lineetta sul test di gravidanza è un bambino. Quello che spaventa loro è l'inadeguatezza con la quale sono allevate fin dai primi giorni di scuola: la performance scolastica e sportiva è un modus vivendi ed operandi della scuola moderna, dei votifici che vengono chiamati scuole. Invece di stimolare la curiosità e la ricerca della propria vocazione, tutti i gradi scolastici riescono a minare spesso la certezza che gli studenti debbono maturare per diventare adulti autonomi, ovvero quella di essere individui dotati di intelligenza. Certo: ci sono le rarità, ci sono le scuole buone, ci sono gli insegnanti capaci, ma è merce rara che dipende da un fragilissimo fattore: la fortuna (PS: i due figli DSA hanno entrambi avuto insegnanti pessime: è un caso?).
Bisogna aggiungere, alla ignobile ideologia educativa della performance, quella legata alle attività sportive/musicali extrascolastiche, che talvolta sono motivo di lode all'indirizzo dei genitori, quando il virgulto vince premi, riconoscimenti e medaglie. La Pedagogia Nera dietro la manipolazione che i bambini subiscono attraverso i risultati scolastici e attraverso quelli extrascolastici è pesantissima e spesso porta il giovane adulto a crollare quando non realizza il progetto su di sé. Basta sfogliare Alfredo Carlo Moro ("Erode tra noi"), Alice Miller ("La persecuzione del bambino" e altri), Gabor Maté ("I vostri figli hanno bisogno di voi"), Antonella Sagone ("La rivoluzione della Tenerezza").
Quindi cosa accade alla donna che rimane gravida al di fuori da un progetto che ella o altri (la famiglia di origine, il marito/compagno) avevano su di lei medesima? Trova tutte le possibili soluzioni al "problema" (figlio, ndr) che, se accettato, deve però dimostrare di avere un valore (=essere sano, bello, intelligente). In questo modo il mondo moderno seleziona eugenicamente tutti gli individui egocentrati, narcisisti oppure autolesionisti, fragili psichicamente e spesso tossicodipendndenti/farmacodipendenti che ci sono attualmente: una selezione interessante, no? Invece che far sentire un bambino amato, accolto in qualunque modo sia, accettato qualunque capacità possieda, amato qualunque talento e vocazione custodisca nel cuore, egli/ella deve dimostrare di avere valore (ossia essere produttivo per la soddisfazione altrui). La donna si ritrova, dicevamo, in una cultura che di FISIOLOGIA non conosce neppure gli ambiti più concreti e meglio visibili (basta vedere le statistiche relative alle percentuali di allattamento materno che sono imbarazzanti), ma nega pur l'esistenza di tutti gli altri. La donna deve dimostrare di essere una madre capace, brava, da trenta e lode, mai in errore e soprattutto pronta a chiedere l'aiuto all'esperto. Ossia a delegare ad altri più bravi l'educazione del figlio. Così viene su meglio (P.O.V. dopo la pubertà ci sono genitori che non riconoscono i loro figli e, banalmente, li abbandonano. Non soli eh: danno loro cibo e smartphone).
Partiamo con l'essere donna. Attualmente ci sono ostetriche che magari sono sveglissime dal punto di vista del trattamento delle exdonne che vogliono diventare madri ma facendosi chiamare papà, ma poi fanno subìre alla normalissima partoriente o puerpera trattamenti disumani in sala parto. Quindi è già spesso un miracolo che ci siano donne che uscendo dalla degenza ospedaliera dopo la nascita del probabilissimo unico figlio, riconoscano la possibilità di pensare di metterne al mondo un secondo.
La medesima donna, spesso sola per tutta una serie di situazioni (anche di scelte personali come furono le mie), si ritrova in una cultura, dicevamo, che palesemente è antibambino. Ma non lo è chiaramente, lo è subdolamente. Si parte con la performance: sì, lo si fa da lì, perchè viviamo nella cultura del "devi diventare indipendente!!" soprattutto dal punto di vista economico e poi dal punto di vista lavorativo (non è detto che siano consequenziali). La donna deve realizzare tutte le sue capacità e vocazioni immediatamente. Quando è giovane. Quando è bella. Quando è sola. Perche quando poi diventi madre sei fregata. Quindi lo studio, la posizione, la missione lavorativa... tutto subito, presto... perchè si sa che poi si invecchia e tutto è perduto. E infatti il bambino deve avere tutto, ma dimostrare di essere indipendente soprattutto da mamma (che deve o vuole lavorare). Come se da adulto possa divenire un eremita che cresce a bacche e latte di capra. Il bambino deve essere autonomo e indipendente MA dimostrare di essere bravo, intelligente, furbo, capace. Quindi deve dipendere dal giudizio altrui, dalle ideologie, dai consigli degli esperti, dall'amore che può ricevere se dimostra tutte le precedenti. Altrimenti ciaone. Stai solo. Coi social. E un PC.
