Non lo so.
Provate a farlo: scrivete su un qualsiasi motore di ricerca la frase "Come fare per essere genitori perfetti" e guardate il risultato. Migliaia di pagine di carta stampata che guida i poveri due malcapitati passo passo, per diventare genitori con la medaglietta ed avere figli con la medaglietta. Figli gentili, educati, che sanno comportarsi adeguatamente, che imparano con facilità. Genitori simpatici che educano i figli con estrema facilità, che sanno come comportarsi, che nutrono in modo sano e impartiscono regole di convivenza civile perfette.
Ecco: io manco per sbaglio.
Cominciamo con me.Pazienza zero. Non ne ho. Se poi sono stanca, il grammo di calma che posso recuperare scavando nel mio animo, sparisce. Anniento qualsiasi cosa che trovo. In questi momenti urlo. Qui mi paragono a una scimmia, ma le scimmie, in confronto a me, sono leggiadre cantanti liriche dalle voci melodiose (chi si ricorda la doppiatrice di Biancaneve, la famosa Lina Pagliughi?). E della mia mancanza di pazienza, che ha assunto toni proverbiali, i miei figli sono capaci di tessere racconti fantascientifici fino a dipingermi un miscuglio tra la strega cattiva di Biancaneve (la famosa regina Grimilde), Malefica (non Angelina Jolie, ma il cartone animato), Maga Magò (che per lo meno è simpatica e ha spirito autoironico) e chissà quale altro personaggio perfido (lo Sceriffo di Nottingham? O semplicemente il diavolo di Fantasia il cui nome - l'ho scoperto recentissimamente - è Chernabog). Quando sto per arrabbiarmi, sono certa che i miei figli riescono perfino a prevedere in cosa posso trasformarmi, aumentando il peso della mia arrabbiatura.
Ora: ho letto diversi libri sul come fare per dialogare coi figli, come rendere la relazione coi figli migliore, sul diventare genitore decente. Ne ho letti di tante fogge: quello più improntato al dare delle direttive, quello più "new age", quello con presupposti religiosi, quello che analizza la psiche genitoriale, quello focalizzato sul dialogo e la comunicazione... e tutte queste pubblicazioni possono dare spunti o sguardi interessanti sulla genitorialità, ma quello che mi rimane difficile è capire perché abbiamo così bisogno di avere delle guide. Spesso ho raccontato di come mi sento inadeguata come madre (credo di averlo scritto e pronunciato un milione di volte) e del fatto che sapere quali errori sono da evitare per non far diventare pazienti del Reparto di Psichiaria i miei figli, mi ha reso ancora più insicura. Ogni figlio che ho davanti, mi mostra chiaramente tutta la costellazione di imperfezioni educative che ho messo a punto per rovinargli microchirurgicamente la vita. Se guardo la Figlia G e vado indietro nel tempo, prendo nota di tutte le mancanze che ho avuto (e dopo di lei c'è Lillo e tutti gli altri...): tali enormi falle prendono, nella mia mente, le forme più terrificanti (presente il sogno di Gregory Peck in "Io ti salverò"?). Tali escrescenze educative, che assumono per ogni mia lacuna morfologie surreali, colpiscono selettivamente le immagini che mentalmente ho dei miei figli, e mi mettono psicologicamente in ginocchio. Faccio molta fatica a sperare che le mie fantasie sul futuro dei miei figli, non si realizzino. Così, presa dal panico, studio.
Io non credo di essere l'unica a farlo.
Nelle mie telefonate-fiume con mamme di tutta Italia, io vedo delle somiglianze enormi che ci accomunano tutte: siamo terrorizzate. La società piena d'inganni e illusioni, la cultura densa di schifezze illogiche e putrescenze umane, la politica costruita sul peggio che si possa immaginare, e la Fede che viene calpestata e usata per fini umanoidi... ce n'è per temere il peggio per le future generazioni. In tutto questo ci sono tutti i limiti umani dei quali noi indossiamo gli abiti meglio cuciti: ecco perché non tollero il termine "umanizzare". Se c'è un marciume indegno che ci rende fangosi è proprio il fatto che abbiamo rinunciato al guardare le stelle, a guardare in alto e nella profondità dell'animo. Quello che però accade a noi mamme* è che guardare i nostri figli ci porta spesso a oltrepassare in modo immaginario la loro figura, proiettandoci al loro futuro e sentendoci colpevoli di ogni difficoltà, frustrazione e "montagna" che affronteranno non solo per colpa di una cultura-società creata da adulti psichiatricamente instabili, ma anche per le nostre mancanze. Per tali motivi scartabelliamo intere enciclopedie pedagogiche alla ossessiva ricerca di qualcuno che ci guidi nell'evitare danni monumentali. Questo accade poiché viviamo in maniera umana la vita. Pensiamo seriamente che abbiamo tutto il merito delle magnificenze che i nostri figli mostrano, ma siamo certi di essere l'orrida causa di ogni minimo infinitesimale schifezzoso dramma che causa cicatrici orride nel loro modo di affrontare la vita. Come siamo umani. Che visione limitata e terrena.
Le infinite letture che mi digerisco spesso la notte alle tre del mattino, mi hanno portato a concludere che noi mamme abbiamo solo qualche onere, nei confronti dei figli, il primo del quale è sapere che sono un dono enorme. Non essendo nostri, ma avendoli solo in custodia, dobbiamo capire che il meglio lo diamo quando li abbiamo tra le braccia, li culliamo, li nutriamo, li accarezziamo, li asciughiamo le lacrime e diamo loro la nostra attenzione cercando di capire come custodirli: noi dobbiamo primariamente mostrare loro che possono aver fiducia in noi e, di conseguenza nella bellezza che c'è nell'essere venuti al mondo. Mostrare loro le virtù è un modo per educarli senza dare un peso eccessivo a ogni singolo danno che potremmo infliggere loro, quando leggiamo pubblicazioni metodologiche sulla genitorialità. Quando riusciamo a pensare, a immaginare che i nostri figli non sono di nostra proprietà, ma sono persone che debbono acquisire strumenti, tenendo bene a mente che Chi ha dato loro la vita ha già ben chiaro il progetto di vita su di loro, il peso negativo di tutte le immondosità putrescenti alle quali li sottoponiamo spesso senza volerlo, ha un valore relativo. Certo, se la consapevolezza che stiamo sbagliando non ci tenesse desti, non ci facesse porre delle domande sulle conseguenze delle nostre azioni, saremo come le galline che razzolano cercando il mais e non domandandosi cos'ha in progetto per noi colui che ci mette a disposizione il cibo. Dare il meglio che si può, sapendo che essendo umani sbaglieremo certamente, ma che il cuore dei nostri figli è in mano a Chi ha portato loro alla vita, è una visione assolutamente non umana, ma proiettata al divino. Non si tratta, quindi, di umanizzare alcunché. Siamo già abbastanza umani sia quando agiamo, sia quando ci facciamo ingoiare da ogni tipo di terrore.
Dio ci ha amato.
Dio ci ama costantemente.
Dio ci mostra sempre la strada che ci porterà al Bene.
Quando io mi vedo trasformata in Grimilde, Malefica, Maga Magò e tutti i personaggi più orribili che io posso immaginarmi, mi comporto, mi atteggio in modo umano. Penso che tutto dipenda da me. Sono certa che io sia il perno della vita degli altri. Questo è solo parzialmente vero, perché quando ogni mamma guarda i suoi figli, si pone domande su di loro, si mette in discussione e tenta di dare il meglio, lo ha già fatto: ha già dato il meglio. Quando noi mamme ci confrontiamo, ci domandiamo, ci consigliamo, ci mettiamo al servizio reciprocamente le une con le altre per tentare di non incappare in errori che ci spaventano, lo abbiamo già fatto: siamo già il meglio che potremmo mai sperare di essere. Con infinita umiltà e sapendo che l'animo dei nostri figli è già guidato da Chi tutto può e tutto sa, rimaniamo custodi di una dono prezioso. Tutto questo vuole dire, letteralmente, divinizzare il nostro rapporto coi figli, tagliando qua e là ogni umanità (rimarranno centinaia di migliaia di sbavature: ma è ovvio perché siamo umani). Il timore che possediamo che, per esempio, riguarda tutte le necessità pratiche dei figli (lo sport, la scuola, il corsi extrascolastici), è molto umano, ma è dell'anima che dobbiamo preoccuparci. I nostri figli (me lo ripeto così lo capisco anche io) ci perdonano tutto, ma non il fatto che non educhiamo loro al bello di essere venuti al mondo, alla profondità della vita. Se io sono una persona che ulula perché non ho pazienza, i miei figli sanno che sono così. Sono in grado di farsi una ragione del fatto che nella mia profonda fallacia, sono umana. Se io però dico loro "Che schifo la vita", taglio ogni gemma del perdono che ogni figlio custodisce verso i genitori. Quando io guardo la mia adolescenza e mi chiedo come io sia potuta diventare una persona per lo meno decente e quasi normale sensata (cioè che ho un senso, poi non so quale), è perché penso alla mia adolescenza relativamente a quello che si è mancato o si è agito nei miei confronti: ossia la vedo in modo umano. Quando io guardo la mia adolescenza in modo divino, io non posso far a meno di pensare che in ogni situazione schifosa che ho vissuto, ho scelto il vizio e il peggio nonostante vedessi che potevo scegliere meglio. Quando poi ho voluto scegliere il meglio, ossia la virtù... beh, ho diversi motivi (almeno 6+1) per affermare che ho optato bene, per Il Bene, e che questo ha conseguenze buone.
Torno quindi alla domanda iniziale: come si fa ad essere genitori perfetti?
La risposta è la stessa ("Non lo so"), ma con certezza dico: non di sole letture vive la mamma, ma di tutte le meraviglie che riesce a trasmettere ai propri figli sapendo che c'è Colui che la guida.
*attenzione: parlo delle mamme non perché i papà non compiono le medesime riflessioni. Parlo delle mamme perché statisticamente io mi confronto con le mamme e tra mamme. Io ho un tipo di pensiero femminile e non maschile, per cui mi trovo in difficoltà a descrivere come pensano i papà, pur sapendo che ci accomunano preoccupazioni e speranze.