In realtà non è così. L'ho potuto constatare di persona. Le donne - più degli uomini - quando hanno figli e ben al di là di ogni sorta di formazione che hanno avuto e scelto da non mamme, mutano moltissimo il loro punto di vista. Ho conosciuto ragioniere che poi sono diventate Consulenti dell'Allattamento, Avvocati che si sono appassionate alla causa dell'obbligatorietà vaccinale, Consulenti Billings che sono diventate Ostetriche ... insomma: la donna è un fermento di idee, propositi, mutamenti. E la matenità (adottiva o biologica) le apre a parti di loro stesse che sono sconosciute. E trovano strade mai percorse, vie mai battute. Non sarei quella che sono senza avere avuto due figli (un taglio cesareo e un VBAC): questo perchè i figli insegnano, e la relazione coi figli ci trasforma. Invece no: nella nostra cultura la donna deve realizzarsi subito, emanciparsi economicamente, fare quella dura e pura. E quando una donna così raggiunge quasi incolume la pubertà, l'adolescenza del figlio la divora. La colpa è sua. SUA. Se il figlio non sa aritmetica è sua. Se il figlio fa il bulletto è sua. Se il figlio è infelice è sua.
Lo dicono gli esperti, eh. Perchè i figli crescono come l'ochetta Martina di Lorenz, non sono esseri umani che possiedono un temperamento. E soprattutto i gentori sono la causa di tutto il male. Non sono stati capaci di essere BRAVI genitori.
Torniamo indietro. Il dramma giunge con la gravidanza.
Le università non aspettano. I datori di lavoro non attendono. Le colleghe frigide che hanno applicato la Pedagogia Nera coi loro figli non vogliono che una collega trovi piacere dallo stare a casa educando i propri bambini direttamente: ecco qui le varie manipolazioni. Tutto per evitare che la donna in attesa recepisca il seguente messaggio: "La gravidanza che stai portando avanti è FISIOLOGICA e tuo figlio è la cosa più importante per te. Hai il diritto di passare il tempo con la tua creatura e quando vorrai tornare a lavorare/studiare... sarai la benvenuta!"
Manco per nulla. Avendo obbligato le persone ad attendere i 35 anni per liberarsi dall'adolescenza (vedo persone nel mezzo del cammin di loro vita essere più indecise e immature dei tredicenni), uomini e donne sanno solo seguire i loro istinti (non superano il rettiliano né, tantomeno il limbico) senza mai giungere all'uso della neocorteccia. Impiastricciati tra Pedagogia Nera, performance e ipersessualizzazione mi pare evidente che sia improbabile che si giunga ai 20-25 anni con la consapevolezza di ciò che si vuole e con la gioia e la spontaneità nell'essere aperti al futuro. In sostanza ci si accoppia come ricci, si abusa del prossimo il più possibile e i bambini sono il mezzo tramite il quale ricevere divertimento e amore. Tanto basta l'amore per allevarli no? Basta farli essere desiderati, dargli un tetto, dare loro cibo e vestiti et voilà: adulti felici.
Eh, magari.
La felicità di codesti adulti la si apprezza sui social o per le strade: la gente si ammazza appena ha la possibilità, virtualmente o realmente. La soluzione? Arrivano i bontemponi: due sberle. Ma sì. Al massimo un po' di psicologo (come mi disse una donna che aveva avuto una figlia con l'eterologa: se la bambina avrebbe avuto problemi sarebbe occorso un annetto di psicologo. Modello lavaggio del cervello, sostanzialmente). Oppure due bei corsetti a scuola con qualche esperto di non si sa cosa, che deve risolvere la relazione disfunzionale coi propri genitori cercando di mettere le mani su sui figli degli altri.
La donna e l'uomo, programmati per produrre produrre produrre, come fanno a trovare felicità nel mettere al mondo dei figli? Qualcuno se l'è chiesto?
Il fatto è che il mondo, come dice il mio amico Alberto Latorre, si cambia un bambino alla volta. E una mamma alla volta. E un papà alla volta.
La denatalità si azzera quando risulta FISIOLOGICO il fatto che un uomo e una donna si sposino (non mi venite a dire che convivere è uguale a sposarsi) e che si occupino direttamente dei figli. E questa fatica deve farla l'Economia attraverso la politica, come dice la mia amica Chiara Favi, che la cosa se l'è studiata a fondo. Quando questo sarà compreso, saremo a metà della china.
Io sono qua che aspetto.